XXX • 𝒜𝓁𝓁𝒾𝒶𝓇𝒾𝒶

17 4 4
                                    

• • •

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

• • •








Bruno Bucciarati's POV





Le mani legate dietro la schiena mi stringevano i polsi, un dolore sordo che si mescolava con la crescente paura; un sentimento che avevo provato tante di quelle volte da perdere il conto.

Il laboratorio di T/N non era mai stato tanto tetro come in quel momento, mentre ero legato stretto a una sedia contro il bancone della stanza con la testa a ciondoloni, annebbiata dalla dose massiccia di laudano che mia madre mi aveva costretto ad assumere. Nonostante fossero trascorsi quasi due giorni dall'avvelenamento, non ero abbastanza forte da ribellarmi e quella donna non aveva aspettato che riuscissi a camminare per costringermi a una delle sue punizioni; sapeva bene che altrimenti avrei fatto qualsiasi cosa per impedirglielo.

Provavo una forte umiliazione, come mai prima di allora, e una profonda rabbia mi invase lo stomaco e la gola togliendomi il respiro, pregandomi quantomeno di piangere per sfogarla in minima parte, ma non volevo darle la soddisfazione di assistere a una tale scena.

All'improvviso, udii un rumore metallico e la porta della stanza si aprì, permettendo a mia madre, accompagnata da due domestici con alcuni secchi colmi d'acqua, di fare il suo ingresso. Scossi la testa avvilito, comprendendo subito che aveva scelto di iniziare con la sua tortura preferita, che quando ero solo un bambino mi aveva causato svariati incubi.

"Mio caro," disse lei afferrando una delle pezze sul bancone al mio fianco. "Oggi tua madre è più seccata del solito. Vuoi sapere il motivo?"

Non risposi, limitandomi ad osservare la pietra grezza che ricopriva il pavimento in austero silenzio.

"Come ben sai, ieri sono stata dall'arcivescovo per la licenza di matrimonio per te e Isabella, e sai cosa ho scoperto? Che tu avevi già fatto richiesta ed è stata pure approvata e consegnata," continuò. "Che cosa pensi di fare, tesoro mio? Di prendermi in giro come se nulla fosse? Ti avevo detto di rimanere al tuo posto e guarda invece che figure mi fai fare. Ho dovuto ritirare la precedente licenza per richiederne una nuova."

Scossi la testa, non avendo nulla da dire.

"E pensare che faccio tutto questo per il tuo bene. Ma la madre cattiva sono io, giusto? Come al solito. Invece di prendere tutto ciò come una lezione, ti limiti a concentrarti solo su ciò che ti fa comodo. E tu saresti un uomo? Dovresti essere di vedute più ampie, che delusione. Forse però sono ancora in tempo," sospirò, per poi rivolgersi ai due domestici. "Procedete."

Le mani di uno di loro mi afferrarono la testa e mi stesero su un tavolo duro e freddo. Provai a resistere, ma i miei muscoli erano talmente rilassati dal laudano da non riuscire a muoverli come volevo. Per quanto provassi a dimenarmi, un panno ruvido venne posto sulla mia faccia, coprendo il naso e la bocca. Respirai affannosamente attraverso il tessuto e il cuore accelerò i suoi battiti. Poi, all'improvviso, un fiotto d'acqua gelida penetrò attraverso la pezza, soffocando ogni mio respiro.

Ti piacerà anche

          

Provai a girare la testa, ma la mano ferma del domestico mi tenne ancorato al ripiano. L'acqua continuava a scorrere e i polmoni bruciavano alla ricerca d'aria, in un'opprimente sensazione di annegamento perpetuo. Oltre a quella straziante percezione di morte, provai di nuovo la malinconica agonia della consapevolezza, l'orrore di sapere che quella era stata una scelta di colei che avrei dovuto chiamare madre con affetto. A differenza del passato però, non avevo alcuna intenzione di giustificare nemmeno per un istante i suoi abusi sconsiderati trovando a stento un barlume di giustizia tra le sue parole. Cercai di gridare, ma non liberai alcun suono, solo un gorgoglio disperato.

Non seppi quantificare quanto tempo trascorse, perso com'ero nell'orrenda sensazione di annegare, e ogni secondo parve allungarsi in un abisso senza fine. Poi, come un miracolo, l'acqua si fermò, lasciandomi finalmente libero di tossire e respirare affannosamente, cercando aria come un naufrago.

"Quanti anni sono passati dall'ultima volta, tesoro?" domandò mia madre spostandomi dolcemente alcuni capelli bagnati dalla fronte e alzando il panno dal mio viso. "Rispondo io, troppi. E forse è stato proprio l'arresto della tua educazione a renderti così ostico nel seguire le regole, una volta eri un così bravo bambino. Ora dimmi, ho altri tre secchi qui con me. Possiamo limitarci a questi se chiederai perdono e mi prometti che d'ora in poi seguirai le mie direttive. Altrimenti possiamo andare avanti anche fino all'ora di cena. La scelta è tua."

"Andate... Andate al diavolo, madre," riuscii a dire ansante, lanciandole una profonda occhiata colma di odio e un mezzo sorriso per dimostrarle che non avevo intenzione di cedere.

"Molto bene. Andiamo avanti."








T/N's POV




Erano ormai trascorsi quasi due giorni dall'avvenimento che mi aveva separato dal Lord e avevo preferito rimanere nascosta sperando di ricevere sue notizie, magari una lettera recapitata a Markus che mi avrebbe sicuramente consegnato, ma non ricevetti nulla.

Volevo però far fruttare anche quelle giornate vuote e mi ero concentrata su come sarei riuscita a contattare Lady Whistledown. Nicholas mi aveva aiutato nella ricerca analizzando con me l'unico volantino a mia disposizione e ci accorgemmo di un dettaglio sul retro che poteva condurci verso una possibile pista: in un angolo si trovava un piccolo logo della tipografia che lo aveva stampato e il ragazzo si era subito messo alla ricerca dato che non potevo uscire dalla mansarda.

Nel frattempo però era ormai giunta la data stabilita per il nostro matrimonio e non sapevo come comportarmi. A giudicare dalle condizioni in cui lo avevo visto l'ultima volta, sperai che fosse stato in grado di alzarsi e, conoscendolo, sarebbe stato capace di farsi accompagnare in carrozza fino all'altare per adempiere a quanto mi aveva promesso. Non riuscivo però a considerare l'eventualità che invece fosse impossibilitato a muoversi e a cercarmi per qualche motivo, dando così senso all'assenza di lettere da parte sua, e non volevo nemmeno considerare la peggiore delle ipotesi, pregando che non gli fosse successo nulla di grave.

Quel pomeriggio, dopo aver informato Nicholas della mia uscita e indossato il mantello, decisi di recarmi a una stalla pubblica ed affittai un cavallo con i soldi che avevo nascosto nella sacca e mi diressi verso Barnes, sperando di trovare il Lord davanti a quella chiesa ad attendermi.

Quando giunsi sul posto però non vidi nessuno e, dopo aver legato il cavallo a uno degli anelli esterni alla chiesa, feci il mio ingresso. Notai subito il reverendo intento ad accendere alcune candele dietro all'altare e mi avvicinai a lui lungo la breve navata.

"Reverendo Edwards?" lo chiamai, e l'uomo si voltò, stupito nel vedermi lì.

"S-Signorina," mi salutò stringendosi nelle spalle e guardandosi intorno. "V-Voi... non dovreste essere qui."

𝐿'𝑒𝓇𝒷𝑜𝓇𝒾𝓈𝓉𝒶 𝑒 𝒾𝓁 𝑀𝒶𝓇𝒸𝒽𝑒𝓈𝑒 • BrunoBucciarati (Bridgerton AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora