Michael non era stato al suo funerale, diceva che gli avrebbe fatto troppo male affrontare a viso aperto la realtà. Si stava convincendo che Luke non fosse mai esistito, così che non fosse mai morto. Se Luke non era mai morto, allora Michael non aveva motivo per essere triste, tormentato dentro. Non voleva accettare la realtà, la realtà che Luke era esistito ed era morto; l'aveva lasciato da solo. Avrebbe desiderato di riaverlo lì nel letto accanto a lui e di poterlo stringere mentre dormiva e non se ne accorgeva. Era così bello avvicinarsi alla sua schiena quando Luke era sdraiato accanto a lui e cingerlo, annusare il suo profumo. Non poteva più farlo adesso. Era tutto così strano, era strano pensare che lui non ci fosse più.
Luke viveva nel suo universo, parallelo a quello di Michael. Se ne stava sdraiato nel letto da solo, aspettando invano di sentire le mani di Mikey che lo stringevano nel sonno, sapendo che lui stava dormendo e non si era accorto che lo stava abbracciando. La stretta nel suo stomaco si fece sempre più forte, come se un coltello lo stesse trapassando. Assurdo, vero?
«M-Michael...», mugolò, prima di fiondarsi giù dal letto bianco e correre attraverso il lungo corridoio.
In un battito di ali arrivò a casa dell'amico; non gli importava niente del coprifuoco in quel momento, non gli importava delle conseguenze, voleva solo accertarsi che Michael stesse bene.
Attraversò velocemente la parete, velocizzando il passo, anche se non riusciva a camminare per il forte dolore che sentiva all'addome.
«Ma che diavolo sta succedendo...». Si accasciò lentamente, mantenendo la mano salda sullo stomaco, sperando che in qualche modo quello alleviasse il dolore; ma quella era solo l'idea del dolore e non poteva essere alleviata.
Quella sera lui e Michael avevano una cosa in comune: entrambi avevano chiuso gli occhi per provare ad addormentarsi, ma erano distrutti ed era così difficile respirare. Come avrebbero annullato tutto il dolore?
La luce della cucina era accesa e si vedeva dal corridoio, così Luke si avvicinò. Michael era lì, inginocchiato per terra, dando le spalle al biondo. Alzò di poco il busto, allungando poi le braccia in avanti. Luke vide il sangue colare giù dalle sue mani, nelle quali stringeva un coltello da cucina. Michael stava per colpirsi ancora, quando il biondino sentì l'elettricità scorrere nelle vene; era spaventato, parecchio, ma la rabbia che gli ribolliva dentro era più forte. Tanto forte da abbattere la barriera dei due universi che li sperava. Pensò che non fossero poi così paralleli quei due universi, dato che si erano appena incrociati.
«Michael!», gridò. Corse velocemente davanti al ragazzo, afferrando il coltello che aveva tra le mani, e lo scaraventò a terra in un gesto rapido. Mikey lo guardò, la sua bocca era schiusa, avrebbe voluto dire un sacco di cose. Era veramente lì davanti a lui? Era reale? O forse stava solo morendo anche lui. Be', non gli dispiaceva così tanto se Luke era lì con lui a fargli compagnia mentre perdeva la vita e guadagnava la morte.
«Luke», la sua voce uscì in un borbottio. La vista cominciava a diventare più scura, non voleva smettere di guardarlo, lui era così bello. «Lukey», disse con voce spezzata, riuscendo comunque a far apparire un sorriso sul suo viso.
«Perché l'hai fatto?».
«Perché ti amo», sussurrò.
L'universo a cui Luke ormai apparteneva se lo stava riprendendo, risucchiandolo oltre la barriera che lui stesso era riuscito a rompere poco prima. Michael lo vide scomparire pian piano, vide di nuovo i suoi capelli biondi che svanivano e i suoi bellissimi occhi azzurri che lo lasciavano vuoto un'altra volta. L'aveva perso per la terza volta, diamine.
«Michael, ehi, mi vedi? Sono qui!», urlò, sbracciandosi, ma il ragazzo davanti a lui stava piangendo. Anche se aveva gli occhi fissi su di lui, avrebbe giurato che non lo vedesse.
«LUKE!», gridò a squarciagola. Era spaventato; se doveva morire non voleva che fosse da solo in quel momento, voleva che Luke gli tenesse la mano mentre il suo cuore smetteva di battere.
Il biondo lo guardò, sembrava tutto congelato nel momento in cui i genitori di Michael fecero ingresso in cucina, trovandolo per terra in una pozza di sangue a gridare il suo nome. E faceva male sapere che l'aveva ucciso, sapeva che era colpa sua. Si sentiva una schifezza, come aveva potuto far sì che questo accadesse? Michael doveva essere felice, doveva avere una vita bella da raccontare, e Luke aveva fatto in modo che quello rimanesse solo una speranza difficile da realizzare. Era difficile che un giorno Michael avesse avuto una bella storia da raccontare. Ciò che Luke non sapeva era che Michael si era già costruito una bella storia in passato, anche se poi era stata distrutta. La storia raccontava di lui e Luke, comunque.
Adesso Luke se n'era andato, in un posto dal quale era impossibile riportarlo indietro. Il giorno in cui era scivolato via, Michael aveva capito che niente sarebbe stato più lo stesso. Michael si sarebbe risvegliato la mattina dopo, Luke no; continuava a chiedersi il perché. Non poteva accettarlo, non era una finzione, se n'era andato davvero... da qualche parte da dove non avrebbe più potuto tornare indietro.
La realtà era una sola: Luke era morto.----------------------
Quanto bene mi volete? Mah... ahahah.
In realtà avevo intenzione di farlo più lungo, ma siccome sono in punizione e avevo assolutamente bisogno di aggiornare, allora ho deciso che così va bene. Mi rifarò con i prossimi capitoli.
Spero adesso voi non mi odiate. Mi dispiace tanto per Michael, lo giuro!
Baciii! (Fatemi sapere cosa ne pensate!).
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Wanna fly with me? [Muke]
FanfictionLa prima cosa che c'è da sapere è che questa vita non fa regali a nessuno. Ma la morte, forse, sì. Due migliori amici che si amano fino alla morte e oltre. Una storia di amicizia svolta in Paradiso, nella casa di tutti gli angeli.