175: Segreti, coccole e tubi rotti

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"Di cosa si tratta, fratellino?"
"È... è un segreto" sussurrò Thomas.
"Ah, d'accordo. Dai, vieni."
Salirono in camera dei bambini e si chiusero dentro.
"Allora? Che ti prende?" chiese gentilmente Fede.
"Ho... ho scritto una cosa per mamma... e... e volevo che la leggessi, ecco..."
"E perché lo volevi tenere segreto? È bellissimo, Tommy!"
"È che a scuola so che c'è un concorso musicale... si deve portare un tema a scelta e io ho scelto di parlare di mamma..."
"Dov'è che hai scritto questo testo?"
"Non ti arrabbiare! Nel mio quaderno di lettere..."
"Beh, fino a un anno fa li facevi a pezzi, i quaderni... preferisco vederli pieni di testi!"
"Non è un granché."
"Ahi ahi ahi... mi sa che su questa cosa hai preso da me, nanetto! Tutto quello che si fa con amore è sempre ben fatto! Me lo vuoi far leggere, questo testo, o hai cambiato idea?"
Thomas prese il quaderno, sfogliò distrattamente qualche pagina e finalmente passò il quaderno al fratello. Fede fece scorrere il dito sul foglio, lo guardò attentamente, sbatté le palpebre un paio di volte e... gli gettò le braccia al collo.
"Ma è bellissima!" gli disse, facendolo girare in aria. "Abbiamo un piccolo compositore, vero?"
"Non proprio..."
"Perché no? Ti ho detto che è bellissima, ometto!"
"Non ho la base..."
"Come?"
"Non ho la canzone, voglio dire. Ho bisogno che mi aiuti, ti prego!"
"Lo farei... c'è solo un problema, sai? È da tanto tempo che non suono, non so se mi ricordo..."
"Ma sì, dai! Una volta l'hai fatto, ti prego!"
"Va bene... facciamo così... ora prendo il testo, me lo ricopio e ci lavoro, va bene? Ti giuro che sarà un nostro piccolo segreto!"
"Ti voglio bene, Fede!"
"Anch'io... tanto!"
Detto fatto: Fede copiò il testo su un foglio, lo piegò con cura e lo infilò nel portafogli.
"Ora devo andare... ma tanto domani per mezza giornata sarò libero e potrò occuparmi del nostro segreto, va bene? Ah, a proposito di segreti!"
"Che ti prende?"
"Devo fare una follia alla Flor!"
"In che senso?"
"Ti ricordi la zia Lucrezia? Mi devo trasformare nella sua versione maschile."
"Perché? La direttrice ti ha mandato via?"
"Ma no... è per una persona del cantiere... sai, anche lui ha bisogno di qualcuno che lo copra per fare una cosa bella."
"Un ragazzo come noi lavora lì?"
"Sì, lavora lì. È poco più grande di voi, veramente."
"Io non lavoro, però... non ti posso aiutare..."
"Non farti venire strane idee, capito? Non devi cercarti un lavoro, piccolo!"
"Perché non lo dici a Flor? Lei è una maga dei travestimenti!"
"Ma davvero? Sai che non lo sapevo?" lo stuzzicò Fede, scoppiando a ridere.
"Ops!" esclamò Thomas, iniziando a sua volta a ridere.
"Ora andiamo... se si vuole nascondere un segreto sparire è la chiave per creare sospetti! Andiamo, vieni!"
Quando aprirono la porta, si trovarono di fronte una più che commossa Flor.
"Lo sapete che sono curiosa, no?" disse la ragazza, nascondendosi dietro un giornale.
"Sì, d'accordo, ma non è un po' tardi per coprirti la faccia?" le fece notare Fede.
"Non fa niente, Flor... tu sei mia cognata... e anche la mia seconda mamma."
"Tranquillo, non dirò nulla, Tommy!"
Il piccolo sorrise.
Prima di andare via i due neo-genitori presero a giocare un po' con i loro figli, approfittando di ogni momento. Avevano continui grattacapi, ma erano così contenti di potersi finalmente godere il loro amore e la loro famiglia che non gl'importava!
"Ehi, Freezer! Ho sentito dire che ti serve un travestimento, non è vero?" chiese Flor, sorridendo.
"Sì... sì, esatto!"
"Beh... io conosco una persona che ci può aiutare... però è un peccato che tu ti copra quella faccia così bella!" esclamò la ragazza, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo sulle labbra. Lui non fece resistenza. Si fermarono mezzo secondo e videro che la gente li guardava. Un po' di timidezza prese un po' a tutti e due.
"Beh, tanto meglio! Siamo stati troppo tempo a nasconderci!" esclamò il gikvane.
"Bene... io corro a prendere la mia bici! Tu, se ce la fai, passa da Violeta: lei mi ha fatto la maschera di Petrovna."
"Grazie..." le disse il giovane. "Ehi, aspetta!"
"Cosa?" chiese lei.
"Ti ho già detto che ti amo?" chiese lui, sorridendo.
"Ehm... in realtà no" rispose Flor.
"Allora te lo dico: TI AMO!" esclamò Fede, sorridendo.
"In realtà non è vero che non me l'hai detto... è che volevo sentirtelo dire!"
"Però adesso devi metterti in pari, piccola bugiarda!" la stuzzicò lui.
"Bene! Ti amo, ti amo, ti amo!" esclamò lei.
"Ora mi rimetto in pari io... ti amo... e ora devo correre, altrimenti faremo tardi tutti e due!"
Detto questo si separarono: Flor prese lasua vecchia bici e Fede si diresse in cantiere.
Quel giorno batteva il martello seguendo un ritmo che Fede aveva in testa da quando aveva letto il testo scritto da Thomas.
"Pensa ad una canzone, signore?" chiese Miguel.
"Non lo si può nascondere ad un piccolo musicista, eh?"
"No... come si chiama?"
"Cosa?"
"Beh, la canzone."
"In realtà non lo so ancora... non è ancora nata."
"Veramente? Mi sembrava che lei già avesse un'idea di..."
"Beh, no... non ce l'ho ancora, ma magari mi verrà l'ispirazione mentre lavoro."
"Io....io ho parlato con mio padre, ma non vuole saperne di... di quella cosa..."
"Non preoccuparti."
"Vuol dire che mi aiuterà?"
"Ma sì, certo che ti aiuterò! Troverò un modo, però... shh... acqua in bocca!"
"Veramente?"
"Veramente!"
"Grazie, grazie, grazie!" esclamò il ragazzo, gettando le braccia al collo di Fede. "Oh, mi scusi... l'ho sporcata!"
"No, veramente sono io che ho sporcato te" ribatté lui.
"Cavolo: è stranissimo pensare a lei come ad un riccone!"
"Sapessi quante cose strane non hai visto, Miguel!"
"Tutto bene?" chiese il signor Tom.
"Tutto benissimo" risposero entrambi.
"Il signor Fritzenwalden è un gran figo!" esclamò il ragazzo.
"Il signorino Miguel, qui, se non la finisce di darmi del lei mi farà arrabbiare!"
"Ma perché, lei si arrabbia?"
"Un giorno ti presenterò alla mia famiglia, caro Miguel, e te ne racconteranno così tante, ma così tante che il "signor Fritzenwalden" non ti sembrerà più così figo!"
"No, invece ti sembrerà ancora migliore!" ribatté il signor Tom. "Io questo ragazzo lo conosco da quando era piccino... suo padre si è raccomandato tanto!"
"Lei... conosceva mio padre?"
"Come si dice nel Re Leone: "Errore! Io conosco tuo padre"!"
Fede scoppiò a ridere.
"Lo sa che l'organizzatore di matrimoni della mia ex mi chiamava così? Giusto per farti capire quanto ero nervoso!"
E continuarono a scherzare.
Fede si spaccava la schiena, ma aveva un capo premuroso e un ottimo compagno di lavoro. A Flor era andata quasi al contrario: escluso Franco, autista occasionale della signora, gli altri dipendenti erano decisamente ostili.
"Ehi, signorina ripulita, perché non ti sbrighi?" esclamò un'altra ragazza.
"Oh, fatine della santa pazienza: se non dovessi pagare le bollette a casa non so che le farei! E anche a quella megera della signora, accidenti!"
"Fatine? Che dici, sei matta? Parli da sola, ragazzina?"
"Sì, parlo da sola" rispose Flor.
"Sei scema o cosa?"
"Che fate? Chiacchierate invece di lavorare?"
In quel momento, disperatamente bisognosa di sentire la voce dell'uomo che amava, Flor chiuse gli occhi e pensò intensamente a lui. Gli bastarono due secondi per vederselo lì, piegato in due in mezzo al terreno, mentre spaccava pietre come un matto... aveva caldo e si era accorciato le maniche della maglietta. Gli altri operai erano senza maglietta e lo esortavano a sfilarsela.
"Dai, ragazzo, non fare il prezioso! Sei anche un figo: perché ti nascondi?"
"Oh... è timido, il mio principino!" pensò Flor, sorridendo. "Quando torno a casa voglio proprio curarlo e coccolarmelo un po', poverino! Quanto mi piace quando gli vengono quelle belle guance rosse! E poi... è più bello che mai, dopo il nuovo lavoro... sarà che si sente più libero..." E pensando a questo le si stampò un sorriso enorme in faccia e continuò a pulire, fregandosene delle urla della signora e del continuo pigolare delle altre ragazze.
Intanto a casa era successo di tutto. Si era rotto un tubo in uno dei bagni e Lorenzo, remore di essersi finto idraulico, stava cercando di ripararlo. Intanto Beba era preoccupatissima: da qualche giorno aveva continui attacchi di nausea e il cioccolato, che tanto le piaceva, la faceva vomitare.
"Zia... ehi, che succede?" chiese Reina, preoccupata.
Era al quarto mese, ma ancora non si vedeva tanto.
"Non lo so, piccola... ultimamente non mi sento bene." rispose la donna.
"Cosa senti, esattamente?" chiese Reina.
"Ho la nausea... mi viene da piangere e non sopporto il cioccolato... insomma: io... io non so che mi prende!"
"Ehm... non per essere indiscreta... ma... ecco... come procede con Oscar?"
"Molto bene, direi! Non sta più con la moglie, io e lui stiamo insieme regolarmente... e... insomma, ecco..."
"Credo di aver capito. Vieni con me, coraggio!"
"Che vuoi fare? Lo sai che siamo al verde, Reina!"
"Sì, ma un test costa pochissimo..."
"Un test per cosa?"
"Un test per... su, vieni con me, sbrigati!"
Mentre le due donne andavano in farmacia, Tom chiamò Fede.
"Ragazzo... hai dimenticato il telefono... a casa tua è successo di tutto!"
"Oddio, in che senso, signor Tom?"
"No, tranquillo. Stanno tutti bene!"
"Meno male... ma che è successo?"
"Si è rotto un tubo e la casa è allagata... ti conviene andare. Magari si scopre che te la cavi, con i tubi... il ragazzo che ci sta provando ha fatto un disastro!"
"Il ragazzo... ma io dove li trovo, i soldi per pagarlo?"
"Ma no, è uno dei tuoi!"
"Va bene, io...io corro! Miguel, mi raccomando: portami una foto di tuo padre!"
"Sicuro, signor Fri..."
Fede lo guardò di traverso.
"Fede, Fede, Fede!"
"Ecco, bravo! Mi raccomando!"
Franco andò a chiamare Flor.
"Flor, corri! A casa è successo di tutto!"
"Cosa? Che significa?"
"Si è rotto un tubo, la casa è tutta allagata e Lorenzo non riesce a trovare il guasto! Mi sa che si è anche stirato una spalla, per controllare!"
"E i bambini come stanno? Tutto bene?" chiese Flor.
"Ma sì, tranquilla! Greta e i ragazzi si stanno occupando di loro!"
"Oh, anche il tubo guasto, adesso! Ma che altro manca, che ci caschi il tetto in testa?"
"Per carità: non dire queste cose!"
"Hai ragione, Franco, meglio non invocare altri guai! È tornato anche Fede?"
"Sì, l'ha avvisato il suo capo! Andiamo ad avvisare la signora, piuttosto!"
"Avvisare un corno! Se ve ne andate avete chiuso!"
"E allora abbiamo chiuso, signora! Almeno io ho chiuso! Ho dei figli, un compagno e una famiglia a cui pensare!" esclamò Flor.
"Io vado con lei!" si aggregò Franco. "E veda di stare più attenta alla sua, di igiene, che a quella dei mobili, strega acida!"
Flor e Franco lasciarono la grande villa. Una volta uscita Flor scoppiò a ridere.
"Sei peggio di tuo fratello, quando fai il matto!" esclamò.
"Il matto" era appena giunto a casa e si era trovato di fronte una disperata Beba con un oggetto stretto nel pugno.
"Beba! Oh mio Dio, ma che altro è successo?"
"Oh, padrone, padrone, io... i-io aspetto un bambino!"
Beba fece per gettarsi tra le braccia del giovane, ma lui la fermò con un gesto della mano.
"Non ti posso abbracciare, adesso, altrimenti ti sporco tutta... ma è una notizia meravigliosa, Beba! L'importante è che tu stia bene, ovviamente... i bambini sono... sono sempre una benedizione!"
"Oh, padrone, io ho tanta paura!"
"Paura di cosa?"
"Io... oh, è meglio che lei vada, adesso... di sopra è un disastro!"
"Bene... facciamo così... io ora vado a vedere cos'è successo con il tubo dell'acqua, poi quando vuoi parliamo un po', d'accordo?"
Il giovane salì al piano superiore. Lorenzo, bagnato fradicio, era stato costretto a scendere dalla scala perché gli si era stirata la schiena.
"Lorenzo! Accidenti, ma che è successo?" chiese il giovane.
"Volevo mettere a posto quel dannato tubo... ma non riesco a muovermi, maledizione!" mormorò Lorenzo. "Come lo prendo in braccio, mio figlio, se rimango bloccato così?"
"Andiamo, manca ancora qualche mese alla nascita del piccolo Monaco! Ti rimetterai in sesto per quando verrà al mondo! Ascolta: se c'è almeno un tubo che funziona in un bagno, metti un po' d'acqua calda dove ti fa male, asciugati e cambiati o ti verrà un malanno... tieni questo!" Prese un piccolo walkie-talkie che usavano i bambini. "Dimmelo con questo quello che devo fare con il tubo!"
"No, non si preoccupi, signore!"
"Pedro?"
"Sì... posso aiutarla io, se vuole!"
"Va bene... allora tieni ferma la scala e dimmi come si fa con questo coso, d'accordo?"
"Come vuole..."
"Grazie" dissa Fede, alzando gli occhi al cielo visto che anche lui gli parlava dandogli del lei.
Dovette strapparsi di dosso la maglia, che gli si era incollata alla pelle. Pedro, tenendo bloccata la scala, lo fece salire e gli disse man mano cosa fare.
"Sta andando molto bene, signore... ma devo avvertirla che..." cominciò Pedro, ma non fece in tempo a finire la frase, perché Fede sentì dell'acqua gelata arrivargli dritta in faccia. "Troppo tardi!"
"Oh, povero signor Freezer!" esclamò Flor, affacciandosi all'interno del bagno.
"Stai tranquilla... va tutto bene!" le disse lui da sopra la scala.
"Perfetto! Ha smesso di perdere, signore! Non so come diavolo ci sia riuscito, ma..."
"Bene, Pedro, ora aiutiamolo a scendere, poverino!"
Pedro tenne bloccata la scala e Fede scese lentamente. Batteva i denti e tra l'acqua ghiacciata e la polvere del cantiere la sua pelle si era coperta di un'incrostazione fastidiosa, ma in quel momento a Flor sembrava più attraente che mai.
"Sarà meglio che mi tolga questa roba di dosso... se i bambini mi vedono così si spaventano!"
"Oh, poverino!" esclamò Flor.
Riempì la vasca e il giovane si svestì completamente, coprendosi maldestramente con le braccia. Flor sorrise e si girò di spalle, facendo l'atto di uscire, ma lui la fermò con un cenno della mano. Era dolorante e gli si prospettava un raffreddore da manuale.
"Flor... ahi... vai a parlare con Beba, poverina... l'ho vista preoccupata per una cosa..."
"Tu sai già per cosa, ma non me lo dici per discrezione, vero?"
"Sì... no... qualcosa del genere, insomma!"
"Oh, il mio principino galantuomo! Non ti preoccupare: la tua Flor starà attentissima!"
Quando finalmente si fu asciugato e vestito, il giovane era ancora scosso dai brividi e aveva dolori da tutte le parti.
"Ehi, fratellino!" Maya, che l'aveva incrociato in corridoio, gli sorrise.
"Ciao piccola! Dimmi: sei riuscita a passare da scuola?"
"Sì... dicono che ti vogliono parlare" rispose la ragazza.
"Bene... allora ci andremo domani..." Ma l'uomo non poté aggiungere altro, perché fu interrotto da uno starnuto.
"No, lascia perdere! Domani ti conviene rimanere a casa, fratellino!"
"Ma no, non preoccuparti!"
"Ti sta per venire un bel raffreddore e domani ti farai coccolare come si deve... ti prego..."
"Oh, santo cielo!" sospirò lui. "Parli proprio come la mamma!"
"E tu sei testardo come papà... ti stai ammazzando di lavoro da quando è successo tutto! Quei matti dell'azienda, il turno al cantiere, i bambini, tutti noi! Forse questo è un modo per dirti che dovresti fermarti un secondo, ti pare?"
"Lascia che me lo coccoli un po' io, Maya!" ribatté Flor, raggiungendoli.
"Addirittura?" le chiese lui, ridendo.
"Ma sì!" rispose la ragazza, continuando a sorridergli.
"Ah, Flor... come... come sta..."
"Beba? Mi ha detto che ha bisogno di spiegarsi anche con te! Sai... mi... mi ha detto perché era così scossa... io so una cosa, ma... non te la posso dire io, capisci? È una cosa sua!"
"Certo, capisco" le disse Fede. "Beh, io... io vado a..."
Il secondo starnuto lo fece sussultare.
"Tesoro! Accidenti a quel tubo: ti sei bagnato tutto e hai preso freddo! Dai, vieni qui, fa' vedere!"
Lui scosse la testa, sorridendo.
"Stai tranquilla, non ho la febbre! O almeno, non credo."
"Oh, dai, tesoro!" ribatté lei, con gli occhi a cuoricino.
"Ehi! Stai tranquilla, va tutto bene!" la rassicurò lui, accarezzandole dolcemente il viso.
"Oh, e va bene! Tanto lo so che tu se non risolvi tutti i problemi della famiglia non stai tranquillo!" Ed era proprio così, ma in quel momento la ragazza trovava la cosa incredibilmente tenera.
"Oh... era qui, padrone!" disse Beba. Aveva gli occhi gonfi e rossi.
"Ehi!" le disse lui, sorridendo. Fece l'atto di stringerle le mani, ma gli bastò mezzo secondo per avvertire delle fitte lancinanti.
"Vieni... mettiamoci al solito posto, così potrai parlare con calma... vuoi... vuoi che ci sia anche Flor? Mi ha detto che ti sei confidata con lei... ma non mi ha detto a che proposito!"
La donna si limitò ad annuire e i tre si misero a sedere. Flor posò una mano sulla spalla della zia per confortarla.
"Vede, padrone..."
"Oh mio Dio, sembro così vecchio o metto paura? Mi danno tutti del lei! Dai, Beba... parlami normalmente: tanto siamo parenti!"
"D'accordo, pa..."
"Fede, Freezer, Her Kaiser, come ti pare!"
La donna sorrise: il tentativo di sciogliere la tensione era andato a segno!
"Vedi... il fatto è che... è che io in passato ho avuto un bambino, ma... ma è successo che..." La donna non ebbe la forza di continuare.
"Non c'è bisogno di entrare nello specifico, se non ce la fai!" le disse dolcemente il giovane. "Vediamo se indovino... tu hai paura che possa succedere di nuovo?"
"Sì... e poi... ho paura di come la prenderà Oscar, di come la prenderà Greta... insomma... ho paura e basta!"
"Beh... potremmo... potremmo..." balbettò l'uomo, tra uno starnuto e l'altro. "Potremmo parlarne insieme ad Oscar e Greta... e quanto alla salute tua e del bambino... ti prometto che farò di tutto per aiutarti con le visite! Adesso magari dormici su... vedrai che domani ti risulterà più facile trovare le parole giuste per spiegare tutto ad Oscar, che ne dici? E per Greta... ti svelo un segreto: è come me! Sembra dura, irreprensibile e tutto il resto... ma è una persona molto buona... e se non te lo svela lei, ci penseremo io e Flor ad addolcirla, d'accordo?" E le fece l'occhiolino: Flor gli sorrise e gli occhi di entrambi s'illuminarono letteralmente.
"Oh, grazie, grazie mille, veramente!" esclamò la donna, gettando le braccia al collo di entrambi.
"Ma ti pare, zia?" le disse Flor. "Siamo una famiglia! E, a proposito di famiglia... amore mio, va' a metterti a letto... hai le guance tutte rosse e di sicuro non per l'imbarazzo... da bravo, coraggio!"
"D'accordo" le disse infine il giovane. "Mi dispiace solo di non potermi avvicinare ai miei figli... i bambini sono delicati!"
"A questo rimediamo subito... basterà un pizzico di magia" lo rassicurò Flor.
Non poteva guarirlo, ma poteva fare in modo che i suoi bambini non si ammalassero stando in braccio a lui. Ci teneva così tanto, il suo povero principe!
I piccoli, appena videro il padre, si tirarono su e tesero le manine per raggiungerli.
"Avete visto chi c'è qui? Papà!" esclamò Flor. "Su, dategli un bell'abbraccio, così guarirà prima, eh?"
I piccoli non se lo fecero ripetere due volte. Il giovane prese a coccolarli fino a quando non si addormentarono e lo fecero sorridendo, perché lui faceva loro delle facce buffe per non far capire che non si sentiva troppo bene.
"Ma che bravo che è papà, eh?" disse Flor, con un sorriso. "Ora gli angioletti li portiamo a letto..."
Detto questo, la ragazza li sollevò, uno per uno e li adagiò nelle culle.
"Ora mettiamoci a letto anche noi... coraggio, vieni! Così se ti viene il febbrone della sera te lo faccio passare con un bacio enorme!"
I due si misero a letto, stremati. Lei si addormentò subito, stremata dalla lunga giornata. Lui, dal canto suo, non riusciva a chiudere occhio a causa del mal di testa, ma rimase lì, immobile, per non svegliarla.
La piccola Agostina entrò silenziosamente nella stanza. Reggeva una tazza che adagiò sul comodino lì accanto.
Toccò delicatamente la spalla del padre per attirare la sua attenzione e l'uomo si tirò su lentamente.
"Sirenetta!" disse piano, per non svegliare Flor. "È tutto a posto?"
La bambina, che si stava sforzando di riprendere a parlare, sussurrò: "Papv... miele... e latte... caldo..."
Fede la tirò su delicatamente e le riempì il viso di baci.
"Brava, Ago! Sei stata bravissima a dirlo con la tua bella vocina..."
"Ma... ma... malato?" balbettò la piccola.
"Un pochino, ma non è niente di grave!"
La bimba ricominciò ad indicare la tazza di latte caldo e l'uomo la prese e la mandò giù delicatamente.
"E così guarirò ancora prima, perché la mia bimba mi ha preparato quello che può aiutarmi con tutto il suo cuoricino e si è impegnata per dirmelo a voce..."
"Non... non... parlo... bene..."
"Parli benissimo, invece, sirenetta!" le disse il giovane.
Flor non si svegliò, perché entrambi erano stati attenti a parlare a bassa voce, ma le sembrò di sentire tutto come in un sogno... anche nei sogni era uno zuccherino, il suo principe!

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora