Capitolo Due - DDD

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Credo che quella volta parlai troppo presto anzi, ne sono certo.

Infatti quando mia madre entrò in casa Tazio si alzò squadrandola smettendo immediatamente di raccontarmi del suo lavoro.

Era bellissima, tolse la giacca pesante, indossava una gonna nera con due strisce bianche sui lati che le arrivava sopra le ginocchia, una camicetta bianca, ai piedi delle scarpe basse eleganti e tra i capelli legati in una coda alta teneva un fiocco bianco.

Anche se non doveva fare nulla di speciale lei amava vestirsi per bene, infatti era sempre elegante.

<<Dove sei stata vestita così, Martina?>> le chiese mio padre mentre lei si strinse una mano col volto già spaventato.

<<A fare alcune commissioni per l'ufficio insieme ad una mia collega>> si giustificò con voce tranquilla anche se lei era descrivibile con tutti gli aggettivi tranne che con quest'ultimo insieme ai suoi sinonimi.

<<E ti sembra il caso? Con questa gonna sembri una puttana! Mi fai fare delle figure di merda in giro, vuoi che pensino che lascio andare in giro mia moglie a far la prostituta!>> mi alzai come una molla, aveva alzato la voce ma non capivo perché, sembrava tranquillo poco prima, non sembrava ubriaco, non so cosa fosse successo in quei tre secondi impercettibili.

Mamma aveva iniziato a chiedere scusa dicendo che avrebbe messo gonne più lunghe con sotto le calze scure.

Tirai una spallata a Tazio e lo guardai male, dio solo sa quanto odiavo quell'uomo.

Speravo ogni giorno che mia madre accettasse il fatto che io lo volessi denunciare ma lei, da grande testarda, mi aveva sempre proibito di farlo e ancora mi maledico per averle dato ascolto.

Avevamo prove e controprove indelebili proprio sui nostri corpi.

Portai mia madre fuori di peso facendola mettere nella mia macchina.

<<Non è possibile continuare così mamma, non voglio essere scorbutico ma ti rendi conto di chi hai come marito o no?>> le dissi mentre lei scoppiò a piangere.

<<Dennis, lo so ma non voglio allontanarlo da me, io lo amo capisci? Poi magari se chiedo il divorzio mi fa di peggio... non ci voglio neanche pensare.>> disse con voce balbettante e spezzata prendendomi la mano <<Piccolo mio, amore della mia vita, promettimi che non tratterai mai una ragazza così, io ho cresciuto un principino, te lo ricordi?>>

La guardai negli occhi <<Si mamma, te lo prometto>> dissi "No mamma, non te lo posso promettere e sai perchè? Perché tuo figlio, per colpa di tuo marito, non vorrà mai una relazione per la paura di diventare come lui.

Non te lo posso permettere perché ho paura di comportarmi come lui che sospetto sia pazzo o qualcosa del genere" pensai.

Misi in moto la macchina dopo essermi allacciato la cintura di sicurezza e guidai fino al posto dove io e mia madre andavamo sempre, il Nostro posto: il Castle Park di Bristol.

Dopo circa una dozzina di minuti arrivammo e dopo aver parcheggiato scesi dalla macchina per poi prendere mamma a braccetto.

Lei si mise una sciarpa ed un cappello in lana per coprire la pelle dal freddo mentre io avevo una semplice giacchetta di jeans.

Amavo il freddo in tutte le sue forme e sentire come esso poteva perforarmi le ossa e darmi mille brividi mi piaceva ancora di più.

Dopo cinque minuti lei era stanca quindi ci sedemmo ma le tenni comunque la mano nella mia, non avevo intenzione di staccarmi da lei neanche se mi avessero costretto.

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