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Ambrose

E poi c'era lei, la più malinconica, mesta, inquieta delle donne felici.

Quella mattinata, fuggii come una prostituta che sgattaiolava via dalla casa dall'amante, al chiarore. Mi incamminai verso l'ospedale psichiatrico, e durante tutto il tragitto non feci altro che ripensare a quegli occhi bruni, nuvolosi, lucenti e mannaie. Mi mandavano in tilt.

Mi scrutava spesso con quelle biglie di vetro dal colore incerto, e sorrideva senza mostrare la dentatura. In quel momento, capì che mai avrei amato altri occhi o altri sorrisi che non fossero i suoi.

Io, Ambrose Van der Berg Faust; ero attratto dalla sua presenza. Non riuscivo ad ostacolare i miei pensieri, dal divorare la figura soffice di Odessa, di percepire e patire le sue curve mentre si ficcava sotto la veste.

Le sue labbra erano un dolce invito che mi chiamavano; non auspicavo altro che posarmi a loro; e leccare via con lussuria prima di assaggiare il loro dolce nettare. Amavo le sue labbra, così carnose eppure così sottili. Curve, morbide e invitanti che sembravano sussurrare il mio nome ad ogni respiro che esalava. Erano di una perfetta tonalità rosa, come due corolle che aspettano solo di essere lambiti da me.

I suoi capelli erano lunghi – setosi, e ricadevano sulla schiena come un dolce invito.

Ogni qual volta che facevo scorrere le dita sulla sua morbidezza, sembrava quasi che lei stesse assaporando la delicatezza di quello che poteva essere il nostro rapporto.

Ma, ahimè; ero consapevole che nel momento in cui avrei assaggiato le sue labbra, il mio puro e sporco desio per lei non si sarebbe mai concluso e tutte le mie preoccupazioni autocoscienti di non essere abbastanza buono per lei sarebbero evaporate nel nulla.

Ero un uomo meschino, egoista, non anelavo altro che stringerla vicino a me per l'eternità, ma le sue paure me lo impedivano. Lei era così giovane e ingenua, mentre io mi sentiva vecchio e amareggiato al suo confronto: all'esterno, lei trasudava forza e potere, ma internamente era piena di fragilità e ansia.

Temeva che, se si fossero avvicinati troppo, se dovessero essere completamente investiti l'uno nella vita dell'altro, finirebbe per percuotere entrambi, razionalmente o fisicamente. Era uno di quegli amori che avrebbe leso ambedue in ogni caso. Erano come due coltelli a doppio taglio, le lame lunghe e sottili come la lingua di un serpente, luccicavano nella luce fioca della stanza. I manici brillavano di smalto ed erano incisi con motivi intricati che li rendevano quasi troppo belli per essere usati, ma davano loro anche un'aria azzardata. Apparivano invitare il loro padrone a usarli: strumenti di distruzione aguzzi ma soavi, capaci non solo di tagliare la carne ma anche le corde del cuore.

YONDERLY RUMINATINGWhere stories live. Discover now