Il ricevimento dalle duchesse D'Aragona - Capitolo 4

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Torino, palazzo Valeri

Nel silenzio e nella quiete mattutina, Elisa aprì gli occhi. Si trovava nella sua stanza, in quel palazzo così grande e sconosciuto, al quale mai si sarebbe abituata. Si alzò dal letto e si coprì le spalle con uno scialle, poi scese al piano inferiore e si diresse verso le cucine. La servitù era già al lavoro.

«Buongiorno signorina Elisa» disse Laura. «Signorina?» le domandò Elisa, scoppiando a ridere. «Si... beh adesso siete la dama di compagnia della contessa Vittoria» spiegò la cameriera. «Laura, il mio ruolo in questa casa non cambia ciò che sono e mai lo cambierà. Quindi per favore, chiamami semplicemente Elisa e non darmi del voi.» La serva sorrise «D'accordo.»

I conti Valeri non erano ancora scesi per la colazione, così Elisa ne approfittò, per dare uno sguardo in giro per la casa. Salì in soffitta e lentamente si addentrò in quella grande stanza piena di cianfrusaglie. Si fece strada in mezzo a tutti quegli oggetti antichi e polverosi. Vi erano dei forzieri semiaperti, dove si potevano scorgere gioielli e preziosi di ogni tipo.

La sua attenzione però, venne catturata da un grande telo bianco, che copriva qualcosa. Lo alzò e dinanzi a lei apparve un grande quadro, che raffigurava due innamorati. Una donna dai capelli biondi e dallo sguardo fiero, vestita alla moda parigina degli ultimi anni del Settecento, ed un uomo dall'aria forte e coraggiosa, il cui volto sembrava appartenere ad un bellissimo principe.

«Anno 1797...» lesse Elisa ad alta voce. «Che bel dipinto, peccato non ci sia scritto nient'altro» pensò ad alta voce.

Dopodiché diede un ultimo sguardo nei dintorni della soffitta ed uscì. Elisa credeva di non aver scoperto o trovato nulla sui Ristori, in realtà quel quadro raffigurava Agnese Ristori e Andrea Van Necker, i suoi veri genitori.

Al borgo, casa Del Rovere

Alma e Carlo erano seduti al tavolo, in silenzio, mentre Giovanni camminava avanti e indietro con la lettera di Elisa tra le mani. «Ha scritto di stare tranquilli e che presto tornerà a casa» disse il ragazzo, sospirando.

«Ma come facciamo a stare tranquilli? È lì da sola e col carattere ribelle che ha potrebbe cacciarsi nei guai con i conti Valeri» si angosciò Alma. Carlo le prese le mani. «Non preoccuparti, cara, Elisa saprà cavarsela, e poi l'hanno presa a servizio come dama di compagnia. Potrà certamente condurre una vita migliore di quella che il borgo può offrirle.»

Alma scattò in piedi, e andò verso la finestra. «Non è solo questo, Carlo» saltò su Giovanni. «Nella lettera dice anche che, stando a palazzo, potrà scoprire qualcosa sui Ristori» disse il giovane, esitando appena. Carlo e Alma si voltarono verso di lui, visibilmente angosciati. «Come fa Elisa a sapere dei Ristori?» tuonò Carlo.

«Ti prego, calmati» singhiozzò la moglie. Giovanni non comprendeva la loro inspiegabile inquietudine. Alma si avvicinò al ragazzo. «Giovanni, è successo qualcosa che dovremmo sapere? Cos'ha scoperto Elisa sui Ristori?» domandò allarmata. «Mah, niente di particolare, abbiamo solo visto delle tombe dietro al castello di Rivombrosa. E da quando Elisa ha scoperto che, prima dei conti Valeri, i padroni erano i Ristori, si è messa in testa di scoprire a tutti i costi la verità» spiegò Giovanni.

Carlo e Alma si lanciarono sguardi tesi e preoccupati. «Ma perché siete così angosciati? E perché non ci avete mai detto nulla sui padroni di queste terre?» chiese il giovane. Carlo si alzò lentamente dalla sedia, reggendosi con le braccia sul tavolo. «Perché il passato non può tornare, Giovanni. Quello che era vivo ormai se n'è andato... Per sempre» disse l'uomo, con grande rammarico. Poi si allontanò ed uscì di casa. Giovanni non comprese il senso della sua frase e guardò Alma confuso. La donna chiuse gli occhi e avvicinandosi al crocifisso iniziò a pregare.

Elisa di Rivombrosa - La figlia di AgneseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora