Il giorno passò lento. Jack se ne stava immobile, adagiato a terra e bloccato dalle catene. All'interno di quella stanza iniziava a soffrire di claustrofobia, ed un'ansia insopportabile lo opprimeva.
Teneva gli occhi chiusi, per non vedere. Quasi come se questo sarebbe bastato a cancellare tutto.
Ebbe molto tempo per pensare. Immaginò con nostalgia il volto dei suoi genitori, pensò alla sua infanzia, ai suoi sogni.
È così brutto essere consapevoli che la propria vita sta per finire, e non poter fare niente. Jack non voleva neanche più essere salvato; avrebbe soltanto voluto avere modo di dire addio alle persone che amava. Invece, nessuno avrebbe mai saputo niente.
Cercò di stirare un pò la schiena e roteò il collo dolorante.
Ripensò alla sera della cena a casa di suo zio; quello era il suo ricordo più recente.
Tentò in tutti i modi di ricordare più dettagli possibili, ma nessuno di questi sembrava avere un collegamento logico con quella setta, o con quel posto.
Ricordava nitidamente il volto felice di suo padre, mentre parlava con zio Tom del suo nuovo contratto di lavoro; la torta preparata dalla nonna, troppo piena di zucchero ma decisamente buona; il cane della sorella minore di sua madre, nonché zia di Jack, che scodinzolava a tutti, compreso il postino; la lunga tavola imbandita; il pollo al forno preparato da mamma.
Poi, con la pancia piena, Jack era uscito in giardino seguito da zio Tom; quello era l'ultimo ricordo.
Zio Tom lo aveva portato lì?
No. Impossibile. Lui voleva a Jack un bene immenso, e non gli avrebbe mai fatto del male.
Nessuno dei suoi parenti lo avrebbe mai fatto....
Quando scese il buio, l'ansia salì. Sapeva che presto la setta sarebbe tornata, e questo lo terrorizzava. Che altro avrebbe dovuto sopportare, adesso?
Erano le undici e mezza della sera quando gli uomini calarono la scala per scendere. Erano in cinque, stavolta. Si posizionarono davanti a Jack, tutti allineati, con i volti coperti da quelle inquietanti maschere nere. Fissarono il ragazzo a lungo, scrutando attentamente il suo corpo. Poi uno di loro si avvicinò.
Jack si irrigidì.
Vide l'uomo allungare le mani e poggiarle sulle sue guance. Che voleva fare?
Premette sulla sua mandibola inferiore per invitarlo ad aprire la bocca, e lui obbedì senza fare storie. Sapeva bene che non gli conveniva.
L'uomo mascherato ispezionò i suoi denti, scuotendo leggermente la testa in segno di dissenso.
Liberò la testa del ragazzo dalla sua presa e indietreggiò di un passo; poi disse, rivolgendosi agli altri membri della setta:
-È necessario facilitare il processo di crescita-.
Gli altri annuirono con un cenno del capo, mentre Jack iniziò ad agitarsi.
Che cosa voleva dire?
Cosa intendevano fargli?
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Eyeless Jack - Mostro dentro
FanfictionWritten in 2015 ___ "Il mostro cresceva lentamente in lui. Si faceva spazio nei suoi muscoli, scorreva nelle sue vene, si impadroniva di ogni suo pensiero e sopprimeva ogni suo più piccolo desiderio" Jack, un ragazzo di vent'anni, si risveglia sdrai...