<< Fai ridere facendo così. >>
<< Zitto, mi deconcentri. >>
<< Riesci a suonare i tamburi invisibili? >>
<< Sadin, se non la smetti giuro che mi arrabbio. >>
<< Va bene, ti lascio "allenare". Attento a non storcerti le dita. >>
Basim bofonchiò scocciato, imponendosi di non perdere la pazienza.
Era già difficile di per sé imparare a suonare uno strumento, istruirsi poi senza corde era praticamente una follia. Eppure, Elamin gli aveva detto che poteva riuscirci.
"Suonalo come se ci fossero." gli aveva detto convinto. "Ricordati il suono che emette e prova a riprodurlo." Aveva anche aggiunto. Ma come faceva a migliorare senza sentirne le note o vedere come poggiare le dita sulle corde? Ogni volta che lo assisteva in quell'assurdo esercizio lo fissava in silenzio e intensamente con i suoi occhi da gufo e solo di tanto in tanto interveniva per correggerlo nella posizione delle mani, sprecando le solite quattro parole. Lo costrinse ogni giorno ad eseguire quel compito almeno tre volte al dì, a prescindere che fosse stanco per il lavoro ai campi oppure perché non ne aveva voglia, usando la scusa che la pratica rende perfetti. Basim era certo che fosse un pretesto – o una punizione, per come la vedeva - per non farlo più suonare dopo l'incidente in paese. Ed erano passati tre mesi da allora! E la gente ancora gli teneva il broncio.
C'era un'altra cosa che gli dava pensiero: Elamin di aveva detto di essere ormai diventato un Maestro della Sabbia.
Quando l'aveva visto scritto ne era rimasto interdetto. Perché dirgli una cosa del genere? Eppure, lo sapeva che non era uno studente di Al Haimat, né tantomeno un tirocinante... perciò da cosa aveva deciso che meritava quel titolo? Glielo aveva chiesto una volta tornati a casa, ma non gli aveva mai risposto.
Ad un certo punto dovette fermarsi, stanco di gesticolare a caso le mani sulla cassa dello Yasirpipe. Si sdraiò a terra e fissò il soffitto cercando di svuotare la mente. Non voleva pensare a niente. Non voleva fissarsi su alcun pensiero. Se avesse potuto, avrebbe voluto spegnersi come una candela.
<< Va tutto bene? >> gli chiese un preoccupato Sadin.
<< No. >> gli rispose Basim, continuando a starsene coricato. << Sono stanco. Voglio sentirmi di nuovo una persona normale. >>
<< Che c'è di interessante nella normalità? Se fossi rimasto a Baharmis, ti saresti perso tutto il divertimento che stiamo passando insieme. >>
<< Ma quale divertimento. Da quando ho toccato quello Yasirpipe, sono stato perseguitato dalla sfortuna e... oh, ma che mi lamento a fare? Tanto non puoi capire come mi sento. >>
<< Prova a parlarmene, prima di dire che non ti capisco. >>
<< No, lascia stare. Fai finta che non abbia detto niente. Mio nonno me lo diceva sempre che mi lamento per un nonnulla... e aveva anche ragione su quanto fosse pericoloso il mondo. >>
Basim rimuginava spesso su quei pensieri di recente e Sadin lo sapeva bene perché lo sentiva sempre, quando cominciava brontolarci sopra. Basim non faceva altro che ripetere che avesse incontrato in quel momento i suoi parenti, non avrebbero perso tempo a rimproverarlo per le sciocchezze compiute, parlando contemporaneamente com'era solito loro fare. Si afferrò i cappelli e se li riversò in faccia, cercando di nascondersi dal mondo.
Sadin vi scavò in mezzo per trovare il suo volto.
<< Lo sai? Sei antipatico quando sei di pessimo umore. >> gli disse.
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I Maestri della Sabbia
FantasyLa "Sabbia". La più grande scoperta nella storia dell'umanità, tanto pericolosa quanto rivoluzionaria. Non ha niente a che vedere con la comunissima banale sabbia che si può raccogliere per terra, il suo valore è di importanza pari a quello dei diam...