Eravamo lì...
Io sopra di lui che mi reggevo sulle braccia per non cadergli addosso...
La pioggia che ci cadeva addosso...
E i nostri occhi che non hanno smesso neanche per un secondo di guardarsi...si completavano.-" Santo cielo ragazzi!! Che ci fate sotto la pioggia?!!!"
All'udito della voce stridula di suor Cornelia, che aveva appena varcato il cancello del cortile con una grande borsa che reggeva sull' avambraccio e in mano un ombrello, immediatamente ci staccammo l'uno dall'altro rimettendoci immediatamente in piedi come se nulla fosse, interrompendo così quel magico momento.
-"Allora??!! Forza su rientrate! Santo cielo, santo cielo...vi prenderete un malanno"
Con un ghigno sul volto, creatosi dal trattenere le risate dopo aver visto la faccia disperata di suor Cornelia, rientrammo a cambiarci.
Dopo esserci asciugati e rivestiti suor Cornelia ci invitò in cucina a prendere una deliziosa tazza di cioccolata calda, che certamente non avrei rifiuatato.
-"Cosa vi è saltato in mente ragazzi?! Con il temporale che c'è come vi è venuta la magnifica idea di uscire a giocare?!
-"ecco...ci stavavam- ci stava- ACCIÙ!!!-
Geremia tirò uno starnuto così forte che suor Conelia saltò sul posto.
-"Ecco! vedi ti sei preso il raffreddore, fila a letto più tardi ti porterò una bella ciotola di zuppa"
Disse la suora, e Geremia obbedì senza battere ciglio.
Si era preso proprio un bel malanno...
Appena finita la mia tazza di cioccolata, andai nel salotto dove risiedeva Karlos, così decisi di guardare un po di tv insieme a luì.
Qualche ora dopo mi chiamò suor Cornelia, così andai a vedere cosa volesse...
-" Sasha, caro, porta questa ciotola di zuppa a Geremia perfavore io devo sbrigare le altre faccende, attento a non farla cadere."
Obbedì anche se non mi andava...
Andai verso la porta della sua stanza e l'aprì, facendo emergere la figura di Geremia che stava disteso nel suo letto coperto da un grande piumone invernale, aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta, probabilmente stava dormendo.
Mi avvicinai a lui dopo aver chiuso la porta, poggiai il vassoio con la zuppa sul comodino e iniziai a guardarmi intorno.
Non entravo spesso in camera sua dato che non gli andava tanto bene, diceva che al minimo passo avrei distrutto tutto.
Poi mi avvicinai a lui, lo guardavo...era una calamita per i miei occhi non potevo farne a meno...
Senza neanche accorgermene la mia mano si mosse e andò a spostargli una ciocca di capelli che aveva sugli occhi...Dopodiché mi alzai, coprì la ciotola con un panno così non si sarebbe raffreddata e mi avvicinai alla porta per uscire, mi girai per vedere se era tutto apposto... e poi tornai nel salotto a fare quello che stavo facendo prima.
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Come fiori mai sbocciati
Romance"Quello che siamo noi è qualcosa di indefinibile, qualcosa di proibito, per molti un errore, quacosa di difficile da comprendere e accettare...ma non mi interessa se non viene accettata dagli altri...io voglio che sia tu ad accettarlo"