8 - Ammissioni di rischio

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L'indomani Emanuele dovette fare i conti con un fastidioso mal di testa.
Un dolore martellante all'altezza delle tempie che lo colpì sin dal primo momento in cui aveva aperto gli occhi quella stessa mattina.

Si alzò dal letto a fatica, tanto che per un momento si ritrovò a sorreggersi contro il muro per evitare di non barcollare troppo.

Impiegò circa dieci minuti per raggiungere il bagno tentando, in malo modo, di non sbattere contro i mobili della camera da letto che ai suoi occhi sembravano improvvisamente più grandi, ingombranti e soprattutto spigolosi.

Il suo fianco sinistro ne sapeva qualcosa: aveva involontariamente urtato contro l'angolo della scrivania prima di raggiungere la porta del bagno.
Era talmente stordito che l'unica imprecazione che uscì dalla sua bocca fu un rantolo infastidito.

Emanuele si spogliò lentamente, appoggiato contro il bordo del lavandino, e con altrettanta calma si infilò nella doccia poco dopo.
Il getto dell'acqua fredda lo travolse all'improvviso, così velocemente che per un momento ebbe la sensazione di riuscire a riprendersi un po'.

Aveva affrontato risvegli migliori, senza dubbio.
Il mal di testa era solo la punta dell'iceberg: sentiva i muscoli delle gambe intorpiditi e la schiena dolorante al punto tale da pensare di essere stato travolto da una valanga di mattoni durante la notte.
In realtà quella notte aveva dormito profondamente, senza nessun pericolo: stava solamente facendo i conti con i postumi della serata precedente.

Emanuele non ricordava nemmeno a che ora avesse fatto rientro nella sua stanza.
L'ultima volta che aveva controllato l'orologio si trovava ancora nel locale insieme agli altri a bere e cantare canzoni famose con l'intonazione più stonata possibile.
Non sapeva nemmeno come avesse fatto a spogliarsi e infilarsi nel letto senza problemi.

Improvvisamente un pensiero oltrepassò la sua mente mentre insaponava i capelli con una buona dose di shampoo: aveva davvero sentito un profumo diverso nella stanza o l'aveva solamente immaginato?

Emanuele cercò di sforzarsi per rifletterci su, combattendo la confusione che aveva nella testa.
Dopo essersi svegliato, poco prima di raggiungere il bagno, aveva avuto l'impressione di aver sentito un profumo nello spazio tra il letto e la porta d'ingresso.
Non era suo, non era nemmeno quello di qualche detergente utilizzato dalle signore delle pulizie.

Emanuele scrollò leggermente le spalle.
Si convinse di averlo semplicemente immaginato: dopotutto non era nelle sue migliori condizioni per poter decretare cosa fosse o meno reale.

Finì di fare la doccia dopo una decina di minuti e poi, con l'asciugamano attorno alla vita, uscì dal bagno.

Si vestì, ancora un po' intontito anche se si sentiva già meglio. La doccia lo aveva rimesso in sesto.
Indossò dei classici jeans scuri insieme ad una felpa dai toni chiari, ai piedi le sneakers più comode che aveva nella valigia.

Emanuele guardò la sua immagine riflessa allo specchio: non era particolarmente il suo stile, ma quella mattina non aveva nessuna voglia di impegnarsi per rendersi presentabile.

L'unico motivo che lo aveva spinto fuori dal letto era la colazione che avrebbe fatto con Beatrice in un bar in città. Aveva assolutamente bisogno di ingurgitare del cibo insieme a qualcosa che potesse fargli passare il bruciore di stomaco.

Si avvicinò un po' di più allo specchio mentre sistemava il cappuccio della felpa: le ciocche di capelli umidi che ricadevano sulla fronte nascondevano a malapena le occhiaie pronunciate e lo sguardo assonnato.
I lineamenti del suo viso tracciavano un'espressione spenta, le labbra chiuse in una linea sottile.

Osservando se stesso, istintivamente fece l'ennesima smorfia disgustata.

«Se te lo stessi chiedendo sì, sei in condizioni raccapriccianti» esordì all'improvviso Pedro alle sue spalle.

Il suo tono di voce squillante arrivò alle orecchie di Emanuele come un suono stridulo e fastidioso che, inevitabilmente, avrebbe potuto solo peggiorare il suo mal di testa.

Lui, in risposta, trasalì prima di sfregare le mani contro il volto, proprio all'altezza delle tempie. Grugnì in modo irritato.

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