Capitolo 26

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Toccami.

Il viaggio in macchina verso Mystic Falls venne fatto in silenzio. Sorprendentemente a guidare questa volta era stato Stefan, Elena era sul lato del passeggero e si era appisolata; al contrario, il licantropo amichevole era nel cofano che rimaneva vigile; era pur sempre in una macchina di vampiri.
Damon invece, come citato prima, aveva lasciato guidare la sua amata macchina da suo fratello ed era rimasto al fianco di Angeline nei sedili posteriori. La ragazza era appoggiata a lui e si era addormentata sulla sua spalla. Si teneva al suo braccio come se fosse una bambina; come se avesse paura che scappasse.
Il corvino non faceva altro che guardarla; era attento a qualsiasi movimento facesse e si assicurava che respirasse regolarmente, anche se era impossibile dopo quello che il suo corpo aveva passato e dopo che i suoi polmoni erano collassati poche ore prima.
Stefan ogni tanto girava la testa in sua direzione per assicurarsi anche lui che stesse bene e quando per l'ennesima volta guardò lo specchietto retrovisore, Damon accarezzava con la punta dei polpastrelli il viso della lupa. Lo faceva con leggerezza, come se avesse paura di ferirla. Aveva piegato indice e medio della mano sinistra e con il lato delle dita sfiorava la pelle sporca di sangue di Angeline. Con la mano destra, che era quella che lei stringeva forte a se, rimaneva fermo per non disturbarla.
Era rannicchiata su se stessa, probabilmente per il freddo e per l'istinto di essere più coperta possibile. Ogni tanto il suo corpo livido fremeva e sobbalzava quando sentiva la macchina prendere qualche dosso della strada.
Le iridi verdi continuavano a posarsi sul fratello maggiore, che per la prima volta, dopo tantissimo tempo sembrava mostrare un sentimento umano.
Gli venne subito in mente la loro infanzia e si ricordò, più di tutto, l'umanità di Damon. Si ricordò del bagliore di luce che attraversava le sue pupille e di come gli luccicassero gli occhi. Ormai quel bagliore non lo vedeva da tanto tempo; l'aveva visto spegnersi, perdersi, dimenticarsi. Aveva visto la sua umanità, giorno dopo giorno, passo dopo passo, abbandonare per sempre il suo corpo.
Ma la speranza c'era.
Lì in quella macchina, in quel momento, aveva visto un accenno di luce nelle iridi glaciali del corvino. Era così sbiadita, quasi inesistente, ma c'era.
Pieno di speranza, abbozzò un sorriso da un lato. Damon si girò nella sua direzione e ricambiò lo sguardo per poi guardare subito altrove.
Non azzardò a ricambiare la curvatura sulle labbra, non sarebbe stata cosa da Damon. Si limitò a guardarlo e rimase in silenzio, abbassò lo sguardo sulla figura che aveva affianco e che si era totalmente addormentata su di lui.

Anche Damon abbozzò un sorriso e sotto le occhiate fugaci di Stefan, con la punta dei polpastrelli sfiorò delicatamente lo zigomo tagliato di Angeline. Le accarezzò e controllò la fronte assicurandosi che non scottasse, ma purtroppo la sua temperatura non era molto stabile. Il suo corpo passava dall'essere gelido a bollire; era risaputo che i lupi avessero una temperatura costante molto alta, ma lei ancora non era un lupo, almeno non del tutto.
Si soffermò ad ascoltare il suo respiro e il battito del suo cuore che debolmente pompava il sangue in tutte le sue arterie.
Damon ribolliva di rabbia al pensiero di come Trevor l'avesse ridotta, e poi perché, perché prendersela così tanto con lei? L'aveva picchiata con lo scopo di ucciderla, nella speranza di mettere fine ai suoi giorni e bloccarle per sempre il respiro. Non l'aveva picchiata per darle una lezione o per un motivo preciso, ma semplicemente per il gusto di farlo. Trevor sapeva di essere più forte e dominante su di lei, non ha avuto neanche il lusso di combattere con qualcuno fisicamente alla pari.
In cuor suo, aveva la risposta a tutta quella cattiveria da parte di predatore nei confronti di una potenziale vittima più debole.
Erano vampiri, ecco perché.
La loro razza demoniaca discendente dagli inferi era fatta così. La loro natura era fatta così. In più, l'odio dei succhiasangue nei confronti dei lupi mannari e viceversa, era da tenere in forte considerazione.

<<Siamo arrivati.>> Annunciò Stefan mentre toglieva la cintura di sicurezza a Elena, essa ancora non si era svegliata.
Delicatamente fece saltare il blocco del pezzo in plastica e lasciò scivolare la cintura verso l'alto. Uscì dalla macchina e andò verso la parte di Elena aprendo il suo sportello.
<<La porti tu?>> Domandò al fratello riferendosi a Angeline.
Damon annuì mentre lentamente scioglieva l'incastro delle braccia della lupa al suo.
Stefan prese l'umana che a malapena accennò un mormorio assonnato e stanco, al quale esso rispose con un semplice "va tutto bene".
Damon fece la stessa cosa del fratello minore e prese in braccio Angeline per portarla dentro casa.
L'aveva fatta appoggiare al suo petto mentre l'odore di pulito muschiato inondava le narici della ragazza rannicchiata a lui, e mentre prendeva il viale per entrare dentro la pensione, si ricordò tornando sui suoi passi.
<<Quasi dimenticavo.>> e detto ciò aprì il cofano che aveva ospitato il lupo mannaro.
<<Mi hai riempito di peli la macchina, cane.>>
Il licantropo subito spostò la sua attenzione su Angeline che lo attirava come un magnete.
<<Starà bene.>> lo rassicurò per poi vederlo sparire verso il bosco.
Riprese a camminare verso la porta d'ingresso lasciata aperta in precedenza da Stefan che era entrato prima di lui. Aveva portato Elena nella sua camera e la posò sul letto per poi sedersi e accarezzarle il viso.
<<Se solo ti fosse capitato qualcosa..>> Disse in un sussurro mentre le spostava una ciocca di capelli dal viso per mettergliela dietro l'orecchio gelato dal freddo.
Elena aprì debolmente gli occhi e sussurrò con la stessa tonalità flebile di voce:<<Grazie.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2023 ⏰

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