Mi risvegliai in un letto caldo, le lenzuola erano candide e morbide, e la mia caviglia non faceva più male.
"Sei sveglia, finalmente." La voce di DJ mi raggiunse in un attimo. "Devi assolutamente assaggiare questa gelatina di frutta, è ottima." Disse, finendo di masticare ed ingoiare quella roba. Era unica, mi metteva sempre allegria.
Sentii la porta aprirsi e mi voltai, trovando il preside e Lauren sull'uscio.
"Cabello, vedo che ti sei ripresa. Ho parlato con i medici, dicono che nel pomeriggio puoi uscire, visto che oltre alla caviglia rotta non hai nulla. Ho portato la Jauregui a fare un piccolo controllo, e hanno confermato che anche lei sta bene." Annuii, aspettando che continuasse. "Io devo andare via subito, ho degli impegni che mi chiamano, ma chiamerò i tuoi genitori per vedere se possono venire a prenderti entro stasera." Di nuovo quella parola. Genitori. Non potevo arrabbiarmi ogni volta.
"Non abbia molte speranze." Mormorai, posando la testa sul cuscino.
"Allora dovrò organizzare qualche altra cosa per farti tornare in giornata in città."
"Preside, mi scusi." Si intromise DJ. "Mancano ormai solo due giorni al nostro rientro, non può restare con noi? Mi prenderò personalmente cura di lei." Si guadagnò l'espressione incuriosita dell'uomo, e incavolata di Lauren.
"Beh, se lei o i suoi genitori non hanno nulla in contrario, per me va bene." DJ esultò, stringendomi la mano. "Noi torniamo in hotel, manderò qualcuno a prendervi per la dimissione. E Cabello, mi raccomando, faccia attenzione alla sua caviglia." Lo rassicurai e lo ringraziai, vedendolo uscire dalla stanza.
"La raggiungo." Gli disse Lauren, accostando la porta. Fissò me e la mia nuova guardia del corpo, poi si avvicinò, prendendo lo zaino che teneva sulle spalle. Lo riconobbi come mio, e la guardai sorpresa. "Lo avevi lasciato nel capanno, ho chiesto ai soccorritori di recuperarlo quando sono andati a prendere i cagnolini."
"Grazie Lauren." Significava tanto per me, credo che lei ne fosse conscia. Lo poggiò accanto al letto. "Come stanno i cuccioli?"
"Oh, bene. L'hotel ha chiamato un veterinario per visitarli, e sono in perfetta salute, compresa la mamma. E il proprietario dell'hotel ha deciso di adottarli tutti e quattro."
Ero contenta per la notizia. Lei ci salutò velocemente, poi scappò via. Sospirai, non potevo credere alle parole di Dinah, quando il suo comportamento mi diceva tutt'altro.
"Che hai qui dentro? Ce l'hai sempre dietro." Mi chiese curiosa DJ. Aveva fatto il giro del letto e ora teneva il mio zaino tra le mani. Stava per aprirlo, e mi sentii in ansia.
"No, ferma!" La bloccai. Vidi il suo sguardo rattristarsi, e lo poggiò a terra.
"Scusa." Mormorò. Perché di nuovo quel peso sul petto? Stavo sbagliando qualcosa? In fondo erano i miei disegni, non li avevo mai mostrati a nessuno, avevo il diritto di tenerli solo per me, no? La ragazza rifece il giro del letto, sedendosi. Iniziò a chiacchierare di altro come al solito, ma vedevo dal suo sguardo che era delusa. Maledizione, era la mia unica amica. E quelli erano solo disegni! Mi allungai verso il basso, prendendo solo il quaderno al suo interno. Lei mi fissò, speranzosa e incuriosita.
"Sei sicura di essere pronta per questo? È tanta roba..." Ridacchiai, sapendo cosa ci fosse all'interno. Il mio cuore aveva accelerato, sbatteva forte contro la mia cassa toracica.
"Solo se ti va." Alternai lo sguardo tra il suo, ottimista, e la copertina di pelle nera lievemente rovinata dall'usura. Avrei reso felice la mia unica amica, e in fin dei conti qualcuno lo aveva già visto, no? E se l'aveva presa bene Lauren, perché non avrebbe dovuto piacere a Dinah? E inoltre, se davvero volevo farne il mio futuro, qualcuno avrebbe dovuto iniziare a vedere cosa disegnavo. E poi Dinah mi aveva dato tanto, mi sentivo di doverglielo. Le feci segno di sedersi accanto a me, mentre aprivo il quaderno. I primi disegni non mi mettevano ansia, erano dei semplici paesaggi, tramonti, cose così.
STAI LEGGENDO
Invisible Chains - Camren
FanfictionLauren Jauregui e le sue amiche conoscono Camila Cabello solo di vista, è una ragazza della loro stessa scuola che è quasi un fantasma, finché quest'ultima decide di prendere in mano la propria vita e reagire.