Le squadre si divisero i compiti. Sascha e i suoi amici, accompagnati da James, un ragazzo sui ventisette anni che aveva fatto l’addestramento con loro alla base di Wilson, Edith e Hart, lì più per tenere sott’occhio il suo obiettivo che per fare praticamente qualcosa.
A loro il compito di rapire Dietrich, magari in modo silenzioso, senza attirare attenzioni indesiderate, senza creare il panico totale.
Le altre squadre compivano, intanto, altre missioni in vista della missione principale di andare nell’estremo nord del paese per distruggere un avanzato accampamento nazista con armi super potenti create dallo stesso Dietrich.
Il palazzo in cui il folle scienziato Dietrich si nascondeva era maestoso. Colorato in modo tale che potesse sembrare essere costruito in oro, ma gli occhi più attenti potevano notare che erano semplici pietre colorate.
Lo avevano di fronte, mentre limavano i dettagli nel retro del camion che avevano nascosto tra la flora locale.
James si autoproclamò capo. «Bene, la cosa più importante è che non dobbiamo farci scoprire.»
Cosa che fece storcere il naso a Sascha, che per tutto quel tempo si considerava come unico e indiscusso capo.
«Tranquillo, amico» lo rassicurò sottovoce Hans, non prestando attenzione alle parole di James. «Sei tu che comandi. Noi facciamo come sempre, tu dici a me le tue idee e io riferisco agli altri.»
«Come lo troviamo in questo posto gigantesco?» domandò Edith.
«Dovremmo per forza dividerci.»
«Io potrei…» provò a dire Sascha, venendo interrotto.
«Niente poteri» lo intimò Helene.
«Dentro penso ci siano un bel po’ di persone» dedusse Rudi ricordando la sfilza di macchine viste appena arrivarono. «Per quanto siano nazisti non dobbiamo fare niente a nessuno. Ci dividiamo in coppie, prendiamo Dietrich e fuggiamo via.»
«Ci serve un segnale per andarcene» intervenne Rudi. «Se qualcuno prende lo scienziato, gli altri come fanno a saperlo?»
«Ci stavo arrivando…» rispose James, guardando Rudi in malo modo. «Chi trova Dietrich torna qui, sul camion» si voltò e si allungò verso una cassa finta per prendere una pistola. «Questa sarà il segnale, ma ci potrebbe essere il rischio che qualcuno ci veda, o che voi non la vediate, quindi state attenti e tornate al camion di corsa. Se le cose si complicano non sarà un problema lasciarvi qui, e dovrete fare lo stesso con me.»
Presero l'occorrente e scesero dal camion.
James, sempre, scelse le squadre.
«Helene con me…»
«Perché?» protestarono Rudi e Hans, chi per un motivo, chi per un altro.
«Mi sembra quella più seria e spietata.»
Non poterono dargli torto.
«Hans con Edith, Rudi con Greta e Sascha con l’altro inglese. Muoversi.»
Si divisero e raggiunsero diverse possibili entrate del palazzo.
Hans e Edith usarono l’entrata di servizio, Rudi e Greta entrarono da una finestra lasciata aperta, Helene e James scovarono un portellone nascosto nell’erba, mentre Sascha e Hart usarono la porta principale.
~~
«Questa deve essere la cucina» disse mentre studiava l’ambiente circostante Edith.
«Credo di sì» disse con tono freddo Hans.
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IL FULMINE CHE SFIDÒ IL TEMPO
Science FictionSascha è un giovane ragazzo che si ritrova a vagare nel passato con delle abilità incredibili, tra cui quella di viaggiare nel tempo. Nel tentativo di tornare a casa, finisce nella Seconda Guerra Mondiale, dove incontra una persona, e una vita, che...