Quando mi svegliai il mattino seguente fui leggermente delusa nel non trovare Luke al mio fianco. Aveva solamente lasciato una nota:
"Sono le sei di mattina, vado via prima che la cosa diventi imbarazzante"
E non c'era nemmeno un buongiorno, nemmeno un grazie, e mi dissi che andava bene così.
Scesi impacciatamente in cucina, tastando le pareti del corridoio perchè incapace di tenere gli occhi aperti.
Dylan era seduto al suo solito posto con una scatola di cereali vicino.
«Buongiorno dormigliona»
Mugugnai in segno di saluto e mi gettai a peso morto sulla sedia, rubando la scatola di cereali di mio fratello e la bottiglia di latte lasciata aperta.
«Ieri allo Speed ti sei persa una serata straordinaria!»
Dylan sembrava decisamente di buon umore; era raro che volesse parlare di prima mattina e, sinceramente, mi era sempre andato bene. Mi raccontò della caduta di Michael ubriaco perso nel corridoio dello Speed, di questa ragazza bellissima che gli aveva lasciato il suo numero di telefono, del dj che aveva fatto impazzire la pista, di Greg che, a quarant'anni suonati, si era presentato con i suoi soliti occhiali da soli per "fare baldoria". Nonostante, a suo dire, fosse stata una serata fantastica, non mi dispiacque poi molto essere rimasta a casa, non con Luke, almeno.
Quando nostro padre fece capolino in cucina, vestito di tutto punto e con una cartella di documenti in mano, calò il silenzio nella stanza. Ci guardò per qualche secondo, probabilmente aspettando- e sperando- che gli rivolgessimo finalmente il saluto, poi sospirò e senza dire una parola si diresse verso la caffettiera semivuota per versarsi una tazza di caffè. Dylan tornò a mangiare in maniera veloce e io concentrai la mia attenzione sui cereali che si potevano intravedere sulla superficie del latte. L'uomo posò la tazza vuota nel lavandino e scappò via, afferrando la sua giacca e uscendo di casa. Non parlammo più.
***
Ashton mi pizzicò la pancia e affondò il viso nell'incavo del mio collo, stringendo la mia schiena contro il suo petto. Ridacchiai, posando le mie mani sulle sue, incitandolo a stringermi con più forza. Casa Irwin era silenziosa e tranquilla; gli unici schiamazzi provenivano dal salotto, nel quale eravamo intenti a ridere, "tanto la vicina è sorda" mi aveva rivelato. Scostò i miei capelli lungo la spalla sinistra, per avere facile accesso alla pelle del io collo precedentemente nascosta. Cominciò a posare una lunga serie di baci sempre più languidi e mi trascinò con lui sul divano, obbligandomi a sdraiarmi su un fianco. Sentivo il suo respiro caldo e sempre più irregolare battere sul mio collo e sul mio omero.
Ero nervosa, le mani mi sudavano e il cuore mi batteva all'impazzata: i sensi di colpa per la notte precedente mi stavano mangiando viva, ed essere tra le braccia di Ashton non mi stava giovando. Ero una persona terribile, ma stavo cercando con tutta me stessa di fare la cosa giusta, evidentemente andando dalla parte completamente opposta.
«Mi dispiace non esserti stato vicino domenica», sussurrò contro il mio orecchio. Dispiaceva da morire anche a me, ma scrollai le spalle e feci finta che la cosa non avesse importanza. L'idea che quel pomeriggio, al mio fianco, ci fosse stato Luke rese tutto meno razionale. Mi chiesi se il mio rapporto con Luke non fosse altro che un modo per non rimanere sola. Mi diedi della stronza un attimo dopo.
«Non posso mica venire prima di tutto, io» .
Il suo telefono vibrò. Lo ignorò spudoratamente dopo aver allungato la testa verso il tavolino in cristallo per osservare il mittente del messaggio.
Le muscolose braccia del ragazzo dai capelli ricci mi strinsero con maggiore possessività, quasi a volermi dimostrare il contrario; a volermi dimostrare che, forse, venivo prima di tante cose.
STAI LEGGENDO
Madness || Luke Hemmings
FanfictionFollow your inner moonlight. Don't hide the madness.