«Ares»

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«Le scoprirai da sola, dai tempo al tempo»
sono le parole che mi rimbombano nelle sinapsi da quando sono uscita dalla caffetteria. E continuano a rimbombarmi sia mentre provo a studiare per il giorno dopo, visto che ho la consegna della teoria per il compito di arte e sicuramente Apollo non avrà fatto la sua parte.

Come lo so?
Bastava vedere lui e i suoi fratelli, i classici ragazzi che vengono a scuola o perché ancora devo raggiungere i sedici anni per lasciare la scuola o sono costretti dai genitori.
E ho dovuto fare una parte in più, cosa che ovviamente non mi piace. E ho trovato anche poco e niente. Iniziare l'anno scolastico con una insufficienza in una materia a mia scelta è fantastico.

«Le scoprirai da sola, dai tempo al tempo» non capisco, cosa devo scoprire? Perché non me lo posso dire loro? Voglio sapere.

Ma la mia visuale del dormito scompare per fare spazio a all'oscurità. Oscurità dove i miei occhi fanno fatica a riconoscere le cose.

Ma la cosa che subito percepisco è che il mio polso, viene avvolto da una mano con una presa possente e molto più grande del mio polso fragile ed esile.
Il passo dello sconosciuto, o sconosciuta, è molto più veloce del mio e faccio fatica a stare al suo passo.

«Puoi andare u-» non riesco nemmeno a dire la mia domanda, che poi era quasi più un obbligo che lo sconosciuto mi silenzia.
«shhh» e riprendiamo a camminare, forse anche più veloce di prima.

Ma all'improvviso, mentre stavo iniziando ad abituarmi, lui si ferma e io gli vado a sbattere addosso. Poi non so come mi trovo con la schiena contro il suo petto e addominali scolpiti.
E una mano sulla mia bocca per farmi rimanere in silenzio.

«Ellen» riconosco subito la voce roca e profonda.
«Ares» sussurro contro la sua mano.

Sento il suo mento che si appoggia sulla mia clavicola, il naso si struscia contro la pelle delicata del mio collo e i capelli ribelli mi fanno il solletico. Una mano è appoggiata sul mio volto ma solo per tenermi ferma, mentre l'altra è appoggiata sulla mia pancia che mi attira al suo corpo possente e che sembra essere scolpito da uno dei migliori scultori greci.

«Ares» sussurro sperando di trattenere il gemito che mi opprime la gola dopo che sento i suoi addominali nonostante siano coperti da una semplicissima maglietta maschile.
«Ellen» e riesco a percepire le sue labbra che si strusciano insieme al naso sulla mia pelle delicata e calda del collo. Labbra bagnate e che rendono il tutto più eccitante.

«Ho sentito il tuo discorso in caffetteria nei miei confronti» non sento più niente.
Non sento più i capelli di Ares che mi fanno il solletico. Non sento più il suo naso da profilo greco e le labbra.

Non sento più il suo corpo alle mie spalle.
Non sento più niente, nemmeno il mio respiro.
Ho solo le sue dieci parole che mi ha appena sussurrato.

«cosa hai sentito?»
«Ti posso dire chiaro e tondo ogni singola parola, posso?» Faccio un breve movimento del capo e poi inizia.

«Allora oggi avevo educazione fisica e già sono arrivata in ritardo di cinque minuti e il professore mi ha dato un giro di campo in più da fare.
Vabbè, comunque, mentre correvo vedo che mi si avvicina Ares, mentre Atena continua il giro e io e Ares iniziamo a dialogare. Ma all'improvviso Ares interrompe il discorso per raggiungere la sorella che era in compagnia di un ragazzo che prima non c'era.
Ma succede tutto nell'arco di dieci secondi che vedo Ares a cavalcioni del ragazzo e con i pugni ben saldi gli rompeva la mascella.
Come si fa a essere così? C'è che gli ha fatto di male quel ragazzo per essere picchiato in quel modo? Stava solo parlando con Atena»

Sono ogni fottuta singola parola che ho detto.
«non dici niente?»
«cosa devo dire?»
«cosa vuoi sapere» rifletto per pochi secondi e poi apro bocca.

Sulla Luna e poco piùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora