Capitolo 4 - L'amore arriva quando meno te l'aspetti

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Era passata una settimana dalla forte pioggia che aveva colpito Seoul in quei primi giorni di Giugno. Le strade erano sempre più affollate, e nei piccoli quartieri, gli anziani passavano le giornate serenamente seduti sotto gli ombrelloni a giocare a carte. Ogni mattina ci si svegliava accompagnati dal cinguettio degli uccelli e se si sceglieva di fare una corsetta a inizio giornata, non si finiva più con le scarpe nelle pozzanghere.
Tra gli alti grattacieli luccicanti, partendo dalla metropolitana e attraversando l'incrocio, ci si trovava davanti al grande mercato della città. Svoltando alla sua destra e procedendo per circa mezz'ora a piedi, si arrivava proprio nel vicoletto della Cucina di Mei.

La Cucina di Mei nasceva in Cina negli anni '60, grazie alla promessa di un umile ragazzo di campagna: Masao.
Il giovane lavorava nei campi di riso assieme la propria famiglia e un giorno, durante le consegne dei sacchi in città, proprio fuori l'emporio, si imbatté in una splendida fanciulla dal viso chiaro, le gote rosee e i capelli nerissimi, raccolti in due trecce e fermate da fiocchi in velluto verde. Indossava una gonna lunga del medesimo colore e una camicia bianca che gli arrivava fino ai gomiti. La ragazza aveva tra le mani una lista della spesa che a causa del vento, gli sfuggì dalle dita, finendo proprio vicino ai sandali macchiati di terra di Masao. Il giovane prese il pezzetto di carta e lo restituì alla fanciulla.
Nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono, fu come se i loro cuori avessero perso un battito e tutto attorno si fosse fermato. -Ti ringrazio infinitamente- rispose la ragazza dolcemente e facendo un piccolo inchino. Masao fece un cenno con il capo e ricambiò l'inchino. La fanciulla tornò tra la fila dell'emporio e il giovane contadino continuò il proprio lavoro, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla donna più bella che avesse mai visto in vita sua. Masao non ci mise molto a farsi assumere come aiutante di quell'emporio, ovviamente non poteva lasciare la propria famiglia in balia del lavoro nei campi, essendo l'unico figlio maschio. Ma si fidava del suo istinto e di quello che aveva provato quella mattina, era un sentimento così forte che gli aveva donato la forza per correre tra fattoria e città, in galoppo alla propria bicicletta, per anni e incontrare quella bellissima fanciulla sempre di più. Tra sguardi sfuggenti, primi discorsi e caldi sorrisi finirono per innamorarsi l'uno dell'altra. Fu in un giorno di fresca primavera, tra l'erba alta e colorata dai primi boccioli variopinti che Masao prese la mano della giovane, la guardò negli occhi dicendo che l'amava e voleva passare la vita con lei, avere una famiglia e aprire insieme il ristorante di cui la ragazza gli aveva parlato e che tanto desiderava.
Quello che avrebbe portato il suo nome: Mei.

Il martedì era giorno di chiusura per il locale, eppure un buon odore aveva invaso quella stradina. Passando di fianco alla struttura infatti, superati i cassonetti dell'immondizia, la porta sul retro era aperta e da lì proveniva quel buon profumo. I raggi del sole si riflettevano contro l'acciaio lucente dei banconi da lavoro e dietro lo scaffale posto al centro di questi, Chan era intento a saltare in padella della carne. Il ragazzo non era in tenuta da chef, aveva davvero caldo quella mattina, infatti indossava dei semplici pantaloni da lavoro, quelli neri che ricadevano morbidi sulle gambe e una canotta bianca, che rendeva visibili i suoi addominali ben definiti. Una bandana nera fermava le goccioline di sudore sulla fronte concentrata e rendeva ancora più evidenti i suoi riccioli chiari ricadenti morbidi sul collo.
La sera prima di chiudere il locale, Jisung aveva avvisato che sua nonna sarebbe tornata dopo ben due settimane di riposo. I medici avevano dato via libera e la donna non se l'era fatto ripetere due volte. Nessuno era riuscita a fermarla, nemmeno suo nipote. Questo perché il piccolo ristorante era, dopo Jisung, la cosa che Mei più amava.

A breve sarebbero arrivati e con loro anche Changbin e successivamente ognuno avrebbe sbrigato le proprie faccende al locale.
Il martedì era il giorno dell'inventario e delle profonde pulizie domestiche, ovviamente Mei non avrebbe toccato nemmeno uno spazzolone, ma la donna aveva insistito, sia perché voleva tornare nella sua cucina, sia perché bisognava pagare i ragazzi. L'anziana odiava essere in ritardo coi pagamenti e gli era difficile dare questo compito a Jisung. Pagare gli addetti era un lavoro di Masao in passato, e dopo la sua triste morte, la vedova svolgeva tutti i compiti che prima spettavano a suo marito. Questo per sentirsi ancora più vicina a lui.

Caso o destino? [Minsung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora