Cap 7

109 6 1
                                    

Il giorno seguente, Darin si svegliò con un vuoto pesante nello stomaco, il ricordo della discussione con Cade vivido e doloroso. La città di Los Angeles si stava risvegliando, ma lui rimaneva seduto sul bordo del letto, con lo sguardo perso e il telefono in mano. Aveva pensato di scrivergli qualcosa, un messaggio di scuse, ma ogni volta che cercava di mettere insieme le parole, gli sembravano vuote e inadeguate.

Darin si preparò per il lavoro con gesti automatici, indossando il solito completo scuro e la cravatta, ma la sua mente continuava a tornare alla notte precedente, alla delusione negli occhi di Cade, a quel senso di perdita incolmabile. Entrò in ufficio e fu subito assalito dalle richieste del lunedì mattina. Nonostante tutto, era riuscito a ottenere una grande opportunità, il caso Lloyd, e John Mills lo aspettava per discutere i dettagli. Doveva concentrarsi su questo, ma dentro di sé sapeva che il prezzo che stava pagando era altissimo.

Mentre si sedeva alla scrivania, il telefono vibrò. Sperò, per un breve istante, che fosse un messaggio di Cade, ma quando guardò lo schermo trovò solo notifiche di lavoro. Sospirò, deluso, e iniziò a rispondere alle e-mail, anche se ogni volta che distoglieva lo sguardo, rivedeva il volto di Cade, quella figura appoggiata al muro, con gli occhi delusi e stanchi.

Più tardi, nel corso della mattinata, Darin si trovò seduto nell'ampia sala riunioni dello studio legale, circondato da colleghi in abiti impeccabili, mentre John Mills prendeva la parola, illustrando i punti chiave del caso. Darin cercava di seguire, annotando ogni dettaglio, ma la sua mente continuava a divagare. Ogni volta che si sforzava di concentrarsi, sentiva crescere una sensazione di ansia, una consapevolezza sempre più chiara di quanto quella carriera, che aveva perseguito con così tanta ostinazione, rischiasse di allontanarlo da ciò che per lui era davvero importante.

Terminata la riunione, Mills si avvicinò e, con un cenno, lo invitò nel suo ufficio privato. L'ambiente era elegante, con una vista mozzafiato sulla città, ma quel lusso sembrava quasi soffocare Darin, mentre si accomodava sulla poltrona di fronte alla scrivania.

"Allora, Darin," iniziò Mills, con il suo consueto tono autorevole. "Hai capito l'importanza di questo caso per lo studio e per la tua carriera, immagino."

Darin annuì, cercando di mantenere un'espressione sicura. "Sì, signor Mills. So quanto significhi."

Mills lo fissò per un lungo momento, come se stesse valutando qualcosa. "Bene, perché mi aspetto che tu sia completamente dedicato a questo progetto. Non voglio distrazioni o errori. Hai il potenziale, Darin, e voglio vederti crescere. Ma devi essere disposto a fare delle scelte." Fece una pausa, e aggiunse con uno sguardo freddo: "Scelte che spesso implicano sacrifici."

Quelle parole risuonarono come un'eco amara. Darin sapeva bene cosa significava sacrificare per la carriera, e non poté fare a meno di pensare a Cade, a quanto gli mancava, a quanto era stanco di mettere da parte le persone che amava per inseguire obiettivi sempre più lontani.

Quando uscì dall'ufficio di Mills, la decisione che da ore lo tormentava cominciò a prendere forma. Non poteva continuare così, in bilico tra un mondo che sembrava perfetto e una realtà che lo svuotava. Tornò alla scrivania, prese il telefono e scrisse a Cade:

"Possiamo parlare? So di aver sbagliato, ma lasciami spiegare. Per favore."

Il messaggio rimase senza risposta per tutta la giornata, un silenzio che lo accompagnò come un'ombra mentre tornava a casa, mentre guardava la città dalla finestra, chiedendosi se fosse davvero pronto a perdere tutto per quel sogno che aveva coltivato così a lungo.

Verso sera, quando ormai aveva perso le speranze, il telefono vibrò. Cade gli aveva risposto.

"Passa da me."

Non c'era nient'altro, nessuna promessa di perdono o di chiarimento. Solo un invito che conteneva tutta la tensione e la complessità del loro rapporto. Darin prese le chiavi e uscì di casa, il cuore in tumulto mentre attraversava la città in direzione dell'appartamento di Cade.

Quando arrivò, Cade lo aspettava sulla soglia, appoggiato alla porta come la notte precedente, ma stavolta i suoi occhi erano calmi, anche se distanti. Darin si fermò un istante, incerto su cosa dire. Cade lo invitò ad entrare con un cenno, senza dire una parola.

Si accomodarono in silenzio nel piccolo soggiorno, e Cade prese posto sul divano, guardandolo con un'espressione ferma ma vulnerabile, come se stesse aspettando di capire se poteva davvero fidarsi ancora di lui.

"Darin," iniziò infine Cade, la voce calma, "voglio capire cosa vuoi davvero. Perché se continuo a fare promesse a me stesso e a te, mentre tu sei troppo impegnato a inseguire una vita che sembra non includermi... allora non ha senso."

Darin sentì il peso delle sue parole, quel dolore soffocato e quella sincerità disarmante. "Cade, hai ragione. Sono stato egoista e ti ho dato per scontato".

Cade lo guardò, i suoi occhi rivelavano un misto di tristezza e speranza. "E adesso? Cosa vuoi, Darin?"

Darin si prese un lungo momento, osservando il volto di Cade, quel volto che aveva imparato a conoscere così bene, che rappresentava per lui la libertà e il senso di casa che aveva sempre cercato. "Voglio noi," rispose, la voce sicura ma intrisa di vulnerabilità. "Voglio costruire qualcosa con te, non solo una carriera. Non so come riuscirò a far combaciare tutto, ma so che non voglio perderti."

Cade abbassò lo sguardo, come se stesse cercando di nascondere l'emozione che gli si era appena accesa negli occhi.

Darin annuì, avvicinandosi lentamente a Cade e prendendogli la mano.

Cade si lasciò andare, poggiando la testa sulla spalla di Darin, e in quel silenzio ritrovato sembrava che, forse, ci fosse ancora una strada per loro.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 31 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

COUP DE FOUDREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora