Quando aprì gli occhi la mattina successiva, Elayne rimase a fissare il soffitto con un braccio sulla fronte e la mente gelata. Dall'esterno proveniva il forte scroscio della pioggia, così assordante da far pensare a decine di fiumi che si abbattevano tutti insieme sul Governato, come se la natura stessa volesse lavare via quello che era successo.
Le immagini di quel corpo a terra che si contorceva in urla e spasmi le bruciavano ancora gli occhi e le scorticavano i timpani. Dovette trascorrere qualche minuto prima che realizzasse di non aver avuto un incubo e, in quello stesso istante, avvertì una sensazione di calore rigarle una guancia e si rese conto di stare piangendo. Si asciugò le lacrime e si premette le mani sugli occhi. Quell'afflizione si era chiusa sul suo stomaco come una gabbia e non l'aveva ancora abbandonata. Dopotutto, doveva ancora realizzare a pieno che aveva visto un essente morire.
In realtà non era riuscita a reggere. Era scappata via, aveva sentito la voce di Godric chiamarla, ma lei non si era voltata nemmeno per aspettare Thalia. Aveva riconosciuto qualcosa in quella scena brutale, qualcosa che era sepolto nella sua coscienza e che non riusciva a disseppellire.
Si girò verso il letto dell'amica e la trovò seduta sul bordo, le mani affondate in degli abiti che teneva appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo vitreo rivolto ai rivoli trasparenti che strisciavano lenti giù per i vetri come serpenti. Si tirò su, sollevando il cuscino per appoggiare la schiena.
«Thalia.»
L'amica alzò lo sguardo e le sorrise meccanicamente «Aspettavo ti svegliassi.»
Si sedette anche lei sul bordo del letto e la guardò accigliata. Aveva due occhiaie ancora più profonde del solito. «Stai bene? Hai avuto altri incubi?»
Thalia scosse la testa «No. È solo che...» fece una pausa, come se si fosse improvvisamente persa in pensieri che non desiderava condividere.
«Che?»
«Ho fatto un sogno, ieri notte... non è la prima volta che mi capita. C'era questa piccola creatura che non so come definire... era come... era come noi, ma senza capelli e non riusciva a stare in piedi. Nel sogno avevo la sensazione di tenerci molto... e di tenere molto anche a qualcun altro che non riuscivo a vedere.»
Elayne raggelò. La piccola creatura che aveva appena descritto la rimandò alla miniatura, tanto che fece un enorme sforzo per non voltarsi a guardarla.
«È stato un sogno strano... come se fosse reale.» Lo sguardo sul volto della sua amica sembrò rabbuiarsi di colpo.
«Davvero strano» ripeté lei per tagliare la tensione, poi sorrise «Ma era solo un sogno, no? Voglio dire, che razza di creatura potrebbe mai essere quella che mi hai descritto? Non avrebbe alcun senso.»
«Alcun senso...» ripeté l'amica, ancora una volta in maniera meccanica.
Elayne la fissò, preoccupata «Va tutto bene?»
Thalia parve riscuotersi dai suoi pensieri «Certo. Solo mie paranoie» disse scuotendo la testa. Le rivolse un altro sorriso e poi spostò lo sguardo sulla statuina di cristallo sul comodino tra i loro letti. Elayne si morse il labbro inferiore, sospirando. «A che ora sei tornata ieri notte? Vuoi parlarmi di cosa è successo?»
L'amica la guardò in volto per un istante, poi la sua fronte si corrugò sempre di più e alla fine scoppiò in lacrime. Elayne si alzò di scatto e corse ad abbracciarla. «Thalia, ti prego, dimmi che succede. Sei così triste da quando hai iniziato ad avere quegli incubi. Perché sei uscita ieri sera? Perché hai voluto assistere all'esecuzione?»
«Io non so che mi prende, Elayne» proruppe lei «Non so perché sono uscita, non so perché sono andata lì... ho avuto la sensazione di dover andare, come se trovarmi davanti a quella situazione avesse un significato per me... e sai cos'ho provato?»
STAI LEGGENDO
Saga degli Essenti
FantasyAll'interno del Governato delle Alte Rocce, tre cose sono andate perdute: il Tempo, i Ricordi e la Morte. L'esistenza immortale degli Essenti langue nella routine, nella paralisi e in un Eterno Presente che si è sostituito alla Storia e alla progre...