Sei ancora in tempo

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Ristorante Sorelle bandiera, Siracusa
Venerdì 3 agosto 1984
Ore 20:30

- Ancora lo zio mi deve spiegare come ha fatto a trovare un posto libero in questo ristorante- domandò Benedetta, appoggiandosi al muro dell'entrata del ristorante.
- Me lo chiedo pure io ma sappiamo bene com'è fatto mio padre- affermò Paolo, guardando l'orologio- Ma dov'è finito?-
- Stai calmo, andrà tutto bene e...Ecco Michele-

Paolo si girò e vide che il ragazzo era appena arrivato con il suo motorino. Dopo aver parcheggiato, scese dal mezzo e si levò il casco, raggiungendo i due cugini.
- Scusatemi il ritardo. Sono tutti dentro?- domandò Michele imbarazzato.
- Si, siamo arrivati da poco- affermò Benedetta, allontandosi dal muro su cui era appoggiata.
- Ok- affermò Michele, abbassando il capo.
- Ei - affermò Paolo, alzandosi con le dita la testa del ragazzo, facendo scontrare i loro occhi- Andrà tutto bene, vedrai.-

Michele si rasserenò e seguì i due ragazzi all'interno del ristorante. Era un ristorante semplice con uno stile marino, dove il bianco e blu erano i protagonisti. Per essere un venerdì sera di luglio, i tavoli era quasi tutti vuoti e poco affollati.
Proprio in uno di questi tavoli, lontano dall'ingresso, c'erano i coniugi Renda e Perdichizzi.
- Eccoli i tre moschettieri- affermò il signor Renda.
Paolo, Michele e Benedetta si sedettero alla destra del signor Perdichizzi, che era seduto a capotavola.
- Adesso, voglio fare un discorso- affermò il signor Perdichizzi, alzando il calice di vino- A questa splendida serata che abbiamo davanti. A mio figlio, che adesso posso chiamare Dottore, alla mia splendida famiglia e questo discorso è anche per te, Michele. Mi sembri un ragazzo apposto e se sei amico di mia nipote e di mio figlio ci sarà un motivo. Quindi Aiza aiza aiza, acala acala acala accosta accosta accosta alla salute nostra-
-Alla salute-

Dopo il discorso appassionante del signore Perdichizzi, la serata andò avanti e tutti sembrarono sereni e tranquilli.
- Comunque in quest'ultimo mese a Catania ci sono state delle confusioni assurde- affermò il signor Perdichizzi, asciugandosi le labbra con un fazzoletto.
- Che tipo di manifestazioni si sono svolte, papà?-
- Quelle di quel movimento che è stato fondato dopo l'uccisione di quei due ragazzi nell'80 a Giarre-
- Il movimento Arcigay- affermò Michele.
- Si esattamente. È assurdo come i nostri tempi stiano andando di male in peggio-
- Che vuoi dire, zio?-
- Se quei due ragazzi li hanno ammazzati ci sarà un motivo, capisci Benedetta?-
- Capisco solo che il tuo discorso non ha senso, zio-
- Beh ma che ne puoi capire, Benedetta: sei solo una ragazzina- affermò il signor Perdichizzi, mentre Paolo cercò di tenere calma la ragazza, che era pronta ad attaccare- Dico solo che questa gente vuole solo catturare attenzione. Pensa che adesso vogliono essere riconosciuti dallo Stato-
- Non ci trovò niente di male, papà-
- Vabbè ma a te non ti importa visto che tra un anno sposerai Vanessa. Quella picciotta è come una figlia per me e...-

Il discorso del signor Perdichizzi fu interrotto dalla caduta della forchetta di Michele.
- Michele, tutto bene? - domandò la signora Perdichizzi
- Si, si. Ecco questa notizia è bellissima-
- Si, Michele. Chissà magari mi daranno presto un erede - affermò il signor Perdichizzi
- Qualcuno vuole il dolce?- domandò Paolo, per sviare quel discorso.
- Io credo che andrò: domani devo svegliarmi presto per sbrigare delle commissioni - affermò Michele, alzandosi.
- Sei sicuro, Michi?- domandò la signora Renda.
- Si si, stia tranquilla. Buonanotte allora-

Michele andò via e, poco dopo, fu seguito da Paolo, che si alzò senza dire niente.
- Dove va?- domandò il signor Perdichizzi
- Mi aveva detto prima che voleva prendere una boccata d'aria: c'è un caldo assurdo qui dentro. Anzi forse è meglio che vada a vedere come sta- affermò Benedetta alzandosi e, per un momento, scontrandosi con lo sguardo della zia, che aveva un espressione preoccupata.

Appena uscì, Benedetta vide Paolo che discuteva con Michele e decise di rimanere in disparte.
- Non possiamo più andare avanti così- affermò Michele, prendendo il suo casco e aprendolo.
- Non puoi dire così. Ti ho detto che ci parlerò con mio padre-
- È inutile Paolo - affermò arrabbiato Michele - Non hai sentito quello che ha detto stasera: quelli come me li odia-
- Gli dirò tutto al più presto e...-
- Tu non riuscirai ad affrontare tuo padre perché hai paura di lui, vero?- domandò Michele- Lui ha grande aspettative su di te: sposato e con un figlio al più presto. Ma questo non è quello che vuoi tu ma non vuoi deludere le alte aspettative che ha tuo padre, non è così?-

La domanda di Michele zittì Paolo: che doveva dire?
- Come pensavo- affermò Michele salendo sul suo motorino e si tolse l'anello che gli aveva dato il ragazzo- Addio, Paolo-
Michele partì lasciandolo lì immobile.
Paolo era in lacrime e si girò verso la cugina, che non si era intromessa nella discussione.
Benedetta andò verso il cugino e lo abbracciò: aveva bisogno di lei in quel momento.

Quando ritornarono a casa, ognuno andò nelle proprie camere e andarono a dormire. Tutti tranne Paolo.
Era seduto sul letto, con le spalle appoggiate al muro, mentre guardava l'anello che aveva donato con amore a Michele. Pensava alle parole del ragazzo e aveva ragione: aveva paura di suo padre a causa delle aspettative che aveva su di lui.
Ma lui non era il prototipo che desiderava suo padre: lui voleva essere libero ed essere felice

- Ei, ancora sveglio?- domandò una voce femminile, che Paolo riconobbe subito.
- Mamma perché sei sveglia?-
- Tuo padre russa troppo e non lo sopportavo più - affermò la signora Perdichizzi, sedendosi vicino al figlio- Poi credo che qualcuno abbia bisogno di conforto-
- Il sesto senso da mamma, vero?-
- Può darsi - affermò la signora Perdichizzi- Mi racconti che succede?-
- È difficile da spiegare-
- C'entra quel Michele, vero?- domandò la signora Perdichizzi- Ho visto come vi siete guardati a cena e credo che la vostra non sia una semplice amicizia-

Paolo guardò la madre: come riusciva a capire tutto quanto?
- Si c'entra proprio lui ma non è Michele il problema. Sono io che sono uno stupido e che rovina tutto-
- Di solito, quando amiamo una persona, facciamo di tutto per proteggerla ma a volte usiamo i mezzi sbagliati-
- Mamma...-
- L'unico consiglio che ti do è che agli errori si può rimediare e sei ancora in tempo: vai dal tuo amore-
- Grazie mille, mamma-
- Vieni qua-

La signora Perdichizzi mise un braccio intorno a collo del figlio e quest'ultimo appoggio la testa sulla spalla della donna: si sentiva come quando da piccolo faceva gli incubi e la mamma lo veniva a consolare.
Questo ricordo fu più vivo quando la signora Renda cantò una cantinella che lo fece tornare subito bambino

Ciao raga, ecco a voi il sedicesimo capitolo. Piaciuto?
Un capitolo pieno di tensione e suspense ma che alla fine si sfoglie con un momento madre-figlio.
Ascolterà il consiglio della madre Paolo?
Curiosità:
1) Il delitto di Giarre è un duplice omicidio commesso il 31 ottobre 1980 a Giarre (in provincia di Catania), le cui vittime furono Giorgio Agatino Giammona di 25 anni e Antonio Galatola (chiamato Toni) di 15. Questo evento divenne fondamentale nella storia del movimento di liberazione omosessuale italiano in quanto portò alla fondazione del primo circolo Arcigay.
2) Il ristorante Sorelle bandiera esiste veramente e si trova a Siracusa. Ecco una foto del ristorante.

L'immagine del capitolo rappresenta l'abbraccio fra Paolo e sua madre Piccola curiosità: l'immagine l'ho trovato su internet e rappresenta Marco Mengoni (che interpreta Paolo nella storia) che abbraccia teneramente sua madre

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L'immagine del capitolo rappresenta l'abbraccio fra Paolo e sua madre
Piccola curiosità: l'immagine l'ho trovato su internet e rappresenta Marco Mengoni (che interpreta Paolo nella storia) che abbraccia teneramente sua madre. Ho scelto essa perchè la trovavo perfetta per rappresentare l'ultima scena del capitolo.
Ci vediamo domani con un nuovo capitolo.
Bye Bye🫶🏻

𝑳𝒆 𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora