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Arriviamo all'aeroporto di Monaco per le 20, e, stanchi, andiamo al ritiro bagagli per prendere le nostre valigie.

Non parliamo molto, ma è un silenzio gradito, perchè dopo le avventure del weekend scorso, penso che entrambi non vediamo l'ora di sdraiarci a letto, e non alzarci per almeno un paio di giorni.

A proposito di letto, sono elettrizzata, ma allo stesso tempo un po' intimorita, dal fatto che dovrò vivere in una casa con soli uomini, e anche dal fatto che non è casa mia, ed è una cosa nuova per me. Spero solo di trovarmi bene.

E come se fosse una catena, pensando a casa mia, la testa va diretta a Charles, e al fatto che ho bisogno di parlare con lui, e, mettere un punto a questa storia. Sentire quel nome, anche solo nella mia mente, mi fa venire il solito nodo alla gola, ma ben presto si trasforma delusione, e quasi pena per lui. Se lui è fiero di ciò che ha fatto, sono contenta, perchè così mi renderò conto finalmente di che persona è, dopo tutti questi anni.

Pensando a tutto questo, non mi sono nemmeno accorta che nel frattempo siamo arrivati al parcheggio, e stiamo cercando la macchina che ci ha lasciato Zak, per quando saremmo tornati a casa.

<<Lì>>, esclamo, indicando l'auto arancione, che tra tutte quelle nere è come un pugno nell'occhio. Aiuto Lando a caricare le valigie e imbocchiamo l'uscita del parcheggio, e poco dopo quella dell'aeroporto.

<<Ehm, Lando...Avrei bisogno di fermarmi a casa e prendere qualche vestito>>, dico, guardandomi per tutto il tempo le mani con cui sto giocherellando. Non so se temo per la sua reazione, o per ciò che potrebbe dire, o se semplicemente ora che è arrivato il momento di affrontare la situazione, mi sto tirando indietro.

Per un secondo non dice nulla, ma poi sento che fa un respiro profondo, e si volta verso di me.

<<Sei sicura?>>, mi domanda, e so che non si riferisce ai vestiti per certo. Annuisco, non sapendo cosa dire.

<<Sai che non sei obbligata a farlo se non te la senti, soprattutto dopo l'incidente di domenica. Prenditi del tempo, Ev>> continua, con la fronte che si fa sempre più corrucciata, e il tono impercettibilmente infastidito.

Gli poggio una mano sulla sua, intenta a cambiare le marce, e gli parlo con tono tranquillo.

<<Devo farlo Lan, devo parlargli, e devo capire come stanno le cose. Ho bisogno di dormire tranquilla, sapendo come sono andate le cose e ho bisogno di potermi concentrare sulla prossima gara, per favore>>, gli spiego, anche se le ultime parole suonano come una supplica.

Apprezzo come mi difende, e cerca di farmi ragionare, ma sono decisa a fare questa cosa, e avere lui al mio fianco mi da un coraggio che nemmeno pensavo di avere.

Rassegnato, mi rivolge un sorriso tirato, per poi tornare a guardare la strada.

<<Ti accompagno>> dice, risoluto.

<<No Lan, davvero non ne ho bisogno. Posso andare con la mia macchina e poi venire da te>>

<<Non è una domanda Eva. Se vorrai ti aspetterò sotto, ma ti accompagno, e non voglio storie>>, conclude, e decido di non andare oltre. E' già teso così, e non oso immaginare se lo dovessi contraddire ancora.

Il viaggio dura ancora qualche minuto, e quando intravedo le luci del mio appartamento, sento i battiti farsi sempre più rumorosi, e il panico farsi largo.

Scendo dall'auto e cerco nella borsa le chiavi di casa, ma prima che io possa entrare Lando, mi mette la mano attorno al braccio, facendomi voltare verso di lui.

<<Mi raccomando Ev, io sarò qui sotto per qualsiasi cosa>>, dice in un sussurro. Mi lascia un bacio in fronte e senza dire altro, salgo le scale per il primo piano.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora