Capitolo XII

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Ferrara 29 Giugno 1909

Era quasi giunta l'ora del mio Matrimonio con Livio e proprio quel giorno doveva venire a trovarci alla tenuta. Sbirciai dalla finestra e notai una debole pioggerellina che abbandonava grossi nuvoloni bianchi e grigi. Io e il mio fidanzato avremmo dovuto dire addio alla passeggiata con i cavalli nel parco. Pensai a qualche attività da fare in casa ma non vi era nulla che non avessimo già fatto. Tea sbrigava le sue solite faccende, Maria era a riposarsi vicino a mio padre, che come sempre non stava molto bene e mia sorella era al telefono con una sua amica come diceva lei. Come faceva ad avere amici? Ad ogni modo, tra i pensieri mi accoccolai sul divano in attesa che arrivasse Livio. Zahir invece era in scuderia a fare mangiare i cavalli. Improvvisamente un frastuono di vetri rotti arrivò alle mie orecchie facendomi sussultare. Corsi a cercare Tea e la trovai nella saletta più piccola. Si copriva il viso con le mani e a terra davanti a lei giaceva un mucchio di cocci di cristallo.
<<Ti sei fatta male?>> chiesi precipitandomi da lei.
<<Io no, ma la signora Maria sarà furiosa con me!>> esclamò preoccupata.
<<Che cos'era?>> chiesi incuriosita. Non mi ero mai interrogata sulle caratteristiche di quell'oggetto.
<<Era un regalo che suo marito le aveva fatto l'anno prima di morire. Un vaso di cristallo proveniente da chissà dove, valeva moltissimo e io come una sciocca l'ho rotto!
Dovevo fare molta più attenzione>>
Le misi una mano sulla spalla e cercai di confortarla.
<<Tranquilla Tea troveremo una soluzione>>
<<Oh Fortuna, non vi è soluzione>> ci pensò su poi si chinò per raccogliere i cocci.
<<Non farlo con le mani, vado a prendere una scopa>> la informai. Appena fui in corridoio il telefono squillò. Era appoggiato su di un mobile di rovere antico. Mi guardai intorno ma non vidi mia sorella, forse aveva già finito da un pezzo di parlare con la sua amica. Risposi.
<<Ciao sono Livio, volevo informarti che non posso venire lì oggi, sta piovendo e mia madre non vuole che mi arrischi ad uscire con questo tempo>> udii dall'altro capo del telefono. Feci un'espressione corrucciata che lui non poté vedere.
<<D'accordo, ci vediamo domani, ma non mancare neppure se diluvia>> raccomandai ironicamente.
<<Non posso di certo mancare al mio matrimonio>> specificò con tono compiacente.
<<Fai bene>> puntualizzai.
<<A domani bellissima, non vedo l'ora di vederti>> disse.
Mi si sciolse il cuore dalla tenerezza, lo amavo benché ogni tanto i miei pensieri corressero a Zahir.
<<A domani>> replicai semplicemente. Dopo aver riposto la cornetta del telefono presi la scopa e la paletta e tornai da Tea.
<<Chi era?>> mi chiese strappandomi gentilmente dalle mani quei due oggetti.
<<Livio. Ha detto che oggi non viene>> mormorai.
<<Ah>> sussurrò lei. Era ancora visibilmente preoccupata per aver rotto quel cimelio importante appartenente mia matrigna. Constatando che non avesse più bisogno di me, mi diressi in camera mia e di Demetra. Come aprii la porta vidi la finestra aperta con le tende che svolazzavano. Era entrata l'acqua della pioggia che nel frattempo si era irrobustita e tutta la moquette era zuppa.
<<Demetra!?>> urlai.
<<Che vuoi?>> chiese lei dopo poco dal bagno affianco.
<<Vieni qua!>> la esortai.
Udii dei passi avvicinarsi.
<<Bhe?>>
Aspettò che parlassi con fare irritato.
<<Hai lasciato tu la finestra aperta?>> domandai seccata.
<<Perché mai dovrei? Non sono così sciocca da lasciarla aperta mentre piove!>> sbuffò girando i tacchi.
<<Allora deve essersi aperta da sola perché qualcuno l'aveva chiusa male>> pensai ad alta voce ma nemmeno mi sentì perché se n'era già andata. Tra una cosa e l'altra, si fecero le otto di sera.
L'ansia delle nozze mi balenò attraverso le ossa. Era quasi pronta la cena ma non avevo fame. Per tutta la vita avevo udito parlare di matrimoni e tra pochissimo sarebbe toccato a me. Avevo da qualche giorno compiuto ventun anni e avevo ricevuto in regalo soltanto cose riguardanti il matrimonio. Un po' monotono insomma. Tea ci invitò a tavola e tutti prendemmo posto in cucina, mancava solo mio padre che non era più sceso da quando era andato a riposare. Era stata una giornata piuttosto sfortunata.
Alla fine Maria non aveva ripreso Tea per il vaso che aveva rotto accidentalmente e ne fui felice. Sicuramente ci era rimasta male, ma ormai non si poteva di certo riparare. Mentre gli altri prendevano posto a tavola salii in camera di mio padre per avvertirlo che era pronta la cena. Bussai ma non udii risposta, così entrai. La finestra era chiusa ed era quasi tutto buio, allora lasciai la porta aperta per fare entrare un poco di luce. Era girato di spalle nel letto. Lo chiamai ancora e questa volta mi rispose debolmente girandosi con fare lento.
<<È pronta la cena>>
<<Siedi>> mi disse tossendo leggermente.
<<Dimmi>> lo pregai.
<<Parliamo un po' prima di andare>> disse con un filo di voce.
<<Non devi sforzarti troppo>>
Si mise a pancia in su ad osservare il soffitto.
<<Non preoccuparti>> mi rassicurò come se non fosse ammalato.
Ammiravo la sua forza d'animo nonostante tutto. Rimanemmo qualche minuto in silenzio.
<<Sai oggi è l'anniversario di nozze di me e tua madre>> spiegò sorridendo.
<<Non mi ricordavo>>
Mi vergognai, ma lui invece di sgridarmi continuò a parlare.
<<Io me lo ricordo invece, penso sempre a lei, è qui vicino a me adesso>> disse con gli occhi sognanti. Rabbrividii. Non vi era nessun altro a parte noi nella stanza. Forse stava sognando lucidamente.
<<È molto bella>> osservò probabilmente immaginandosela.
<<E Mariarosa?>> chiesi per distrarlo.
<<La amo, ma non quanto tua madre>> spiegò girando la testa alla sua destra come per guardare qualcosa.
<<Domani ti sposi, lei ne sarebbe stata così felice di vederti e anche io>>
Ebbi una fitta al cuore.
<<Lei non potrà vedermi ma tu si>> lo rassicurai. Non rispose e si mise a riguardare il soffitto.
<<Prenditi cura di Baiardo>> esclamò debolmente.
<<Che intendi dire?>>
<<Quando non ci sarò più io, che fine farà? Ci sarà pur qualcuno che dovrà badare a lui, io mi fido di te>> confessò. Mi vennero gli occhi lucidi.
<<Ci penserò io>> lo rinfrancai.
<<Sei la mia bambina>> sussurrò alzando una mano per carezzarmi la guancia. In quel momento una lacrima mi rigò il volto e finì sulla sua mano.
<<Non devi piangere, domani diventerai adulta>> mi ricordò abbassando il braccio.
<<Voglio solo che tu sia felice. Se tu lo sei allora potrò andarmene in pace>> mormorò chiudendo gli occhi.
<<Andare dove?>> chiesi ingenuamente. Volevo fare finta di non capire perché era troppo doloroso. Non potevo fare niente, era il decorso della malattia e della vita. Nessun medico lo avrebbe potuto ancora aiutare.
<<Da tua madre>> esclamò iniziando a respirare a fatica. Innumerevoli lacrime mi bagnarono il viso.
<<È qui accanto a me, la vedo>> ribadì sgranando gli occhi come se la avesse vista realmente. Ne era così innamorato. Dopo poco con le ultime forze che aveva mi prese la mano. Lo guardai e anche lui fece lo stesso.
<<Ti aspetterò sempre>> disse respirando per l'ultima volta. Chiuse gli occhi e scoppiai in un pianto isterico. Se n'era andato.
Non mi avrebbe vista il giorno del mio matrimonio. Non mi avrebbe più vista ai miei compleanni. Ma la cosa peggiore era che ancora non gli avevo detto molte cose. Ero così arrabbiata e così triste allo stesso tempo. Quella malattia me lo aveva portato via ed era stata così ingiusta. Ce n'eravamo accorti troppo tardi. Ne erano già accadute tante ma la vita aveva deciso che non bastava.
Non avevo più genitori, solo mia sorella. Se non altro Maria, nonostante fosse la mia matrigna, era una brava persona e anche Tea, che alla fine più che domestica mi aveva fatto da seconda madre. Quella sera diedi la notizia a tutti e ovviamente ci fu una crisi generale. Non avevo mai visto Maria e Tea così disperate.
Perfino mia sorella piangeva come una bambina, forse si era pentita di aver fatto dannare nostro padre per così tanti anni.
Anche Zahir versò una quantità cospicua di lacrime. D'altronde mio padre era il suo datore di lavoro ma anche una figura maschile di riferimento, dato che il suo vero padre era in Tunisia da tanti anni e non si occupava di lui. Benché non avessero disquisito spesso di questioni personali, lui non lo trattava male e alla fine lo aveva accettato in famiglia. La morte di mio padre era stata una notizia durissima da accettare, sebbene tutti sapessimo della sua malattia e forse in qualche angolino remoto della mente, sapevamo di esserne preparati ma mai abbastanza. Non ci pensai minimamente al matrimonio fino a quando non me lo ricordò Maria. Era in disperazione perché la mattina stava ormai giungendo e forse non avrebbe fatto in tempo ad avvertire tutti di non presenziare a causa della scomparsa di suo marito.
<<Non possiamo celebrarlo comunque!>> insistetti.
<<Oh cielo che guaio! Non credo faremo in tempo ad avvisare tutti. Tuo zio Edmondo e la moglie stanno a tantissimi chilometri da qui, probabilmente si alzeranno presto per partire. Non possiamo chiamarli mentre sono già in viaggio perché non avranno il telefono>> osservò Maria preoccupata. Ci pensai su ma in effetti aveva ragione, gli invitati più lontani non avrebbero saputo niente fino all'arrivo in tenuta.
<<In ogni caso non possiamo lasciare mio padre qui, bisogna chiamare il medico perché si occupi di organizzare tutto>> dissi quasi non credendo a quella situazione. Vidi un'espressione di riflessione sul volto della mia matrigna.
<<Tea!>> urlò dopo poco per farsi sentire.
La domestica era al piano di sotto con mia sorella e Zahir.
<<Arrivo>> udimmo da sotto. Quando arrivò notai sul suo viso delle occhiaie enormi, segno del poco riposo ma anche del lungo pianto che la aveva afflitta.
<<Dite>> esortò Maria a parlare.
<<Dunque, dobbiamo occuparci di Gregorio, il matrimonio verrà rinviato. Tea, voglio che chiami tutti gli invitati e soprattutto il prete per informarli dell'accaduto. Chi vorrà potrà partecipare ai funerali>> affermò la donna toccandosi la medaglietta che aveva al collo.
<<Ma è ancora molto presto, staranno dormendo tutti>> evidenziò Tea pensierosa.
<<Non ha importanza, è l'unico modo, almeno tutti lo sapranno per tempo>> concluse andando vicino all'ormai defunto marito.
Scoppiò a piangere carezzandogli la guancia ed ebbi la decenza di chiudere la porta per lasciarla da sola con lui.
<<Vuoi che avverta io la famiglia di Livio o ci penserai tu tra qualche ora?>> mi domandò Tea apprensivamente. Ero ancora sconvolta, non mi pareva reale, dovevo per prima accettarlo io che non ci fosse più, come potevo darne la notizia?
<<Li chiamerò domattina>> mormorai prendendo coraggio.
<<D'accordo>>
Andò di sotto presumibilmente a cercare l'elenco degli invitati da chiamare. Fortunatamente non erano più di cinquanta. C'erano lo zio con Ada, la famiglia di Livio e i suoi parenti, e alcune amiche di Maria come sempre. Dalla parte della mia famiglia non avevo molti parenti, Livio sicuramente in questo mi superava. Andai in camera e me ne stetti un po' a piangere e a pensare all'avvenire.
Dopo un po' di tempo mi raggiunse Zahir e senza dire niente mi abbracciò. Non mi staccai perché sapevo che era un gesto di conforto, Livio non avrebbe dovuto essere geloso. Io e Zahir eravamo migliori amici poi le cose erano cambiate. Avevo iniziato a provare qualcosa per lui e Demetra mi aveva preceduta dichiarandosi. Egli disse che non ricambiava ciò che provava lei, in più era a conoscenza del mio fidanzamento programmato con Livio che sarebbe diventato mio marito e non aveva fatto niente per impedirlo. Perciò avevo tratto le mie conclusioni. Forse non gli piacevo abbastanza. Ero convinta che se i suoi sentimenti fossero stati autentici, avrebbe fatto qualcosa anziché tacere, nonostante avessi mentito dicendo che non provassi nulla verso di lui.

DEA FORTUNAOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz