Sono in un corridoio illuminato con le pareti bianche e azzurre. Ci sono persone con dei camici che corrono avanti e indietro, probabilmente dottori e dottoresse. Inizio a camminare e qualcosa mi porta all'interno di una stanza in fondo al corridoio sulla destra. Non so come mai, mi sento attirata da qualcosa. Entro.
Davanti a me ci sono un uomo seduto vicino a una donna sdraiata in un lettino che sembrano essere in realtà abbastanza giovani dal fisico che hanno, probabilmente vent'anni massimo; di fronte a loro c'è una dottoressa che gli sta dicendo qualcosa. I loro visi sono sfocati, ma le voci riesco a sentirle abbastanza chiaramente.
- Mi dispiace.. non si è potuto fare niente - dice la dottoressa ai due.
Lei inizia a piangere mettendosi le mani sul volto.
- Come.. come non si è potuto fare niente? - chiede lui con la voce quasi rotta dalle lacrime.
La dottoressa scuote la testa e poggia una mano sulla sua spalla.
- L'abbiamo persa.. il cuore ha smesso di battere. Succede spesso quando nascono prematuri - spiega dispiaciuta. Ma qualcosa nella sua voce mi fa pensare che non sia del tutto vero quello che sta dicendo. La donna, che in realtà sembrava appunto più una ragazza, piange ancora più forte, quasi disperata.
- La mia bambina.. la mia bambina! - inizia a urlare. Lui la abbraccia e sento che piangono insieme, mentre la dottoressa sussurra un "mi dispiace" con tono colpevole e lascia la stanza.
Subito dopo, tutto attorno a me è come se svanisse e mi ritrovo nel buio più completo.*
Mi svegliai di soprassalto sul letto.
Non so ieri sera come avessi avuto le forze successivamente di trascinarmi fino al letto. Guardai l'ora: le 6:30 di mattina. Dovevo prepararmi ma non riuscivo nemmeno ad alzare un dito.
Non potevo non andare a scuola.. si sarebbero domandati il perché della mia assenza, specialmente Luna ed Elton.. Ripensai al sogno fatto poco prima.. che cosa voleva significare? Sembrava tutto così reale.. i loro pianti mi avevano dilaniato l'anima, erano così addolorati..
Mi scese una lacrima e se ne susseguirono altre. Le asciugai con il palmo della mano e il mio sguardo si posò sulle coperte.
Notai che erano sporche di sangue. Mamma si arrabbierà..
A quel pensiero mi tornò in mente l'episodio di ieri sera. Non so come trovai le forze, ma corsi in bagno e vomitai nel gabinetto.
Probabilmente tutti i sentimenti provati ieri, collegandoli a quel pensiero, mi avevano suscitato questa reazione. Subito dopo mi guardai allo specchio: ero un disastro.
Non devi piangere oggi, Anna.. reprimi tutte le tue emozioni. Se no faranno domande..
Mi sciacquai il viso e medicai tutte le ferite. Guardai quelle che avevo sulle braccia e sulle gambe fatte da me quella notte. Erano molto profonde e alcune molto evidenti. Notai che ne avevo qualcuna anche sul ventre, ma non mi ricordavo di essermene inferte altre in quel punto. Probabilmente non ero responsabile di me quando ciò accadde.
Provai a fare una doccia veloce, ma iniziarono a bruciarmi tutte le ferite. A stento mi trattenni dall'urlare di dolore, ma volevo essere il meno rumorosa possibile.
Dopo essermi asciugata, cercai di truccarmi ma senza quasi riuscirci, indossai dei jeans oversize, una T-shirt bianca e un'altra felpa oversize ma stavolta di color azzurro. Quel colore mi ricordò gli occhi di Austen, magnetici e rassicuranti.
Austen..
L'unico pensiero positivo che avevo era di rivederlo. Sarebbe stata una piccola cosa positiva in un mare di cose negative. Non che Luna ed Elton fossero da meno.. ma per Austen mi resi conto di stare iniziando a provare qualcosa per lui.
Arrossii leggermente.
Spostai in silenzio il cassettone dalla porta, presi lo zaino e mi fiondai velocemente lungo le scale.
Aprii la porta e mi lanciai sul marciapiede, camminando a passo svelto verso la scuola.*
Arrivai a scuola in orario ed entrai. Presi l'ascensore per arrivare al mio piano; volevo stare un po' da sola. Entrai ma, quando le porte stavano per chiudersi, una mano le bloccò.
Era il professor Milligan.
- Oh, ciao Anna. Ti dispiace se salgo con te? - mi chiese in tono pacato.
- Si immagini.. - risposi io timidamente, quasi però non riconoscendo la mia voce da quanto era roca. Cercai di schiarirmi la voce.
Il professore credo che se ne accorse ma non mi domandò nulla. Solo in quel momento guardandolo, mi resi conto di quanto in realtà fosse giovane. Avrà avuto una quarantina d'anni e aveva i capelli biondo cenere, simili ai miei. Aveva anche il mio stesso colore di occhi. Magari apparteniamo a quella fascia di inglesi "biondi ma non troppo" mi disse una volta Elton per prendermi in giro quando eravamo piccoli. Notai anche che portava la fede; probabilmente era sposato.
Uscimmo dall'ascensore e ci dirigemmo entrambi in classe. Eravamo i primi ad aver "popolato la classe" ed effettivamente mi resi conto quanto fosse presto. Mi sedetti nel mio banco e iniziai a disegnare distrattamente qualcosa su un foglio. Tra poco Luna ed Elton sarebbero arrivati, abitavano nella stessa zona e non ci avrebbero messo molto. Sperai che non notassero il poco trucco che avevo messo oggi.
Alzai lo sguardo e vidi Milligan che mi fissava. Distolse lo sguardo e continuò a compilare dei fogli che aveva sulla scrivania. Feci lo stesso e continuai quel disegno senza senso.
Chissà perché mi stava osservando.. spero non si sia accorto di nulla.
- Anna? - mi chiamò.
Alzai lo sguardo, quasi allarmata. Mi fece cenno di avvicinarmi a lui e così feci.
- So che potrebbe sembrare strano chiesto da un professore, ma volevo farti una proposta: ti andrebbe questo pomeriggio di venire a prendere un tè a casa mia? Vorrei parlarti di un concorso di filosofia nel quale so che potresti probabilmente vincere - mi propose con un sorriso cristallino.
- Oh.. crede davvero? - chiedo quasi sorpresa. Lui annuì.
- Sono più che convinto di questo. Parleremo di questo concorso e prenderemo anche un tè insieme. Puoi portarti Austen se vuoi, così potrebbe imparare qualcosa in più. Credo siate molto affini come studenti - continua.
- Mi farebbe molto piacere professore - risposi sincera con un piccolo sorriso.
- Ottimo! Allora se vuoi parlane con lui quando arriva - dice soddisfatto. Annuisco e torno a sedermi. Sospirai quasi di sollievo.
Fortunatamente non si era accorto di nulla..
Varcarono la porta Luna ed Elton.
- Buongiorno professore - dissero all'unisono. Il professore li salutò con un gesto della mano.
- Buongiorno tesoro - mi disse Luna accarezzandomi una spalla.
- Ciao Anna - mi salutò Elton con un sorriso. Salutai entrambi e mi iniziarono a raccontare che avevano visto un manifesto in bacheca che annunciava l'arrivo delle giostre in una città vicina alla nostra.
- Dovremmo assolutamente andarci, arriveranno a marzo - disse Elton entusiasta.
- Sono d'accordo, un po' di divertimento farà sicuramente bene a tutti per almeno una sera. Tu che ne dici Anna? - chiese Luna. Mi sarebbe piaciuto andare con loro, però avevo molta paura della reazione che avrebbero avuto i miei genitori. Se per un mancato saluto mi avevano fatto quello per la seconda volta, non immagino per un'uscita fuori.
- Io.. ecco... - iniziai a dire ma le parole mi morirono in bocca. Cazzo, Anna, perché non parli?
- Ti farebbe bene. Invitiamo anche Austen, magari gli farebbe piacere venire. Potremmo stare da me e passare il fine settimana tutti insieme - propone Elton.
- I tuoi genitori non credo direbbero di no se li informassi io, Anna - dice Luna gentilmente. Ed era vero; davanti agli altri mostravano sempre un lato diverso da quello che usavano con me e se qualcuno gli chiedeva qualcosa come uscire con me o simili dicevano sempre di si.
Annuii più tranquilla.
- Allora è deciso! Se vuoi lo informo io Austen - dice Elton. Annuisco con un sorriso. Probabilmente sarei andata alle giostre con il ragazzo per il quale avevo una cotta..
Proprio come nei libri che a volte leggevo. Magari avrei avuto il cuore più leggero.
Gli altri nel frattempo entrarono in classe.
La lezione iniziò, ma Austen non era ancora arrivato. Quindici minuti dopo l'inizio, qualcuno bussò alla porta della classe.
- Avanti - disse Milligan. Era Austen; aveva il fiatone, probabilmente aveva corso per arrivare qui. Però aveva un casco in mano..
- Mi dispiace professore.. il motorino mi ha lasciato a piedi a metà strada - spiegò affannato.
- Non ti preoccupare, siediti pure. Avevamo appena cominciato - gli disse il professore rivolgendogli un tono e un sorriso gentile. Anche Austen sorrise di rimando e si sedette.
- Ciao - mi sussurrò all'orecchio rivolgendomi un sorriso.
- Ehi - lo salutai io. Notai che fosse leggermente arrossito e spostò lo sguardo sullo zaino dal quale estrasse il suo quaderno. Gli cadde la penna dal banco e mi sporsi per prenderla, ma le nostre mani si strinsero prendendola nello stesso momento. Restammo così pochi secondi e ritrassi la mano riporgendogli la penna.
Mi ringraziò e ascoltammo la lezione.
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Ciò che gli occhi non vedono
Teen FictionLondra, 2017. Anna ha 17 anni e nella sua vita ne ha passate veramente tante. Proveniente da una famiglia dove suo padre e sua madre infliggono violenze su di lei ogni volta che ne hanno la minima possibilità, inizia a sviluppare una corazza che la...