31 - La Grotta Insanguinata

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Reyk affondò la spada nel petto di un elfo, poi si fermò, ansimante. Attorno a lui decine e decine di cadaveri ricoprivano il terreno, sia compagni che nemici.

Alzò il volto verso il cielo, cercando refrigerio nelle gocce di pioggia. Le gambe gli dolevano e le braccia gemevano.

Da quanto stavano combattendo? Troppo. E ogni minuto che passava erano stretti sempre più. Gli era quasi venuto da piangere per la disperazione quando aveva saputo che erano stati circondati e che ormai li attendeva solo la morte. Ma non aveva pensato neppure per un attimo alla resa. Finché Serpente viveva, loro avrebbero combattuto.

Un verso terribile gli trapanò le orecchie. Si volse e vide il drago Paras, le ali che battevano frenetiche mentre si spostava. Sotto al petto, una miriade di ferite gocciolavano sangue su chi si trovava sotto di lui, sostituendo per un attimo la pioggia.
Con un ulteriore verso il drago sbatté le ali due o tre volte, spostandosi verso il grosso delle file nemiche, poi si lasciò cadere su di essi senza più forze, uccidendone a decine.

Il giovane drago era riuscito a dare un ultimo aiuto ai suoi compagni.

Reyk sentì le forze abbandonarlo, il bruciore delle ferite riportate in battaglia che tornava a farsi sentire assordante, la mente che sembrava galleggiare in un mare di nebbia. Le dita erano intorpidite e le orecchie gli ronzavano.

Era stanco, molto stanco, e la morte del drago significava che stavano per perdere. Erano pochi ancora in vita che combattevano.

Chiuse gli occhi, ascoltando i pensieri stanchi di Daer che combatteva ormai automaticamente, anche lui sfinito.

Poi un’ulteriore immagine comparve alla sua mente. Un corpo snello, dai fianchi perfetti nelle braghe da mercenario. Le spalle pallide su cui stava sempre il fodero delle due spade, e quegli occhi verdi, luminosi, che incorniciavano un viso pallido ornato da lunghi capelli viola...

Un’energia nuova lo attraversò mentre alzava la spada e con un urlo uccideva due nemici. Si guardò intorno febbrile.

Come sopravvivere? Come?!

COME?!

Mentre i pensieri tra lui e Daer si mescolavano in un comune urlo disperato, i suoi occhi furono attratti da un immenso buco nero che si apriva nel terreno zuppo. Un’idea si fece largo fra i suoi pensieri, giungendo fino alla mente del gemello.

Daer annuì. Era l’unica cosa che potessero fare.

Si misero a correre verso Serpente, il quale avanzava assieme a Volca e Caret tra i cadaveri, una lunga ferita che gli attraversava una gamba e lo costringeva ad avanzare zoppicante.

“Comandante!”

Serpente uccise un elfo prima di voltarsi verso di loro.

“Cosa succede, ragazzini?”

Lo chiese digrignando i denti. La sua voce aveva qualcosa di diverso. Aveva perso colore, aveva perso quell’energia che distingueva il comandante quando combatteva.

“Dobbiamo nasconderci nelle grotte, comandante. È l’unico modo che abbiamo per provare a sopravvivere, nasconderci!”

Serpente guardò lontano, assente, gli occhi che attraversavano tutta la valle fangosa fino alla cima degli alberi del Barët Flaam, poi in alto, sempre più su, fino a osservare le nuvole grigie che lanciavano acqua sui loro corpi sporchi.

“Non capisco cosa avete in mente, ma voglio fidarmi. Aprite la strada, io la chiuderò.”

Si volse verso Volca, ancora al suo fianco.

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