17. 🜲 Aislin

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"Se fosse possibile azzerare questa vita piena di errori, e ripartire da capo, a cominciare da quale momento correggeresti i tuoi sbagli? Io comincerei dalla notte di neve in cui ci siamo conosciute. Sei l'unica cosa del mio passato che non voglio cancellare."
(Nana)




AISLIN


Will la guardava con un sorriso divertito, che sarebbe sicuramente svanito se gli avesse tirato contro una freccia. A dirla proprio tutta, Aislin doveva davvero impegnarsi a fondo per tenere a freno la tentazione di colpirlo; e ci riusciva solo perché, naturalmente, si rendeva conto che non sarebbe mai stata in grado di centrarlo, dato che mancava persino l'albero che si trovava ad appena cinque passi da lei e che costituiva il suo bersaglio. Aveva trascorso ad allenarsi tutta la mattina, le dolevano le braccia ed era esausta, ma non aveva fatto alcun progresso. Will sembrava godersi lo spettacolo, poggiato contro un albero con un cipiglio soddisfatto.

«Perché sporcarti le mani?» fece a un certo punto, in tono di sfida. «Non puoi affrontare da sola Alistair. Né l'Impero Hea.»

Aislin tentava di rimanere immobile, ma le braccia proprio non volevano smettere di tremarle. L'ennesima freccia non colpì l'albero.

«Avresti potuto scappare con tuo padre» continuò Will. «Ho sentito che Elyndor è incantevole in questo periodo dell'anno.»

La sua voce era intrisa di sarcasmo. Aislin sapeva molto bene ciò che lui pensava davvero del re: un codardo che se l'era data a gambe, lasciando il suo regno in balia di un usurpatore avido e guerrafondaio. Il tutto, con una guerra imminente. E onestamente la offendeva che pensasse che lei avrebbe dovuto fare lo stesso.

Per la cronaca, eccola lì, nella foresta più pericolosa di tutto il Continente, a lanciare frecce contro un albero.
Non era fuggita.

«Non potevo semplicemente andarmene», la voce le uscì gelida, mentre prendeva la mira per scoccare un'altra freccia. «Solo un sangue bianco può sigillare i portali e controllarne il potere. Mio padre non credeva nelle mie capacità, o nel mio potenziale.»

Will serrò la mascella e non disse nulla, non ad alta voce. Ma era da quando la sera prima gli aveva lanciato quel sacchetto di Jetal che era stato gelido, pungolandola con frasi più affilate delle frecce che Aislin era intenta a scagliare.

«Ma io ci credo» c'era qualcosa di disperato in quelle parole, qualcosa di dolorosamente reale. «So di essere una principessa incapace, so di aver ignorato i miei doveri troppo a lungo... ma io...»

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Scoccò un'altra freccia, con decisione, ma mancò nuovamente il bersaglio. Fece un verso di frustrazione, ma non si arrese.

«...Io dimostrerò che c'è ancora speranza» disse, stringendo i denti. «Salverò quelle persone, quei bambini... perché ora so, ora voglio imparare... ora...»

L'ennesima freccia mancò l'albero. Ad Aislin venne da piangere, le braccia le dolevano terribilmente e l'arco era pesante.

«Ora...» ripeté, «...ora voglio diventare abbastanza forte da proteggere gli indifesi, da aiutare il popolo di Lyonesse e onorare la sua fiducia e perché... perché è giusto!»

Sussultò quando delle braccia la sostennero da dietro, mentre le mani di Will scivolavano sulle sue e l'aiutavano a tenere l'arco. Il suo profumo la invase, sapeva di muschio bianco, pioggia e legno. Averlo così vicino, avere la schiena contro il suo petto, in qualche modo la turbò. E poi quel sussurro, a metà tra il collo e l'orecchio, quelle parole che le mandarono in tilt il cuore.

«Allora smetti di esitare», Will aveva un buon odore e una voce tanto rassicurante. «Se ti fermi a pensare che non ne sei in grado, non ce la farai. Credi in te stessa.»

Le mani sopra quelle di lei, raddrizzò l'arco e la tenne in equilibrio; poi tirò indietro per preparare il tiro, sempre accompagnandola in modo che fosse lei a compiere ogni movimento.

«E ora scocca» sussurrò, deciso.

Aislin lasciò andare la freccia e sobbalzò quando questa colpì il centro esatto del bersaglio e della corteccia. Si sentì, per la prima volta da parecchio tempo, sicura e soddisfatta. Certo, gran parte del merito era di Will, ma averlo così vicino aveva suscitato in lei quelle sensazioni ed era difficile metterle a tacere in quel momento. Poi il ragazzo accompagnò l'arco verso il basso, in una posizione di riposo, sfiorandole appena i gomiti e ritraendosi piano.

«Basta per oggi» disse senza guardarla, togliendole gentilmente l'arma dalle mani.

Aislin si accorse solo in un secondo momento che lui aveva lo sguardo puntato sulle sue mani e, seguendo la traiettoria di quegli occhi verdi e familiari, si accorse di essersi ferita: c'erano tagli ed escoriazioni sui palmi dapprima pallidi e perfetti, non abituati alla durezza di un'arma. Will fece un passo avanti e allungò una mano per prendere le sue ed esaminare le ferite, ma lei si ritrasse. Si vergognava. Di nuovo, si sentiva un'incapace, un fuscello che si lascia trascinare e distruggere dal vento.

Non voleva che lui la credesse debole.

«Non è nulla», disse, nascondendo le mani dietro la schiena. «Basterà un po' della Lunaria del lago.»

Will si era irrigidito quando lei si era ritratta, e anche se lo aveva nascosto Aislin era riuscita a scorrere la scintilla di smarrimento e amarezza che gli aveva attraversato lo sguardo. Aveva interpretato male quel gesto: credeva che non volesse essere toccata da lui, quando era il contrario. Lei non voleva che la vedesse debole, o che la trattasse alla stregua di una ragazza delicata.

«Dobbiamo comunque prendere dell'acqua, no?» disse ancora, poiché lui non si decideva a parlare. «Mi piacerebbe fare un bagno, mi sembra di non lavarmi da un secolo.»

Will annuì distrattamente, mentre prendeva le loro cose. «Allora dobbiamo fare in fretta», rispose. «È quasi il tramonto e sta rannuvolando, ci servirà un riparo per la notte.»


༺~ 🌸 ~༻


Aislin era decisamente soddisfatta. Per la prima volta da qualche giorno si sentiva pulita e, soprattutto, aveva trovato un modo di sistemare il vestito strappato, per quanto anche così non fosse adatto alla vita nella Foresta Nera. Ma avrebbe dovuto pazientare solo un altro po': di lì a breve sarebbero arrivati a Yaldon, un villaggio limitrofo, sul confine Ovest della Foresta, e avrebbero fatto scorta del necessario. Per il momento, però, si sentiva molto bene e non aveva neanche più dolore alle mani, dove si era ferita tirando con l'arco quella mattina. Pensarci le riportava inevitabilmente alla memoria la vicinanza del corpo di Will e il uso buon profumo, che per qualche strana ragione non riusciva a dimenticare. Sapeva soltanto che era... invitante.

A Tale of Dreams and LiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora