Capitolo 33

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"quando una stella muore, fa male... ma forse dovrei alzarmi e ricominciare, come fanno i ginnasti"

quando una stella muore - giorgia

La giornata era proseguita con una routine intensa per entrambe le squadre. Le ragazze della ginnastica, esauste ma determinate, si stavano allenando con la massima intensità sotto la supervisione di Claudia, la loro allenatrice. Ogni movimento era misurato e preciso, ma il carico degli allenamenti aveva iniziato a farsi sentire. Le loro espressioni erano segnate dalla fatica e dalla concentrazione, i muscoli tesi e doloranti.

Nel frattempo, i ragazzi della squadra di calcio, sebbene fisicamente meno affaticati, erano sotto una pressione psicologica considerevole. L'incombente peso della competizione e il desiderio di dimostrare il loro valore si mescolavano con il crescente senso di inquietudine. La presenza della squadra di ginnastica e il clima di tensione che avevano avvertito dall'arrivo avevano contribuito a creare un ambiente denso di nervosismo.

Dopo una mattinata di lavoro intenso, le due squadre si ritrovarono per il pranzo. La sala da pranzo dell'albergo, pur ben attrezzata, non riusciva a cancellare il senso di isolamento che aleggiava nell'aria. Le ragazze erano sedute ai loro tavoli, cercando di rilassarsi e recuperare energia, mentre i ragazzi si erano sistemati al tavolo opposto.

Il chiacchiericcio e le risate si mescolavano con i suoni della posateria e dei piatti. Ma quel giorno, il rumore dell'ambientazione familiare fu interrotto bruscamente. Un gruppo di agenti, in uniforme e con volti seri, entrò nella sala da pranzo. La loro presenza fece calare un silenzio inquieto tra le due squadre.

"Signori e signore," iniziò uno degli agenti con tono autoritario, "abbiamo bisogno della vostra attenzione. Nella notte scorsa, è stato trovato il corpo di una ragazza morta nella neve, non lontano da qui. La vittima è una delle ginnaste spagnole, una delle più brave."

Le parole dell'agente colpirono come un pugno nello stomaco. Un'ondata di shock e paura attraversò la sala. Le ragazze si guardarono tra loro, il volto pallido e le mani tremanti. L'idea che una delle loro compagne fosse stata trovata morta nel mezzo della notte, in un luogo così isolato, era angosciante. I ragazzi, da parte loro, si scambiarono sguardi preoccupati, cercando di comprendere la gravità della situazione.

Giulia, seduta al tavolo con le sue compagne, sentì un nodo alla gola. Le immagini di quella scena, messe a confronto con la loro routine quotidiana, sembravano quasi irreali. Non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse pericoloso e spaventoso che un omicidio fosse avvenuto così vicino a loro. La sensazione di sicurezza che avevano avuto fino a quel momento era svanita, sostituita da un'ombra inquietante.

Joseph, seduto dall'altro lato della sala, sentì lo stesso senso di angoscia. I ragazzi della squadra di calcio, inizialmente più distaccati, iniziarono a rendersi conto della gravità della situazione. La paura e l'incertezza si diffusero tra di loro come una malattia. I loro discorsi, prima leggeri e scherzosi, si erano trasformati in domande serie e preoccupate.

"Ma cosa sta succedendo?" chiese Marco, un compagno di Joseph, con voce tesa. "Chi può aver fatto una cosa del genere?"

"Non lo so," rispose Joseph, cercando di mantenere la calma, ma con gli occhi che tradivano il suo turbamento. "Ma è evidente che dobbiamo stare attenti. Questo non è un posto sicuro come pensavamo."

I pensieri di Giulia erano turbati da un vortice di emozioni. Il suo cuore batteva forte, e la mente si riempiva di immagini inquietanti. Il terrore di non sapere chi potesse essere l'assassino e di non avere alcun controllo su quello che stava accadendo era opprimente. Le sue compagne di squadra si stringevano insieme, cercando conforto reciproco in un momento di estrema vulnerabilità.

𝓒𝓸𝓻𝓹𝓸 𝓛𝓲𝓫𝓮𝓻𝓸 || Joseph CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora