... Seduti su una panchina bianca, da poco dipinta, un signore dall'aria stanca, con la schiena inarcata, la sigaretta sulla mano sinistra ed una giovane ragazza appena fermata per riposarsi da una corsa.
《Vedo passare molte persone qui, bambini, anziani e giovani... Mi ricordano lo scorrere delle vite, vanno avanti e indietro ed ognuno in qualsiasi direzione... I bambini corrono ondeggiando a destra e a sinistra, simulando quasi un aeroplano; i giovani datori di lavoro camminano davanti a se a passo svelto per via del ritardo; le mamme si fermano per riposarsi dalla fatica giornaliera ed i ragazzi sono seduti nei prati a ridere e scherzare.
Tutto questo mi ricorda la mia gioventù, di quando ancora pensavo di avere molto tempo e di come lo sprecavo per futili hobby mentali.》Disse l'anziano guardando il vuoto, perso tra i suoi pensieri.
La ragazza si voltò alla ricerca di una compagnia interessante.《Ti posso raccontare una storia?》
Chiese l'anziano signore, brizzolato, con gli occhi chiari; la giovane ragazza annuì e l'uomo iniziò:
《Ricordo ancora come ci divertivamo noi giovani, "il dolce far niente" lo chiamavamo, passandoci carte d'azzardo, alcolici e sigarette.
Il tempo non era mai abbastanza e vivevamo le giornate come se fossero infinite, sprecavamo il nostro tempo nella compagnia di cene noiose e prive di discussioni... prive di senso a causa dei giudizi di ognuno... indossavamo delle maschere d'ipocrisia.
I miei pensieri erano spenti in questo lungo periodo di tempo e solo ora mi rendo conto di come io sia finito qui, tra queste quattro mura.》La ragazza nuova chiese di continuare:
《Erano tempi strambi i miei... ho vissuto una pandemia durata anni che mi ha aperto gli occhi sull'incoscenza e l'egoismo delle persone... una guerra che mi fece tornare ai ricordi scolastici di quando studiavo la Shoah, in cui un'ideologia non può rimanere tale e singolare ma si trasforma in dittatura e superiorità umana... la vede quella carrozzina lì?》
Chiese l'anziano indicandola:
《Mi ricorda di quando spingevo nei parcheggi dei supermercati con dei carrelli, i miei amici e le mie amiche, talvolta schiantandoci e sbucciandoci la pelle... erano sorrisi sinceri e senza malignità. Ricordo di una ragazza, che quando era nervosa, mi trattava di merda senza che io avessi fatto nulla... Un mio caro amico che allevava ragni e che non finiva mai di parlare... Ho scambiato ogni cosa con loro, ero disposto a dare la mia vuota vita.
Ma come sai già, le paranoie distruggono, il passato nuoce la mente e l'amore ti dissolve le incertezze.
A proposito, ho avuto molte donne, ognuna diversa dall'altra, mai uguali o simili tra loro, cercavo qualcosa che mi attirasse senza mai sapere cosa in realtà sia.
Quella cosa che mi mancava era la pace interiore... ed essa non si può trovare nelle altre persone, bisogna spegnersi e ricominciare, ogni volta, sempre e comunque... come una macchina che avverte un errore.》L'anziano alzò lo sguardo ed iniziò a guardare l'infermiera e continuò:
《Le capita mai di sentirsi vuota?... per tutta la vita ho provato tale e orribile sensazione, una voragine che ti risucchia gli organi, il tempo e la sanità mentale.》
L'uomo guarda un anziano non vedente correre a destra e a sinistra e replica:
《In questo luogo capita spesso di vedere episodi simili, non si preoccupi, a breve passerà l'uomo dall'andatura svelta.》
La giovane infermiera sorrise e lui la guardò dicendo:
《Lei sa di come la depravazione ha distrutto le persone? Io si, conosco bene molto di quegli episodi di violenza, di stupri e di quel disgustoso "cat calling"... Ma nonostante questo, devo ammetterlo che lei é proprio una bella donna... una bellezza che non traspare dall'aspetto fisico... ma da ciò che mi comunicano i suoi occhi verdi...》
L'anziano abbassa lo sguardo e continua:
《Il riflesso su di uno specchio di quegli occhi mente sai? Spesso vi fa vedere menzogne, o ciò che voi donne vorreste essere, imitando così, un esempio frutto della vostra fantasia... é l'insicurezza che porta a tutto ciò, una grandissima stronza.》
Passa davanti ai due l'infermiere con sveltezza con una cartella clinica sotto al braccio.
L'anziano rimane in silenzio a guardare il vuoto fino a quando un piatto che si frantuma rompe il silenzio allarmando l'uomo... egli si riprende e proseguì chiedendo:《Lei sa perché sono qui?》
La donna rispose per metà e lui subito la interruppe:
《Io lo so già... adesso che ho aperto gli occhi, vedo con chiarezza che quelle persone viste nel parco, non sono altro che anime buone, traghettatori che in queste mura candide, con le luci bianche, portano alla fine del nostro viaggio... ed é in questo manicomio che io ho ritrovato la pace... tra il caos di chi corre, di chi si ferma per un attimo, urla e piatti rotti... Io ho fermato i pensieri, ho bloccato i ricordi che tanto mi hanno distrutto... adesso, sono fermo nell'universo della mia coscienza.》
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Una vita
Short Story"Dedicato a coloro che hanno tanto da raccontare e che soffrono di disturbi comportamentali..."