Capitolo 22

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Mi risvegliai in un letto caldo, le lenzuola erano candide e morbide, e la mia caviglia non faceva più male.

"Sei sveglia, finalmente." La voce di DJ mi raggiunse in un attimo. "Devi assolutamente assaggiare questa gelatina di frutta, è ottima." Disse, finendo di masticare ed ingoiare quella roba. Era unica, mi metteva sempre allegria.

Sentii la porta aprirsi e mi voltai, trovando il preside e Lauren sull'uscio.

"Cabello, vedo che ti sei ripresa. Ho parlato con i medici, dicono che nel pomeriggio puoi uscire, visto che oltre alla caviglia rotta non hai nulla. Ho portato la Jauregui a fare un piccolo controllo, e hanno confermato che anche lei sta bene." Annuii, aspettando che continuasse. "Io devo andare via subito, ho degli impegni che mi chiamano, ma chiamerò i tuoi genitori per vedere se possono venire a prenderti entro stasera." Di nuovo quella parola. Genitori. Non potevo arrabbiarmi ogni volta.

"Non abbia molte speranze." Mormorai, posando la testa sul cuscino.

"Allora dovrò organizzare qualche altra cosa per farti tornare in giornata in città."

"Preside, mi scusi." Si intromise DJ. "Mancano ormai solo due giorni al nostro rientro, non può restare con noi? Mi prenderò personalmente cura di lei." Si guadagnò l'espressione incuriosita dell'uomo, e incavolata di Lauren.

"Beh, se lei o i suoi genitori non hanno nulla in contrario, per me va bene." DJ esultò, stringendomi la mano. "Noi torniamo in hotel, manderò qualcuno a prendervi per la dimissione. E Cabello, mi raccomando, faccia attenzione alla sua caviglia." Lo rassicurai e lo ringraziai, vedendolo uscire dalla stanza.

"La raggiungo." Gli disse Lauren, accostando la porta. Fissò me e la mia nuova guardia del corpo, poi si avvicinò, prendendo lo zaino che teneva sulle spalle. Lo riconobbi come mio, e la guardai sorpresa. "Lo avevi lasciato nel capanno, ho chiesto ai soccorritori di recuperarlo quando sono andati a prendere i cagnolini."

"Grazie Lauren." Significava tanto per me, credo che lei ne fosse conscia. Lo poggiò accanto al letto. "Come stanno i cuccioli?"

"Oh, bene. L'hotel ha chiamato un veterinario per visitarli, e sono in perfetta salute, compresa la mamma. E il proprietario dell'hotel ha deciso di adottarli tutti e quattro."

Ero contenta per la notizia. Lei ci salutò velocemente, poi scappò via. Sospirai, non potevo credere alle parole di Dinah, quando il suo comportamento mi diceva tutt'altro.

"Che hai qui dentro? Ce l'hai sempre dietro." Mi chiese curiosa DJ. Aveva fatto il giro del letto e ora teneva il mio zaino tra le mani. Stava per aprirlo, e mi sentii in ansia.

"No, ferma!" La bloccai. Vidi il suo sguardo rattristarsi, e lo poggiò a terra.

"Scusa." Mormorò. Perché di nuovo quel peso sul petto? Stavo sbagliando qualcosa? In fondo erano i miei disegni, non li avevo mai mostrati a nessuno, avevo il diritto di tenerli solo per me, no? La ragazza rifece il giro del letto, sedendosi. Iniziò a chiacchierare di altro come al solito, ma vedevo dal suo sguardo che era delusa. Maledizione, era la mia unica amica. E quelli erano solo disegni! Mi allungai verso il basso, prendendo solo il quaderno al suo interno. Lei mi fissò, speranzosa e incuriosita.

"Sei sicura di essere pronta per questo? È tanta roba..." Ridacchiai, sapendo cosa ci fosse all'interno. Il mio cuore aveva accelerato, sbatteva forte contro la mia cassa toracica.

"Solo se ti va." Alternai lo sguardo tra il suo, ottimista, e la copertina di pelle nera lievemente rovinata dall'usura. Avrei reso felice la mia unica amica, e in fin dei conti qualcuno lo aveva già visto, no? E se l'aveva presa bene Lauren, perché non avrebbe dovuto piacere a Dinah? E inoltre, se davvero volevo farne il mio futuro, qualcuno avrebbe dovuto iniziare a vedere cosa disegnavo. E poi Dinah mi aveva dato tanto, mi sentivo di doverglielo. Le feci segno di sedersi accanto a me, mentre aprivo il quaderno. I primi disegni non mi mettevano ansia, erano dei semplici paesaggi, tramonti, cose così.

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Dinah spalancò la bocca, strappandomi un sorriso. Allungò un dito verso una farfalla, sembrava dovesse alzarsi in volo da un momento all'altro. Lo ritrasse, rimanendo senza parole. Andai avanti, sospirando. Un ritratto di mia madre. Come tutti gli altri, lo avevo fatto basandomi completamente sui miei ricordi. Era così giovane e bella, sempre sorridente, sempre disponibile e gentile con tutti. Stavolta fu il mio dito a sfiorare il foglio, mentre sospiravo.

"Lei era mia madre, Sinuhe." La mia voce morì in gola, mentre trattenevo la commozione. L'ammirai ancora un attimo, prima di andare avanti. La barba folta, incolta. Il sorriso che avevo ereditato io, luminoso. Lo sguardo dolce. Lui era mio padre.

"Il tuo papà?" Non riuscivo a parlare, quindi annuii soltanto. Mi feci forza e le mostrai il ritratto di Sofi. "Questa bambina è bellissima, chi è?"

"S-sarebbe stata m-mia sorella, Sofi." La comprensione le fece spalancare la bocca, si voltò a guardarmi, gli occhi lucidi a sua volta.

"Tua madre - t-tua madre era i-incinta quando...?" Non le diedi il peso di completare la frase, confermandoglielo. Andai avanti, c'erano altri paesaggi, altri ricordi. Facevano meno male, ora che li condividevo. Dinah aveva passato la mano sinistra sul mio fianco, e mi teneva vicina a lei. Quel calore mi dava conforto. Poggiai la mia testa sulla sua spalla, continuando a girare i fogli.

"Merda." Mormorò quando arrivai al primo dei tanti ritratti di Lauren. Era seduta nel suo banco di scuola, una camicetta aperta sopra una t-shirt più scura. I capelli arruffati, tenuti su da una matita, con qualche ricciolo che le scappava davanti al viso. Il volto concentrato mentre guardava il foglio davanti a sé, e mangiucchiava una matita. Ricordo quel giorno. Avevamo avuto un test a sorpresa, e io avevo trascorso la maggior parte del tempo a fissare lei. Ero rimasta incantata dalla sua bellezza naturale, e l'avevo fissata per almeno metà del tempo. Forse era stato quello il momento in cui avevo iniziato a perdere la testa per lei.

"O-ok, direi che è abbastanza." Provai a chiudere il quaderno, ma l'occhiataccia che DJ mi riservò mi fece desistere.

"Va avanti, Mila." Mise la sua mano sulla mia, dandomi il coraggio di mostrarle ancora. Altri ritratti di lei, in due o tre c'era l'intero gruppo, e Dinah ridacchiò nel riconoscersi. Ebbi un lieve tremore, prima di girare il foglio.

Mi mancò l'aria, mi sembrava di precipitare nuovamente nell'abisso. I seguenti disegni erano quelli che riportavano l'incidente. Dinah mi strinse, sapendo quanto fosse doloroso per me riviverli. Si sentiva tutto il mio dolore in ogni singolo tratto di matita. La mia amica era senza parole e mi dava il tempo di cui avevo bisogno per andare avanti. Così lo feci. Arrivai al disegno delle labbra di Demi attorno al fischietto.

"Sarebbe meglio fermarci qui, non sei pronta a vedere il resto."

Lei mi guardò, più incuriosita che mai. Alzai gli occhi al cielo, era proprio un'impicciona. Dopo un paio di disegni leggeri, la sentii inspirare rumorosamente al ritratto di Demi. Certo, per lei non doveva essere semplice vedere la sua insegnante nuda e stanca dopo il sesso. Sorrisi al ricordo, quella era stata una grande scopata.

"Non la guarderò mai più con gli stessi occhi." Era scioccata, risi di lei, facendole poi chiudere la bocca che aveva lasciato semiaperta.

"Ehi, chiudi la bocca e smettila di guardare la mia donna! Non vuoi vedere una Cabello gelosa, giusto?" Sdrammatizzai, andando avanti velocemente sui suoi ritratti, per poi ritornare a quelli della corvina.

"Quindi, mentre ti sbattevi la cara professoressa Lovato, continuavi a sbavare dietro Lauren?"

Lauren, Lauren, Lauren. Chiunque avesse visto quei disegni, avrebbe capito che ero innamorata persa di lei.

"Già." Il mio tono era abbattuto. La corvina non ricambiava nulla di quello che provavo io per lei. Arrivò l'immagine dei cagnolini che avevo fatto nel capanno e chiusi il quaderno. "E questo è tutto." Mi incenerì con lo sguardo, prima di rubarmi il quaderno, alzandosi per aprire all'ultimo ritratto che avevo impresso sulla carta.

"Porca troia!" Aveva gli occhi sbarrati, mentre osservava l'immagine di Lauren, seminuda con una mano nelle mutandine. Dal disegno si capiva fosse inginocchiata tra le mie gambe aperte. In quel disegno si sentiva la passione, l'eccitazione, il sesso. Le strappai il quaderno dalle mani, gelosa che vedesse la corvina in quel modo, come l'avevo vista io. Sapevo che Dinah fosse etero convinta, ma quel fastidio non andava via. Quella immagine era solo mia, e lo sarebbe stata per sempre.

La mia amica continuava a guardarmi sconvolta.

"Sei davvero una grande artista, oltre che una piccola pervertita." Il complimento mi fece arrossire, forse più per la battuta che altro. "Ora non guarderò nemmeno Lauren con gli stessi occhi di prima." Rise anche lei, conscia della mia gelosia e allo stesso tempo del mio imbarazzo. Ritornò seria per un attimo, riprendendo posto accanto a me. "Sono davvero belli, Mila, hai un grandissimo talento." Sorrisi, rifugiandomi per un attimo tra le sue braccia. Era uno dei pochi posti che mi dava serenità. Mi strinse forte, dandomi poi un bacio sulla guancia prima di allontanarsi da me con sguardo malizioso.

"Ora pensiamo a come far cadere definitivamente Lauren tra le tue gamb....ehm... braccia."

Invisible Chains - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora