capitolo 4

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Evelyn's point of view

Ero appena stata liberata dalla prigionia e mi ero ritrovata dopo nemmeno 48 ore ancora rinchiusa in una stanza. Nuovamente sotto controllo.

Non potevo nemmeno vedere i miei genitori perché li avrei messi in pericolo, avevo la netta sensazione che quella situazione non sarebbe mai finita.Che non sarei mai più riuscita a vivere una vita normale.

Gli agenti dell'FBI mi diedero delle pasticche per addormentarmi più facilmente, avevano già avuto casi del genere e sapevano che il sonno era l'ultimo dei miei pensieri.

Questa sera si era proposto per controllarmi il dottor Reid e in un certo senso gliene fui grata, probabilmente sarei stata più a mio agio con una donna ma preferivo di gran lunga una faccia conosciuta.In quel modo sarei riuscita ad addormentarmi senza troppe preoccupazioni.

Dopo aver ingerito i sonniferi passai cinque minuti a fissare il soffitto e non appena iniziarono a fare effetto i miei occhi si chiusero da soli, senza nemmeno che io lo volessi mi addormentai.

<<Evelyn, dove ti nascondi?>> una voce fredda e cupa riempì il silenzio notturno, io ero nascosta dietro uno scaffale cercando di rendermi il più invisibile possibile.

Quella voce la conoscevo molto bene, la avevo odiata per due anni e la stavo riascoltando. Per l'ennesima volta pronunciava il mio nome, per l'ennesima volta voleva abusare di me sessualmente.

Iniziai a tremare, in parte per il freddo e in parte per la paura. Per la paura di essere violata di nuovo, per la paura di dover essere toccata da quell'uomo disgustoso, per la paura di essere uccisa se si fosse stancato di me.

<<so che sei qui, non puoi nasconderti ancora per molto>> la sua voce era sempre più vicina e senza rendermene conto iniziai a piangere, ero talmente stanca mentalmente che non sapevo quanto avrei potuto resistere.

<<ti stai comportando molto ma molto male>>
gridò l'uomo prima di buttare a terra lo scaffale che mi stava coprendo, mi aveva trovata.

Le sue viscide mani iniziarono a slacciarmi i pantaloni in modo vorace, nei suoi occhi c'era pura passione e pura cattiveria.Io odiavo quell'uomo, lo odiavo.

Gridai di aiutarmi, gridai così tanto che mi sembrava di aver perso la voce.

Gridai talmente tanto che dopo qualche secondo in cui vidi solo nero i miei occhi spostarono l'attenzione sulla faccia preoccupata di Spencer.

Mi appoggiai alla parete scoppiando in un pianto isterico. Le immagini del mio sogno piano piano si fecero spazzo nella mente e il mio respiro iniziò a diventare irregolare, presi la testa tra le mani cercando di mantenere la calma ma era davvero difficile in quelle condizioni.

Più cercavo di respirare lentamente più il mio respiro risultava affannato, le mie gambe iniziarono a cedere così caddi a terra mentre il mio cuore batteva all'impazzata.Mi sentivo come in prigione. I brividi di freddo si iniziarono a propagare lungo la colonna vertebrale.Era successo un'altra volta. Mi ero arresa un'altra volta. L'ansia e la paura avevano avuto la meglio di nuovo.

<<Evelyn guardami>> la voce di Spencer mi fece tornare per un momento allo stato di coscienza, lui mi prese le mani iniziando a fare dei grossi respiri <<fai come me>> cercai di imitarlo ma proprio non riuscivo a calmarmi e soprattutto sapere che qualcun altro mi vedesse in quelle condizioni non aiutava <<vieni con me>> mi aiutò ad alzarmi portandomi fuori in modo che potessi prendere aria, sapeva che era vietato farlo eppure non se ne preoccupò minimamente.<<ci sono io qua, non ti preoccupare, sei più forte di così e lo sai pure te>> non riuscivo nemmeno a parlare, cercai solamente di pensare ai miei genitori,a mio fratello e a tutto quello che mi dava un senso di pace. Funzionò.

Non appena tornai cosciente mi buttai tra le sue braccia <<woo>>esclamò involontariamente diventando rigido, non se lo aspettava probabilmente, anche perché non mi sembrava un ragazzo che amava dimostrare affetto fisico. Non ci avevo mai parlato completamente, sapevo solo che dopo quella sera mi aveva salvata due volte e che non lo avrei mai ringraziato abbastanza. Avevo bisogno solo di un abbraccio, un abbraccio che lui mi diede senza dire nulla se non un'affermazione di stupore che mi fece sorridere leggermente, era un ragazzo davvero maldestro ma allo stesso tempo adorabile.

Dopo qualche minuto mi asciugai le lacrime e lo ringraziai con un semplice sguardo.Nei suoi occhi leggevo empatia, come se lui sapesse quello che avevo provato quella notte.

quel ragazzo era puro mistero, la sua anima mi sembrava tormentata.

In silenzio tornammo all'interno e mi fece addormentare tenendo la sua mano sulla mia, quello era il suo modo per dirmi che ero al sicuro.

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