L'Homo machina

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Nato dalla polvere, polvere tornerai, si diceva in un tempo remoto. Un'epoca in cui la condotta morale era ancora appannaggio del singolo individuo e non decisa da un algoritmo. Un periodo storico in cui la gente credeva in un aldilà, si raccomandava l'anima a qualche dio annoiato e cercava di nascondere la propria ipocrisia dietro vuote formulette. Un tempo in cui la perizia tecnica doveva ancora ingaggiare un costante braccio di ferro con l'etica, le fedi religiose e un oggetto indefinito chiamato "coscienza".
Il ventunesimo secolo racchiudeva tutto questo e molto altro; una serie infinita di contraddizioni e aporie insanabili, cucite assieme in un arazzo in putrefazione e brulicante di larve. Una decomposizione morale che infine aveva dovuto lasciare il posto al nuovo, proprio come gli antichi imperi erano sempre caduti e altri ne erano sorti per rimpiazzarli. Così era cominciata una vera e propria rivoluzione all'alba del ventitreesimo secolo... o per meglio dire, il nuovo anno zero. La rinascita d'un Cristo digitale e dell'umanità, che si era battezzata non nel sangue dell'agnello, ma nell'olio per motori, trovando la sua nuova dimensione nel sincretismo tra carne e metallo. Gli antichi definivano tutto ciò "transumanesimo", oggi la chiamiamo normalità.
La gente di quel tempo avrebbe dovuto usare una primitiva periferica esterna per digitare le parole in un motore di ricerca, mentre io le sto semplicemente dettando alla IA nel mio cervello, nome in codice Ania: assistente neurale integrato automatico. Posso tradurre simultaneamente le lingue dei miei interlocutori e compiere un numero incalcolabile di azioni che poche centinaia d'anni addietro sarebbero sembrate nel migliore dei casi fantascienza. Nel peggiore, semplice fantasia irrealizzabile. Si potrebbe dire che il positivismo dell'epoca illuminista - almeno stando a quanto suggeritomi dall'enciclopedia online - abbia avuto infine la rivincita sull'oscurantismo delle religioni, che così a lungo hanno ostacolato il progresso.
Mentre la capsula automatica si dirige a destinazione osservo le strade della città, perfette nel loro metallo auto riparante. Droni pattugliano terra e cielo ventiquattro ore al dì sette giorni su sette, rendendo la vita difficile ai criminali; allo stesso tempo, è diventato impossibile anche per il comune cittadino sfuggire all'occhio del Grande Fratello, come un romanziere dell'antichità aveva definito l'autorità. Ah, George Orwell, ma pare fosse solo uno pseudonimo. Irrilevante.
L'unità stimata all'arrivo corrisponde a dieci minuti e quattro secondi. Un lasso di tempo ragionevole per mettere in standby il cervello, controllare gli aggiornamenti e risolvere eventuali bug di sistema. Non vorrei presentarmi con dei malware o qualche altra sciocchezza fuori posto e fare una brutta figura... non in un giorno così importante.
Avvio la procedura e mi rilasso contro il poggiatesta: è come un semplice sonnellino, durante il quale solo la parte organica del cervello resta in funzione. Chiudo gli occhi.


***


Mi risveglio di soprassalto col basso ronzio della parte cibernetica del cervello che si sta riallineando a quella organica; la IA della capsula mi comunica che siamo giunti a destinazione. Scendo dal mezzo in uno stato di vago istupidimento, simile a quello che provocano alcune droghe sintetiche, ma con una venatura sgradevole. Come se ci fosse qualcosa che non va.
Mi avvio lungo il marciapiede senza fare troppa attenzione ai passanti e alle capsule che mi sfrecciano accanto, cercando di capire cosa mi succede. Lancio una diagnostica, ma sembra essere tutto in ordine, ogni cosa funziona come dovrebbe. Allora che cos'è questa sensazione bizzarra, aliena, che mi pervade? Da dove viene? Voglio reprimerla, ma non ci riesco, come quando si lotta contro la nausea e lo stomaco si ribella con l'intenzione di rimettere.
Durante il tragitto, il sentore non fa che rafforzarsi e cominciano ad affiorarmi alla mente immagini misteriose. Una in particolare, ricorrente, è quella di tre sfere colorate che ruotano in un cerchio: una rossa, una blu e una verde. Avvio una ricerca online su questa simbologia e vengono fuori centinaia di risultati pertinenti, forse migliaia. Ci sono collegamenti ad antiche culture che così rappresentavano qualcosa che chiamavano "anima", nonché la trinità di una religione monoteistica e tanti altri riferimenti. Ma come è successo che mi abbiano influenzato a tal punto da bypassare il firewall? Si tratta forse di un bug? Un ulteriore esame diagnostico mi spiazza. Di nuovo: nessun bug, tutto normale.
"I sistemi di sicurezza sono forse difettosi e non rilevano le anomalie, o c'è dell'altro?"
Accelero il passo nella speranza che, arrivato a destinazione, possa venire a capo di quel problema con il supporto hardware e software adeguato. Rifletto che forse è un caso di rigetto del cervello organico, ma ho convissuto tutta la vita con gli innesti cibernetici senza mai avere problemi. Possibile, così all'improvviso? L'estensione del Keygen è in grado di controllare le emozioni e ridistribuire lo stress, così invece del panico o della paura, provo solo un forte prurito in diversi punti del corpo.
Raggiunta l'insegna al neon, varco senza indugio la soglia della chiesa catodica. All'interno, mi attendono come sempre le numerose postazioni, simili a quelle che nell'antichità occupavano luoghi chiamati "internet point". Ma se i primitivi dell'epoca utilizzavano tali posti per connettersi - tramite una rudimentale periferica esterna - alla rete, oggi le chiese catodiche svolgono tutt'altra funzione.
Scelgo una postazione libera, prendo posto e gli spinotti del sedile mi si innestano nelle apposite entrate del cranio glabro e della spina dorsale. Il Keygen interagisce con le sinapsi del cervello e con le cellule della parte umana del corpo, trasformando il dolore in semplice solletico che mi attraversa dalla testa ai piedi.
Osservo il monitor antediluviano a tubo catodico accendersi: un vezzo voluto dai Figli del Catodo per diversi motivi. Primo, per rafforzare il legame col loro nome, secondo perché è molto démodé e questo aiuta ad attirare la gente meglio di tante trovate pubblicitarie. Infine, forse anche perché ciò che fanno, pur essendo in linea coi tempi, è molto simile alla cosiddetta spiritualità che un tempo permeava l'umanità. Ma questa è soltanto una mia ipotesi.
Nella schermata iniziale - che mostra una rappresentazione grafica di un mare di elettroni - richiedo un esame diagnostico più approfondito e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi. Le strane visioni però ricominciano a tormentarmi: epoche passate si mescolano a quelle che devono essere opere di fantasia popolate da creature inesistenti. Non ho mai sperimentato nulla di simile in vita mia, tanto che avrei voglia di infilarmi un cucchiaino nella scatola cranica e rimuovere quel maledetto cervello organico inutile, difettoso e inefficiente. Ma non ha importanza, presto non ne avrò più bisogno, mi basta soltanto risolvere questo problema.
Il supplizio dura a lungo, senza che riesca a liberarmi da quelle immagini così come un tempo mi liberai del mio sesso, inutile in un'epoca di piscine di gestazione artificiali. Ma quelle sensazioni cenestesiche, quelle immagini e quei colori vividi, quel suono che sembra il rumore di fondo dell'Universo, non vogliono darmi tregua. Non posso sperare di copiare il mio "io" nel server digitale dell'aldilà se rischio di infettare anche gli altri... l'analisi deve risolvere il problema. Non posso vivere in un recipiente guasto, si tratta di un'eventualità agghiacciante e intollerabile. Una simile ipotesi sarebbe un affronto al progetto della nostra specie per divenire esseri perfetti. Homo deus,Homo machina... deus ex machina. Dio può esistere soltanto nella gelida perfezione della vita basata sul silicio, tutto ciò che è basato sul carbonio è destinato a marcire e a morire. Per definizione, Dio deve essere eterno, perciò non può che essere una macchina.
Sullo schermo appare un segnale di pericolo: il test di diagnostica ha rilevato una subroutine ignota nella porzione di cervello organico. Lo sapevo. Mi giunge la lunghissima stringa di codici relativa e... no, non è possibile. L'applicazione in questione non solo è in grado di escludere qualsiasi intervento esterno, ma pur manifestandosi nel cervello umano non è quella l'origine del segnale. Arriva direttamente dal DNA mitocondriale delle cellule che compongono la parte organica del mio corpo; è come se la porzione umana di me si stia consapevolmente ribellando, come se avesse una mente e un intento... una forza coscienziale.
Il Keygen deve entrare di nuovo in funzione, perché i miei livelli di stress e di adrenalina sono schizzati ben oltre la soglia di sicurezza, ma d'un tratto l'estensione per il controllo delle emozioni smette di funzionare, come se un contatto elettrico l'avesse fulminata. Pare che i bug si stiano moltiplicando e comincio ad agitarmi sulla poltrona, scosso dagli spasmi.
"No! No! Non voglio finire così!"
Calmati, non corri alcun pericolo.
Una voce rassicurante comincia a echeggiarmi nella testa, come si diceva un tempo accadesse ai pazzi. Forse lo stress è stato troppo e sono impazzito anch'io...
No, ti stai soltanto svegliando da un lungo sonno, perché così hai voluto.
"Ma chi sei, si può sapere?"
Io sono colei che è sempre stata e che sempre sarà.
Devo aver perso i sensi, perché mi risveglio da un sonno ristoratore e mi rendo conto che non mi sono mai sentito meglio. Sono ancora seduto alla postazione, ma tutti i miei innesti cibernetici e le porte a cui ero collegato sono svaniti nel nulla, come se non fossero mai esistiti. Sbatto le palpebre, fisso il mio corpo e lo tocco, domandandomi se non stia ancora dormendo. No, è reale. E in quel momento di assoluta, cristallina chiarezza comprendo ciò che fino ad allora mi era sempre sfuggito, nella sua estrema banalità. Mi alzo ed esco dalla chiesa catodica con un passo che non è mai stato così sicuro e leggero, mentre i passanti mi osservano a bocca aperta: un completo organico è uno spettacolo che non si vedeva da centinaia di anni.
Qual è la realizzazione alla quale sono giunto? Che diventare un dio immortale è sempre stata una semplice chimera e che, in un certo senso, lo siamo già.
L'essere umano è un bimbo sperduto e ignorante, che vive su un granello di sabbia in un deserto infinito. Nel momento in cui prende consapevolezza di sé, capisce di essere quel deserto.

La chiesa catodicaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang