CAPITOLO 2

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L'AMORE C'È - Ogni occasione del giorno è un momento di poesia. Quando ti accarezzo con lo sguardo o pongo le mie mani sulle tue o ti sussurro frasi d'amore. Non chiedermi perchè ti amo, l'amore non ha motivi...C'È... #CARLOBIANCHIORBIS

"Fallocrate: nome che gli impotenti danno agli uomini normali."
(Georges Elgozy)

Era una giornata di sole primaverile e
avevo preso l'appuntamento dal dottor Bossi alle ore 12 e 45, nell'orario dell'intervallo di lavoro. Arrivai puntuale allo studio di Milano. Andai con tutte le mie buone intenzioni dallo specialista andrologo e sessuologo in quanto mi fece una buona impressione, vedendolo nelle sue apparizioni televisive: bella presenza, sempre vestito elegante in abito scuro; capelli bianchi, sorriso rassicurante e parlata pacata e suadente che confortava dall'alto della sua evidente professionalità ed esperienza nel settore specifico della sessualità. Insomma delle buone premesse che mi davano una buona dose di fiducia, soprattutto visto il denaro cospicuo che avrei dovuto versare per le sue prestazioni. Ma come si suol dire, purtroppo, non è tutto oro quello che luccica e questo proverbio si avverò proprio sulla mia pelle (per non dire sul mio pene, visto che siamo in tema, ahimè).

Il dottor Bossi, nei due mesi degli appuntamenti nello studio, non lo vidi mai, se non nelle sue apparizioni televisive. Al primo appuntamento venni accolto da una signora tutta truccata e vestita in maniera così bizzarra che sembrava una zingara. Nonostante il trucco era bruttissima, giuro che nella mia vita non ho mai visto dal vivo una donna così brutta. Era così cessa che mi ricordava l'assassina del film Profondo rosso di Dario Argento, ve la ricordate? Sì, ma l'assassina nella parte finale del film quando rimase sgozzata dalla sua stessa collana incastrata all'ascensore. E allora mi chiesi:" Ma se in uno studio di andrologia che dovrebbe risolvere i problemi di deficit erettivo maschile, ti accoglie una segretaria così brutta, è già una premessa pessimistica di un risultato positivo?". "Ebbene sì", risposi a me stesso ma pensai anche ingenuamente: "Probabilmente il fantomatico dottor Bossi che parla come un prete, è un genio. Sì, è un genio perché è così talmente sicuro del suo operato, che risolverebbe tutti i problemi di virilità maschile, tanto di arrivare al punto che magari un suo paziente, al termine delle sedute, entusiasta del risultato, arriverebbe a chiedere alla segreteria dello studio di uscire a cena con lui". Ma questa mia ultima supposizione si rivelò, ovviamente, alquanto irrealistica perché dettata da una mia sopravvalutazione delle capacità professionali dell'emerito andrologo.

Speranze ispirate da una mia evidente situazione disperata. Insomma, la bruttissima segretaria mi fece attendere pochi minuti e mi indicò lo studio di un dottore per il mio primo appuntamento. Il dottore mi visitò per bene e mi infilò un dito nel culo, dopo avermi fatto mettere nella posizione a 90 gradi, constatando che per fortuna non avevo problemi alla prostata. Anch'egli mi fece una prima diagnosi che il mio problema non era organico ma psicologico. Cosicché, per scrupolo, mi prescrisse degli esami del sangue completi, da effettuare però dopo un loro trattamento specifico (della durata di almeno un mese) che avrebbe risolto i miei problemi di deficit erettivo. Sì ma non vi dico il costo di questo loro trattamento specifico: altissimo! In pratica era un viagra (ai tempi non era ancora in commercio in Italia) che anziché essere assunto oralmente, era da iniettare sul pisello e precisamente appena sotto il prepuzio. L'iniezione veniva fatta con un aggeggio chiamato iniettore automatico. In pratica era come quello usato dai diabetici per immettersi nelle vene l'insulina. Venni istruito per bene dal medico andrologo: "Infili la fialetta nell'iniettore, dopodiché con questo laccio emostatico faccia un bel nodo alla base del pene, poi passi il batuffolo di cotone impregnato d'alcool precisamente qui, sotto il glande ed applichi l'iniettore..." L'aggeggio fece un tac e sentii un breve ma intenso dolorino sul pisello, che fu il triste preludio a quello che mi aspettava, ogni volta che volevo fare l'amore con la mia Lucilla. Il dottore mi fece sdraiare sul lettino e attese un po' di minuti, almeno cinque affinché il farmaco facesse effetto e guardò soddisfatto il mio membro che si trasformava come se fosse una gamba che riprendeva a camminare, dopo mesi di inattività. Ma io non fui molto entusiasta perché era come avere un qualcosa di artificiale che non faceva parte del mio corpo. Inoltre, la procedura di somministrazione non era per nulla delle più agevoli, considerando anche il fatto che il posto dove io e Lucilla facevamo l'amore era l'auto. Ma per fortuna, se vogliamo chiamarla fortuna, nella mia sfiga generale, scoprii che la causa del mio problema era ben altro e pertanto l'auto iniezione del farmaco venne relegata nei miei ricordi, come una brutta e inutile esperienza da dimenticare.

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