Capitolo 6 - Ci rivedremo

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Il corpo di Chuuya parve paralizzarsi e, mentre il corpo di Dazai cadeva, finì in ginocchio nel punto in cui si trovava. Non riusciva a pensare, a muoversi, a realizzare cosa stesse accadendo. Il suo viso era caldo e le sue mani, mosse istintivamente verso di esso, incontrarono la pelle umida. Non riusciva a pensare, non riusciva a respirare, gli bruciavano gli occhi e non poteva muoversi.

Il tempo si era congelato attorno a lui, ogni suono arrivava ovattato alle sue orecchie come se queste si trovassero sott'acqua. Il cielo si rischiarava con la luce del mattino, la stessa che avrebbe illuminato crudelmente il corpo senza vita dell'uomo avvolto di bende.

Non riusciva a pensare, il suo organismo non rispondeva, eppure il mondo attorno a sé esisteva più fisico che mai e lui si sentiva paralizzato, le ginocchia parevano essere incollate al suolo. Non riusciva a muoversi, eppure ogni sua fibra vibrava e il suo cuore scalpitava. Che cosa stava succedendo? Non si riconosceva più, Chuuya non avrebbe mai reagito in quella maniera. Perché ora sí? Tra tutti i momenti, proprio allora. Ogni cosa scorreva a rallentatore, non era neppure sicuro di quanto tempo fosse passato.

Nessuno passava più per quel ponte adesso, era come se quel gesto avventato compiuto da Dazai avesse messo in pausa l'intero universo lasciando tutti con il fiato sospeso.

All'improvviso una voce, ben nota al rosso, lo riportò bruscamente alla realtà; la voce aveva chiamato concitatamente il nome del castano con una nota di evidente panico ad accompagnarne il suono, quindi aveva evocato il nome di un'abilità che conosceva altrettanto bene.

<<Akutagawa>> mormorò Chuuya, ma il ragazzo in nero non si voltò nella sua direzione. Era sicuro che fosse lì da molto, che avesse assistito all'intera scena. Nonostante ciò, il rosso gli fu silenziosamente grato per la sua presenza in quel momento.

Chuuya era ora presente a sé stesso, notava con fastidio le lacrime che ancora scendevano tiepide lungo il suo volto, tuttavia era ancora ineluttabilmente ancorato alla fredda pavimentazione stradale che pareva esercitare un'attrazione da cui era impossibile sfuggire. Qualcun altro stava facendo ciò di cui avrebbe dovuto -e voluto- occuparsi lui e non sapeva come non trovarsi patetico per questo motivo. Se non ci fosse stato Akutagawa, Dazai non avrebbe avuto neppure la più minima possibilità di sopravvivere ai suoi stupidi istinti egoistici.

Rashoumon saettò oltre il parapetto dove poco prima stava in piedi il castano e si gettò nel vuoto alla ricerca del corpo bendato dell'agente della Port Mafia che stava precipitando verso il mare sottostante. Lo sguardo di Akutagawa era duro e freddo: gli occhi di un assassino che ora stava tentando, paradossalmente, di salvare una vita a cui non era poi così indifferente.

Il vento dall'oceano sollevava il suo cappotto scuro e scompigliava i suoi capelli dal taglio bizzarro, la luce vibrava attorno a lui regalandogli un aspetto tanto etereo quanto temibile, come si sarebbe potuto dire di una divinità.

In un attimo i lembi neri dell'indumento animati dalla sua abilità tornarono in direzione del proprietario, questa volta sostenenendo il corpo inerte di Dazai. Fu questo a trascinare Chuuya fuori dal suo parallizzante stato di trance e, pur sentendo le gambe pesanti e deboli, scattò in piedi per correre dal maniaco suicida ora avvolto dalle braccia del ragazzo in nero.

La prima cosa che notò furono gli abiti asciutti, segno che Rashoumon l'avesse salvato dall'impatto con l'acqua, tuttavia non muoveva un solo muscolo. "È morto", pensò immediatamente Chuuya con una pungente stretta al cuore: ce l'aveva fatta, finalmente, ci era riuscito. Non sapeva se quella frase l'avesse solo pensata o se l'avesse tradotta inconsciamente in parole, fatto sta che Akutagawa lo contraddisse:<<È solo svenuto, respira ancora>>. Il rosso non poteva crederci: era già pronto a piangerlo fino a non provare più nulla, ma Dazai era ancora vivo.

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⏰ Last updated: May 31, 2022 ⏰

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