Capitolo 1 Marco

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Un bel giorno senza dire niente a nessuno

me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo

battente bandiera liberiana. Feci due volte il giro del mondo

e non riuscii mai a capire che cazzo trasportasse quella nave,

ma forse un giorno lo capii: Droga!

Sergio Benvenuti, Carlo Verdone - Borotalco

Penso che andare in terapia sia inutile, perché mai parlare con qualcuno per un'ora, qualcuno che sto pure pagando, dovrebbe aiutarmi a stare meglio. Mi ascolta perché lo sto pagando, neanche perché gli faccia piacere ascoltarmi.

Mi chiamo Marco, ho trentasette anni, sono nato all'inizio degli anni '80, i miei abitavano a Venezia, Venezia Venezia eh, non come quelli che dicono di essere di Venezia e poi sono nati a Mestre. La casa dei miei genitori, che ora è la mia, si trova sopra al bacino Orseolo, dietro piazza San Marco, si, dove ora hanno messo quella trappola per turisti che è l'Hard Rock Cafè. Due portoni sotto quei mangiasoldi c'è casa mia, attico, vista sui tetti di Venezia.

Quanto è bella Venezia lo sa solo un Veneziano. Certo negli ultimi dieci anni ha perso molto, più della metà dei negozi, bar, ristoranti è gestita da stranieri; solo noi veneziani sappiamo dove trovare i locali veraci, quelli che ci sono da sempre. I turisti si ammassano nelle solite quattro calle, conoscono praticamente solo il sestiere San Marco, arrivano dalla stazione con il traghetto, non si avventurano neanche un po' a piedi. Perdersi a piedi tra i ponti di Venezia dovrebbe essere patrimonio immateriale dell'umanità, è così che si trovano gli scorci più belli.

Si può nascere e vivere nella città più romantica del mondo ed essere così sfortunati in amore? Si, si può, sono la prova nel nove. Uno a trentasette anni dovrebbe avere una moglie e dei figli? Ve lo sto chiedendo sul serio perché ancora non ne sono certo. Dovrebbe essere così?

Ricordo Emilia, una mia cara amica ai tempi dell'università Ca' Foscari (frequentare l'università a Venezia è qualcosa di magico, ve ne riparlerò), Emilia aveva una sola regola per capire con chi uscire a cena:

Se ha più di ventinove anni ed è single, sicuro ha qualche problema. Scappa.

I ventinove li ho superati da un pezzo ma non sono ancora così certo che Emilia avesse ragione. E poi al giorno d'oggi chi si fidanzata prima dei ventinove per poi stare con la stessa persona tutta la vita?

Io di relazioni ne ho avute tante, forse troppe, ma nessuna mi ha mai davvero convinto così tanto da volerla portare all'altare. Mia madre, riposi in pace, diceva sempre:

Marco, l'unica donna che ti amerà per sempre sarò io.

Che poi alla fine anche il suo per sempre è durato solo ventisei anni. Sono dell'idea che nessun per sempre duri per sempre. L'amore è forse più una serie di infiniti Carpe diem.

Cogli l'attimo Marco, che l'amore poi passa.

E allora colgo l'attimo in cui mi piace una persona, se riesco colgo la persona, poi passa. E quindi come faccio a portare qualcuno all'altare e giurare:

finché morte non ci separi.

Non sarebbe meglio:

Finché una più interessante e bella di te non ci separi? Finché uno più interessante e bello di me non ci separi.

Poi faccio un incubo ricorrente, sono l'amico di Julia Roberts ne Il matrimonio del mio migliore amico con una vocina che mi ripete "Chi insegue te? chi insegue te?", e non mi piace per niente.

Quindi ora sono single, come la maggior parte del tempo trascorso su questa terra.

Devo fare una premessa: io amo le donne. Le donne sono per me linfa vitale, se non ci fossero le donne non saprei cosa restar a fare in questo mondo. E malauguratamente per questo non riesco a fare a meno di loro, per mia fortuna non mi è difficile trovarne una, anche se si tratta per lo più di storie di una notte.

Vi ho parlato di mia madre, ma la mia famiglia non si limita alla figura di mia madre. Mio padre Giorgio Parvo, fondatore della GPC Industry. L'azienda che ora, da qualche anno in realtà, è passata a me e mio fratello Paolo. Produciamo film dal 1954, siamo figli del boom economico. Mio padre aveva soldi da investire e il cinema iniziava a prender quota, mai scelta fu più azzeccata. Ancora oggi produciamo alcuni tra i film di maggior successo in Italia. In sostanza il nostro lavoro consiste nel capire come girano i soldi e continuare a farli girare nel modo giusto.

A maggio inizia la Biennale, e questo, per un veneziano, significa solo una cosa: caos. Non fraintendetemi, io amo la Biennale alla follia, le sue opere sono alcune tra le più ricercate al mondo ogni anno, amo perfino il marasma che si crea attorno ad essa, festini compresi, amo il caos della Biennale.

Quella sera ero stato invitato alla prima festa brandizzata per la Biennale dell'anno, nell'attico di un lussuoso hotel in calle de le Rasse. Arrivai con la mia barca, quella piccola che uso solitamente per spostarmi nei canali più piccoli, attraccai nei pressi dell'hotel e mi diressi a piedi verso l'ingresso che dà sulla strada, salì all'attico e iniziai, come ogni volta a bere Crodino.

Non ho nessuna vergogna ad ammettere che ai festini il Crodino non fosse il mio unico vizio. La cocaina. Ne ho abusato da ragazzo, troppi soldi in mano ad un ragazzo così giovane, ma sono riuscito a fermarmi prima di finire come Tommy in Trainspotting ; ora è solo un passatempo alle feste, mi so regolare, so quanta prenderne per rimanere abbastanza lucido da fare solo ottime figure. Sono abbastanza certo che anche il Grande Gatsby di DiCaprio ne facesse un uso sporadico. Niente ti fa scopare tutta la notte come la cocaina.

Adesso dovrei farvi una filippica su quanto la droga faccia male ma non ne vedo la necessità, tutti quelli che si drogano sanno che la droga fa male e lo fanno lo stesso. Io avrei un discorso più convincente: la droga vi rende poveri e pieni di debiti se non siete ricchi abbastanza da potervela permettere.

A queste feste quasi tutti usano la cocaina, non puoi lavorare tutto il giorno, partecipare alle feste e magari andare a letto alle cinque del mattino e risvegliarti alle sette, non ce la fai, è fisicamente impossibile. Solitamente si trova nei bagni, sì anche gratis, come omaggio per la festa. Avete mai notato che nessun influencer posta storie dal bagno? Sempre tutti ingellati al bancone del bar o sui divanetti in bella posa. Nessuno fa mai foto nei bagni alle feste.

Mi avevano detto che quella sera ci sarebbero stati quelli di MovieMax, la testata giornalistica più importante in Italia per quanto riguarda il cinema. Era da un po' che avrei voluto coinvolgerli in un progetto che unisse cinema, giornalismo e social. Stavamo per iniziare una grossa produzione americana in Italia, una cosa alla Bastardi senza Gloria ma ambientata in Toscana e, purtroppo, senza quel genio di Tarantino. Volevo che loro si occupassero di sponsorizzare la produzione sul giornale e sui social così da creare hype prima dell'uscita.

Mi dissero che avrei dovuto parlare con Serena, ma quando arrivai da lei un uomo biondo e muscoloso con una macchina fotografica appesa al collo mi riferì che Serena quella sera non era disponibile e così mi presentò Diamante.

Diamante era bella, professionale, arguta. Era alta, aveva la pelle chiara, gli occhi color nocciola e i capelli neri e opachi come l'ardesia. Il suo vestito lungo e rosso stretto in vita non tradiva le sue forme perfette, il seno di una taglia troppo grande rispetto al vestito. Il taccuino color cuoio che stringeva tra le mani le dava l'aria da intellettuale che tanto non guastava. Mi rispondeva spiccata e non aveva voluto darmi del tu. Mi disse che avrei potuto recarmi in ufficio e parlare con il suo capo ma che lei non ci sarebbe stata. Peccato.

Diamante, solo un motivo poteva esserci per averle dato quel nome.

Lo faccio o non lo faccio? Lo faccio o non lo faccio?

«Respirerò l'odore dei granai...»

Reklats - Allo specchio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora