Capitolo XII: La Danza degli Elementi

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Helen

Dopo aver visto Lamlith ridere per la prima volta, sgranai gli occhi per lo stupore.
Non mi era mai capitato di vederla ridere.

"Dio, Lam, che bella risata!" le dissi, rivolgendole un sorriso affettuoso.
Lei arrossì e urlò dalla rabbia:

"Vai a farti fottere, idiota!"

Lamlith mi faceva ridere con quei suoi scatti di ira.
Mi ricordava molto mio padre.
Anche lui faceva così a volte.
Ora che era morto, aveva lasciato un guscio vuoto dentro di me.

"Tutto bene Hel?" mi domandò Raenhal, preoccupato.
Lo rassicurai, abbracciandolo.

"Si, Hal. Va tutto bene"

Lui mi sorrise, mentre Lamlith fece una smorfia, disgustata dalla scena a cui stava assistendo.

"Che schifo sto guardando" commentò.

Le lanciai un'occhiataccia.

"Smettila Lam, non sei divertente" disse freddo Raenhal.

La ragazza demone sbuffò.

"Siete proprio noiosi"

Giorni dopo, continuammo a vagare, in cerca di vie per raggiungere Nyxarath, ma finora avevamo incontrato solo vicoli ciechi.

"Di questo passo non ce la faremo mai!" si lamentò Lamlith.

"Non possiamo lamentarci Lam, sono sicura che riusciremo ad arrivare nell'oscuro regno di Nyxarath!" risposi, sorridendo.

Avevo tanta fiducia e nessuno avrebbe potuto spezzarla.

"Dici così per convincerti che andrà sempre tutto bene, ma invece no! Non è tutto rose e fiori, Helen!! Svegliati!" urlò lei.

Abbassai lo sguardo tristemente.

Forse aveva ragione...

"Si, è vero. Non è sempre tutto allegro, purtroppo. Le cose brutte capitano e non ci possiamo fare nulla" dissi.

Lei si sorprese per quelle parole, anche l'elfo.

"Hel..." si limitò a dire lui.

"Forza, andiamo" conclusi freddamente.

Loro mi seguirono, senza ribattere.
Perché era tutto così difficile?
Perché mio padre si era sacrificato per salvarmi?
Perché mi aveva lasciata da sola?
Non trovavo le risposte che cercavo da tempo.
Raenhal e Lamlith mi fissarono preoccupati, ma senza proferire parola.
Camminai più velocemente.
Iniziai però a sentire forti dolori alla spalla e alla schiena.
I due corsero in mio soccorso.

"Hel! Le tue ferite si sono riaperte!" gridò l'elfo, spaventato.

"Che male...!" dissi ansimando.

Era un dolore veramente insopportabile.
Lamlith prese nuove garze e le passò a Raenhal, che si mise a medicarmi con molta delicatezza.

"Grazie ragazzi" dissi sorridendo, i due ricambiarono il sorriso.

"Stai meglio ora?" mi chiese Lamlith.
Annuii.

"L'importante è quello" concluse Raenhal, aiutandomi a rialzarmi.

Ci guardammo poi intorno, spaesati.
Ci trovavamo in un altro regno e c'erano quattro simboli che lo rappresentavano; quei simboli erano gli Elementi.
L'aria, l'acqua, la terra e il fuoco.
Le loro luci danzavano tra gli alberi secolari, creando un'atmosfera vivace e tranquilla.
Restai abbagliata da quelle piccole lucine che danzavano tra loro, mi facevano sentire più calma e rilassata.
Avanzai insieme ai miei compagni verso il piccolo regno.
Era davvero un posto incantevole e meraviglioso.

"È davvero stupendo!" dissi.

"Non esaltarti troppo, ragazzina infantile" mi provocò Lamlith.

"Come osi?! Bastarda!" le urlai, furiosa.

"Fatela finita ragazze, basta!" gridò poi Raenhal.

Scoppiò una lite tra noi tre.
Si stava creando una tensione inaudita, così la ragazza demone prese una decisione estrema.

"È inutile questo viaggio, è meglio separarsi"

Sussultai, guardando Raenhal, sicura che avesse protestato.
Ma l'elfo era d'accordo con lei...

"Si, conviene" disse.

"Cosa?! Non potete farlo! Non potete lasciarmi così dopo tutto questo percorso che abbiamo fatto insieme!!" urlai, con gli occhi lucidi.

"Hel, mi dispiace, ma anche se avessimo continuato ci saremmo separati comunque" rispose freddamente Raenhal, lasciandomi senza parole.

"Non lasciatemi così! Vi prego!" iniziai a piangere, implorandogli di non andarsene.

Ma i due non mi ascoltarono e scomparvero nella fitta foresta.
Urlai, piansi e chissà cos'altro avrei potuto fare.
Ero rimasta completamente da sola, un'altra volta.
Iniziai a ricordare il periodo in cui mia madre morì appena nacqui, quando a undici anni mio padre mi aveva protetto con la vita, e infine verso i quattordici anni, in cui mia nonna morì per un brutto cancro.
Ero disperata.
Non avevo più le forze per fare altro.
Fissai il vuoto da ore, sentendomi persa e non sapendo cosa fare.
Il ragazzo che mi piaceva e la mia amica demone mi avevano abbandonata al mio destino, e non potevo fare altro che accettarlo.
Eppure la mia mente si rifiutava di farlo.
Mi sentivo depressa e senza di loro non mi sentivo più me stessa.
Forse mi odiavano?
Ma allora perché mi avevano curata prima?
E perché si erano preoccupati così tanto?
Troppo dubbi.
Dubbi di cui non trovai, ancora una volta, risposta.
Era sempre più difficile per me accettare la nostra divisione.
Mi sentivo vuota e prosciugata dentro, ma dovevo comunque andare avanti, trovare Gorth Dragon e il suo regno e sconfiggerlo definitivamente.
Nel giro di un'ora trovai la forza per rialzarmi e mi avviai verso la foresta.
Li vidi.
Erano seduti a terra, a fissare il vuoto.
Li guardai, scioccata.
I due si accorsero di me, ma non fecero in tempo a scappare via da me, che fui io la prima ad allontanarmi da loro, lasciandoli sconvolti.

Le Ombre Del Regno Perduto [Volume 1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora