Lavoro, lavoro ed altro lavoro.
Ormai erano passate ore senza neanche una pausa.
Nikolai e Anatoli eravamo a raccogliere le spighe di grano. Era un miracolo che con quel freddo ancora resistevano. Rispetto al resto delle altre giornate, quella sembrava la più fredda... il sole era coperto dalle delle nubi grigie. Non avevano dei guanti per coprirsi al contatto agghiacciante del ferro del falcetto; in più il vento gelido, di quella fredda giornata invernale, rendeva sempre più difficile il loro compito. La tensione nell'aria cresceva, e durante uno di quei tagli precisi, Nikolai, distratto dal freddo penetrante, mancaò il colpo, arrecando danni a spighe ancora immaturi.
Suo fratello maggiore, Anatoli, già provato dalla fatica e desideroso di raccogliere il grano con cura per essere il migliore della famiglia, esplode di rabbia di fronte a quell'errore che minacciava la qualità del raccolto.
« NIKOLAI!! MA CHE TI DICE IL CERVELLO!? IL NOSTRO FUTURO DIPENDE DA QUELLE SPIGHE!! SONO IMMATURE QUELLE CHE HAI TAGLIATO!! NON AVREMO IL RACCOLTO PRONTO PER QUANDO RITORNEREMO!!! MALEDETTO!! ORA SE LA PRENDERANNO CON ME PER COLPA TUA!!! »
« M..mi dispiace io.... »
« NON PROVARE A DIRE NIENTE!! IL TUO MI DISPIACE NON PORTERÀ IL CIBO IN BOCCA!! SEI UN DISASTRO!!! MALEDETTO!! » Urlò e lanciò contro Nikolai il suo falcetto colpendolo all'occhio sinistro provocandogli un profondo taglio.
Dopo il gesto violento di Anatoli, il campo di grano rimase avvolto nel silenzio glaciale. Nikolai, tenendo una mano sulla ferita, sentiva il calore del sangue scorrere tra le dita. Anatoli, con uno sguardo carico di disprezzo, si allontanò senza voltarsi indietro, lasciandolo solo, nella coltivazione.
Il vento continuò a sibilare tra le spighe spezzate, mentre Nikolai, incapace di continuare il lavoro a causa della ferita, rimase immobile, osservando il campo deserto.
Non poteva di certo restare lì con le mani in mano, in una giornata così piena di lavoro!
Il bambino si fece spazio tra la neve mentre lasciava tracce di sangue sulla terra imbiancata pian piano che si riduceva la distanza dalla casa.
Spalancò violentemente la porta di legno producendo un tonfo che fece tremare le mura di casa.
« Madre!! » strillò continuando la sua camminata, imprecisa e pesante, in cerca del bagno.
La casa era vuota siccome tutta la famiglia stava lavorando, tranne la madre che badava a Mikhail ed alle faccende domestiche.
Dopo aver girato qualche angolo raggiunse finalmente il bagno. Nikolai spinse la porta col suo busto, entrò ma si fermò solo quando, posizionatosi davanti allo specchio che stava sopra il lavandino, poteva vedere la sua immagine riflessa. Tolse lentamente la mano che aveva tenuto per tutto il tempo sulla ferita all occhio sinistro.
Un po' per il fiatone della corsa ma soprattutto per l'orrore che stava vedendo attraverso il riflesso e sulla sua mano, iniziò ad ansimare sempre più velocemente cercando di controllarsi, ma fallendo.
« Nikolai..?»
La madre, appena arrivata sull uscio del bagno, si trovò di fronte solo alla metà destra del figlio. Nikolai si ergeva in posizione verticale, con le braccia piegate in modo parallelo al lavandino, le mani aperte, rigide e tremolanti.
Udendo il respiro corto e acuto, lo sguardo della donna salì, catturato dall'espressione del bambino: la bocca leggermente aperta, lacrime che scendevano lungo la guancia, uno sguardo assente e sopracciglia che tremavano.
Nikolai, udendo il suo nome si girò lentamente con piccoli passi, restando nella stessa posizione e con la stessa espressione.
Ora che si era girato si poteva notare qualsiasi dettaglio di quel che stava provando il bambino, in quel momento. Il davanti della sua solita camicia non era più bianca ma di un colore rosso scuro, la mano e la manica sinistra erano dipinte a chiazze dello stesso colore. Il viso ovviamente era disseminato dal sangue, ormai non solo sulla ferita ma sull intero viso perché strusciato nell intento di asciugarlo. La sostanza rossastra aveva persino sporcato delle ciocche dei sui capelli banchi candidi.
« Ma che ti è successo?!? » chiese la madre avvicinandosi al figlio. Aprì un piccolo sportello per trovarci dentro dei medicinali e delle garze. avvicinò uno sgabello e fece sedere il bambino.
« vieni, ti medico la ferita »
Puliti tutti i capelli ed il viso dal sangue, la donna, iniziò a tamponare la ferita con dell'aceto in modo da disinfettarla per poi applicare del nastro adesivo, siccome la ferita non era superficiale non bastavano delle garze.
Il silenzio che vagava per l'intera casa venne improvvisamente spezzato da un grido proveniente dal salone.
Quella voce infuriata era del padre perché incontrò Anatoli a stare seduto su una sedia a sfogliare il giornale anziché lavorare.
Per come è fatto caratterialmente, Anatoli ribatté con altrettanta rabbia. Erano le due teste calde della famiglia e si sa, è meglio che non si scontrino.Anatoli non raccontò dell'accaduto ma fece notare che anche Nikolai si era allontanato dal lavoro.
Intanto la madre domandò se era stato il fratello maggiore a infliggere quella ferita ma Nikolai non rispose; anzi non c'era stata alcuna reazione a quella situazione.
Per finire la faccenda, la madre, attorcigliò intorno all occhio una benda bianca così da rendere il tutto meno impressionante.
« Perfetto. Con questo ho finito. A dirla tutta, sembri più normale del solito. Almeno poteva colpirti all'occhio del diavolo, no?! Scommetto che è stato lui, Anatoli! Se fa una cosa non la fa mai come si deve! Va bene comunque, visto che hai un occhio coperto potremmo girare a Leningrad senza avere problemi con la tua maledizione. » finì di esclamare, la madrè.
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Прекрасный ~ 𝙛𝙮𝙤𝙡𝙖𝙞 𝙗𝙖𝙘𝙠𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮
Fanfiction« 𝖀𝖓 𝖚𝖈𝖈𝖊𝖑𝖑𝖔 𝖓𝖆𝖙𝖔 𝖎𝖓 𝖌𝖆𝖇𝖇𝖎𝖆 𝖓𝖔𝖓 𝖘𝖎 𝖆𝖈𝖈𝖔𝖗𝖌𝖊𝖗𝖆' 𝖒𝖆𝖎 𝖉𝖎 𝖊𝖘𝖘𝖊𝖗𝖊 𝖕𝖗𝖎𝖌𝖎𝖔𝖓𝖎𝖊𝖗𝖔. 𝕾𝖊𝖓𝖟𝖆 𝖘𝖆𝖕𝖊𝖗𝖊 𝖈𝖍𝖊 𝖊' 𝖕𝖆𝖗𝖆𝖑𝖎𝖟𝖟𝖆𝖙𝖔, 𝖒𝖚𝖔𝖗𝖊 𝖋𝖊𝖑𝖎𝖈𝖊 𝖎𝖓 𝖌𝖆𝖇𝖇𝖎𝖆. 𝕷𝖆 𝖌𝖆𝖇𝖇𝖎𝖆...