15. Lyra è una vecchia

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Iris

Troppe informazioni. Mi sentivo sconvolta.
Più la fissavo e più mi convincevo che quella non poteva essere la verità. La maga che conoscevo da più di un anno aveva cresciuto il mio primo antenato? No, impossibile. 
Mi alzai e iniziai a parlare gesticolando. 
<<Quindi, ricapitolando: questo Fulgur è un mezzosangue con i miei stessi poteri e io sono sua discendente.>> Il cuore mi batteva forte nel petto mentre camminavo avanti e indietro.  
La maga annuì, e questa volta anche Orion sembrava sorpreso e guardava la scena con occhi spalancati. 
<<E tu lo hai salvato, millenni fa.>> dissi indicandola. Lo sguardo della donna sembrava parlare. 
<<No, non ci credo. >> 
<<Iris, la moglie legittima di Norkar mi maledisse per questo. Mi rese immortale e…>> si bloccò stringendo le labbra e abbassando lo sguardo. Questa volta non le chiesi cosa stesse per dire. Ero così sconcertata che non volevo più sapere nulla. 
<<Non so cosa dire.>> Intervenne Orion mentre scuotevo la testa tenendola tra le mani.
<<Quanti…>> chiesi. 
<<Duemilacentotrentacinque.>> 
Mio dio. 
<<Altro che vecchia... sei una millenaria e non me lo hai mai detto.>> Orion sembrava deluso.
<<Ci hai tenuto all'oscuro per tutto questo tempo della tua identità. Hai deciso di non dirmi subito la verità sulle mie origini.>> Mi fermai, guardandola negli occhi. <<Come faccio a sapere se ora mi hai detto tutto?>> 
La maga scosse leggermente la testa e ciò appesantì ulteriormente il peso sul mio petto.
<<Non lo hai fatto... >> dichiaraii mentre un brivido mi fece venire la pella d'oca.  
Non potevo restare lì dentro un secondo di più. Uscii dalla casa sbattendo la porta alle mie spalle. 
Chi era questa maga per nascondermi tutte queste cose. Come potevo fidarmi di lei ora? 
Orion mi raggiunse. Non disse nulla ma la sua presenza mi dava comunque conforto. 
<<Gli dèi… sono ancora tra noi?>> domandai, mordicchiandomi il labbro. 
<<Non che io sappia.>> rispose mentre si sedeva accanto a me. <<Feci anch'io questa domanda a Lyra. Mi disse che ci fu una lite catastrofica che portò alla scomparsa di tutti gli déi.>> 
<<Non so se posso ancora fidarmi completamente di lei.>>
<<Penso che invece dovresti farlo. È l'unica che può dare delle risposte, a quanto pare.>> 
Feci per parlare, ma sembrava conoscermi fin troppo bene. 
<<Prima che tu lo dica: non sto dicendo che abbia fatto una cosa giusta. Ha deluso anche me.>> disse portando lo sguardo sulle sue mani. 
Avevo ancora infinite domande a cui però non ero più sicura di volere risposta. Magari avrei potuto aspettare un po’ di tempo prima di chiedere altre cose. 
Ora sapevo che quella visione che avevo avuto era in realtà accaduta veramente, duemila anni fa. Quel bimbo, Fulgur, era un mezzosangue e il mio primo antenato. Ma se io ero Fulgur, chi era l'altro bambino? 
E perché il suo nome era inciso sulla mia spada? Forse questa era solo una coincidenza? 
Ero così confusa che la testa iniziò a girarmi. Chiusi gli occhi. 
È colpa mia. È colpa mia. È colpa mia. Ho perso tutto e tutti. Era me che volevano, perché non hanno ucciso solo me? 
Dolore e rabbia si mischiarono nel mio petto, li sentivo combattere ma nessuno dei due riusciva a prevalere sull'altro.  
Un brivido mi scosse e gli occhi mi si fecero lucidi. 
Perché questo destino crudele aveva scelto me? Volevo solo vivere una vita normale. 
<<Vorrei non essere mai saltata nel fiume.>> annunciai. 
Orion sbuffò.
<<Pensavo avessi carattere.>> 
Ci si mette anche lui? Mi alzai mettendomici di fronte.
<<Senti un po’. Se mi hai seguito fin qui per venirmi contro puoi anche andare via.>> Il mio tono era freddo. Non era il momento di utilizzare la sua stupida ironia. 
Lui mi guardò negli occhi, poi si alzò. Una volta avermi superato, parlò. 
<<Dovresti essere grata della vita, qualunque essa sia.>> 
Esserne grata? Come potevo esserlo. Mi aveva tolto tutto.
Ero solamente arrabbiata perché l'unico che sembrava capirmi ora non lo stava facendo più.
Strinsi i pugni lungo i fianchi finché non sentii più i suoi passi. 
A volte è davvero insopportabile. 

Orion 

Iris non ci parlò fino al giorno prima Natale, circa un mese dopo la scoperta. 
Aveva passato quei giorni chiusa in camera, davanti ai libri o ad allenarsi da sola. 
Sembrava più furiosa che mai. Non mi pentii comunque di quello che le avevo detto: non si può rimpiangere di non essere morti. 
Passando davanti alla finestra la vidi, era seduta a gambe incrociate con dei vestiti sgualciti intenta a strappare gli steli bagnati dell’erba uno a uno. La spada bianca era a terra accanto a lei. 
Una folata di vento le scompigliò i capelli che probabilmente le finirono davanti alla faccia, così  li prese tutti in una mano e raccolse l'arma, alzandosi. 
Con un taglio netto tutte quelle ciocche blu caddero a terra per poi essere spazzate via dalle folate d'aria. 
Non era mai sembrata affezionata ai suoi capelli, ma quel gesto mi colpì comunque.  
Quando rientrò in casa aveva un'aria più serena.
<<Ti ho visto.>> disse indicando la finestra. 
<<Stavo guardando il mio riflesso, non farti strane idee.>> 
Lei alzò le sopracciglia e annuì. 
<<Ti stanno… bene in questo modo.>> annunciai.
Iris mi guardò accennando un leggero sorriso. 
<<Avrei dovuto tagliarli prima, in battaglia danno fastidio.>> 
Era la prima conversazione che avevamo dopo più di un mese e io avevo detto una cazzata. I suoi capelli non le stavano bene, le stavano d'incanto. Era più bella che mai. 
Festeggiammo il Natale intorno al tavolino ma c'era un'aria tesa: Iris non parlava ancora con Lyra. 
La ragazza trasse un sospiro, poi guardò la maga. 
<<Ti perdono, Lyra. Ma ti prego di non nascondermi più le cose quando te le chiedo.>> 
La donna sembrò sollevarsi. Si alzò velocemente e la abbracciò.
<<Ti chiedo scusa, bambina mia. Avevo paura di perdere anche te.>> 
Anche lei? 
Mi abbracciò, poi si rimise sulla sedia. Iris aveva una faccia  
confusa. Probabilmente si stava chiedendo come mai Lyra avesse usato quella parola, e io mi stavo ponendo la stessa domanda. 

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