Mondo notturno

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I suoi passi era l'unico suono che sentiva per la strada "Anche stasera abbiamo fatto le ore piccole." disse Gian tirando fuori il telefono e guardandosi attorno, stava rientrando da una riunione con gli altri animatori giovanili, sapeva bene che quelle riunioni duravano molto tempo, quella sera avevano avuto una revisione totale del gruppo animatori, c'erano stati contrasti e anche a suo parere nuove spaccature.

Avevano finito alle 23.47 e lui stava tornando a casa a piedi, in un altro frangente sarebbe tornato a casa usando la metropolitana ma il lunedì le stazioni chiudevano alle 21, scelta che non aveva ancora capito.

Camminò per la via illuminata dalle luci gialle dei lampioni, cercò nella tasca le cuffie, le aveva riposte avvolte con cura, ma quando le tirava fuori dalla tasca erano un unico ammasso aggrovigliato.

L'aria di quella sera era fredda, c'era un leggero venticello freddo, si sistemò il cappello e lo scaldacollo per proteggersi meglio, grazie alla mascherina però non aveva il naso freddo riflette mentre attendeva che il semaforo di fronte a lui diventasse verde, sapeva che era una cosa stupido, chi va in giro in auto alle 23.47 di un lunedì?

Si guardò attorno, le strade erano quasi tutte deserte, una solitaria macchina aspettava di fianco a lui il verde per partire, il ronzio del motore era l'unica cosa che udiva.

Finalmente la luce del semaforo cambiò colore consentendogli di attraversare, infilò le mani in tasca per avere un minimo di calore, mentre camminava pensò a quanto diverso apparisse il percorso che faceva alla luce del Sole, tutto sembrava quasi surreale, sul marciapiede c'erano ancora dei coriandoli di carta in attesa del netturbino che sarebbe passato con la sua scopa verde per toglierli da lì, vide la scuola elementare con le finestre delle sue aule vuote e le luci spente in attesa di rianimarsi alle 7.30, tutto sembrava sospeso, addormentato, udì l'ululato di una sirena e vide in lontananza i lampeggianti di un'ambulanza.

Passò di fronte al tribunale, che si ergeva come un'isola di mattoni rossi e vetri a specchio in mezzo a un parcheggio.

Vide il parco e notò un uomo con un cane, entrambi sembravano dormire in piedi, giunse finalmente al portone di casa sua, lo scatto della serratura risuonò nell'androne del palazzo, come un singhiozzo metallico. 

Prima di entrare diede ancora uno sguardo al marciapiede vuoto, alle luci solitarie dei lampioni e dei semafori, poi entrò dentro.

Il suono del cancello che si chiudeva coprì il rumore dei passi che salivano su per le scale.

Random - L'ordinario in mini raccontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora