capitolo 7

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   Evangeline

qualche ora prima della gara..

Oggi è martedì, giorno in cui ritiriamo la paga al lavoro.

Dopo essere stata ignorata dal ragazzo dagli occhi cerulei e le prese in giro dei miei compagni finalmente una gioia.

Questo mese, avendo cambiato i turni con il mio collega,  mi sono ritrovata a lavorare ore in più quindi avrò dei soldi extra che potrò usare per levarmi qualche sfizio, non aspettavo altro.

Apro la porta del locale e mi dirigo nel retro dove trovo Alan, il mio capo, un vecchio burbero che allunga un po' troppo le mani, motivo per il cui lo evito sempre se posso.

<<Evangeline, tesoro entra pure>> dice lui dopo avermi vista sulla soglia.

<<Alan>> dico facendo un cenno a mo di saluto. Se non chiudo la bocca fin da subito rischio di insultarlo in tutte le lingue possibili e sinceramente il lavoro mi serve perciò non posso farlo.

<<Deduco tu sia venuta qua per la paga mensile>> afferma biascicando, ottimo, é pure ubriaco.

<< Esatto>> dico deglutendo sonoramente.

<<Tieni>> dice lanciandomi la busta direttamente addosso. Ma che gentile.

Apro la busta e inizio a contare i soldi nel caso abbia confuso me con qualcun'altra e quindi mi abbia dato meno denaro, é già successo più di una volta.

Sono 650€. Come sempre. Nulla di più per le mie ore extra.

<<Sono solo 650€, le ore in più non me le paghi?>> chiedo.

<<Ragazza mia hai voluto tu fare cambio turno con il tuo collega, non è colpa mia se ora ti ritrovi a fare ore in più, ma sai, se volessi altri soldi potresti farmi un bel servizio>> dice alzandosi e toccandosi il pacco in modo volgare.

Che schifo. Ha letteralmente più di sessant'anni e ci prova con me che ne ho appena diciassette. Uomini come lui meriterebbero la galera.

Avanza di qualche altro passo nella mia direzione. Che dio mi aiuti. Infilo una mano in tasca pronta a fare la mia mossa in caso dovesse avvicinarsi troppo. Inizio a sudare freddo.

Grazie a dio una chiamata lo distrae e questo mi consente di darmela a gambe prima che la situazione possa peggiorare.

Odio gli uomini, in particolare i vecchi stronzi che non sanno tenere le proprie mani a posto.

Quelli che si approfittano delle ragazze più deboli.

Quelli che non fanno distinzioni e alzano le mani su qualsiasi essere vivente.

Esco dal locale correndo e torno al mio appartamento.

Credo mi toccherà chiamare Brooks.
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<<Evangeline, ragazza, da quanto tempo>> risponde dopo tre squilli.

<<Hey Brooks, come stai?>> chiedo solo per fare conversazione.

<<Bene grazie, tu?>> risponde lui gentile.

<<Abbastanza bene... ecco volevo chiederti... Quando ci sarà la prossima gara?>> domando.

Conosco Brooks grazie a quel mostro del mio padre adottivo, spesso andava a vedere le gare clandestine organizzate dal ragazzo con cui sto parlando e mi portava con sé.

Ha ventisei anni e si occupa di queste gare sin da quando ne aveva quindici. Più volte mi ha salvata da dei pervertiti che si avvicinavano troppo. Posso definirlo un mio amico.

Harmony in Chaos Where stories live. Discover now