-un turbinio di emozioni-

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La mattina seguente, il ricordo del sogno notturno mi assale ancora, e la mia testa martella come se fosse stata colpita da un martello. Il cuore batte forte, eppure mi alzo, determinata a non farmi sopraffare. La confusione è totale: mille pensieri mi passano per la testa, ma non voglio cedere alla debolezza. Non oggi.

Mi vesto in fretta e, con passo deciso, esco dalla stanza. L'obiettivo del giorno è chiaro: ignorare completamente Haru. Non voglio più farmi coinvolgere, non voglio più sentire quella sensazione di smarrimento che mi travolge ogni volta che i nostri sguardi si incrociano.

Ma non appena metto piede nel corridoio, lui è lì. Haru, appoggiato al divano con una tazza di latte in mano. Lì, proprio davanti a me. La sua perfezione mi paralizza per un attimo. Lo guardo di sbieco, cercando di rimanere lucida, ma non ci riesco. È un dannato spettacolo. Solo un pantalone di tuta addosso, e il suo corpo scolpito che mi ipnotizza. I suoi addominali definiti, che mi attirano come un magnete, e quei tatuaggi che, per la prima volta, noto chiaramente. Si estendono dalle braccia, attraversano il petto, fino a quella rosa sul collo, un simbolo che non avevo mai visto in questo modo. Non è la prima volta che lo vedo a petto nudo, ma stavolta è diverso. La sua bellezza mi colpisce come un pugno. Mi sento vulnerabile, incapace di guardare altrove.

Ma lui non sembra nemmeno accorgersi di me. È come se fossimo due mondi separati, anche se la sua presenza, la sua fisicità, mi turba in ogni angolo del mio essere. Mi allontano velocemente, cercando rifugio in cucina, dove Tina sta preparando i pancake. La sua voce mi accoglie, dolce come sempre. "Buongiorno, tesoro," dice con quel sorriso che mi fa sentire protetta.

"Buongiorno, Tina," rispondo, abbracciandola da dietro. La sua calma mi aiuta a respingere il caos dentro di me, anche se il mio cuore batte ancora forte.

All'improvviso, una voce familiare mi interrompe, ed è come una scarica elettrica che attraversa la mia schiena: "Non mi saluti?" È Haru. Le sue parole sono morbide, ma con qualcosa di nuovo, qualcosa che non c'era prima. Non è più l'indifferenza che avevo imparato a conoscere. No. C'è qualcosa di diverso, di più. Un sottile interesse che mi lascia senza fiato. Mi volto verso di lui, ma cerco di non farlo sembrare troppo ovvio.

"Ciao," rispondo, cercando di mantenere il controllo. La mia voce è più fredda di quanto vorrei, ma dentro di me è come se una tempesta si stesse scatenando. Non riesco a ignorarlo, non posso. La sua attenzione, che prima sembrava così distante, ora mi travolge. Ogni piccolo gesto, ogni parola sembra mirata a destabilizzarmi, e mi sento come una marionetta che danza ai suoi ordini senza nemmeno volerlo.

Proprio mentre mi rendo conto che il mio sforzo di mantenere la calma potrebbe cedere da un momento all'altro, il mio telefono vibra nella tasca del pigiama. Il suono mi fa sobbalzare. Non sono pronta a vedere chi sia, ma so già che non è Noah, né tantomeno Grace. Quando guardo lo schermo, il nome di Liam appare, come un segnale di allarme. Ho ignorato ogni suo messaggio dopo quella notte, ma ora il suo nome è lì, fisso davanti ai miei occhi.

"Possiamo vederci per favore? Ho bisogno di parlarti..."

Le parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Il pensiero di incontrarlo mi terrorizza, ma allo stesso tempo, sembra una via di fuga dalla tensione che Haru mi crea ogni singolo giorno. Non voglio pensare a quello che è successo, non voglio confrontarmi con i miei sentimenti. Ma il pensiero di scappare da Haru, di chiudere quella porta, mi fa sentire come se stessi cercando di fuggire da me stessa.

Eppure, per quanto l'idea di vedere Liam mi spaventi, so che potrebbe essere l'unico modo per trovare un po' di chiarezza. Una chiarezza che ora sembra così lontana, come un miraggio.

Corro velocemente in camera, il cuore che batte all'impazzata. Mi sento come se stessi fuggendo, ma verso cosa? Mi guardo velocemente allo specchio, raccogliendo i capelli in una lunga coda alta, il movimento frenetico tradisce la mia agitazione. Infilo le Vans senza pensarci troppo, lo sguardo che vaga nervosamente tra la porta e il telefono, come se la risposta potesse arrivare da un altro angolo della stanza. Ma non c'è tempo. Mi dirigo verso la porta, la mano che afferra la maniglia con una determinazione che non sento veramente.

Ma appena la tocco, una voce profonda e familiare mi blocca. "Dove vai?" La sua domanda mi colpisce come un fulmine. Haru. Il suo interesse improvviso mi travolge, e mi trovo in un attimo ad avere una sensazione di smarrimento, come se tutto il resto del mondo svanisse. Mi sarei voluta rifugiare nell'indifferenza che lui mi ha sempre riservato, quella distanza che mi permetteva di stare lontana da lui senza troppe difficoltà. Ma ora? Ora sembra diverso, e non so più come gestirlo.

"Mi sto vedendo con Liam, Haru," rispondo, cercando di sembrare calma, ma la mia voce tradisce un'inquietudine che non riesco a nascondere. "Non credo che ti riguardi." Le parole escono più fredde di quanto avessi voluto, ma sono l'unico modo per allontanarmi da quella pressione crescente che sento dentro. Non è la verità completa, certo, ma la mia intenzione è che nessuno sappia davvero il motivo per cui ho bisogno di incontrare Liam.

Il pensiero di quello che potrebbe succedere tra me e Liam mi fa sentire un brivido lungo la schiena. Ma dirlo ad Haru, dirgli dove vado, è solo un modo per tenere tutto sotto controllo, per essere sicura che qualcuno sappia dove sono, nel caso Liam si comporti come l'altra volta. Ma non voglio pensarci troppo, non ora. Non voglio che Haru legga troppo tra le righe.

Senza nemmeno aspettare una risposta, con un impulso irrazionale, spingo la porta e passo oltre, sentendo il rumore del legno che si chiude dietro di me. Un colpo secco. Mi trovo fuori, nel freddo della mattina, con le mani che tremano lievemente, ma non di freddo. Cosa sto facendo? In che situazione mi sto cacciando? La domanda mi rimbalza nella mente, eppure non riesco a fermarmi. Ho bisogno di chiarire le cose con Liam, di capire cosa sto cercando di evitare, ma la sensazione che mi assale è quella di un precipizio, una caduta che non posso fermare.

Arrivata al luogo che Liam mi aveva indicato, l'ansia mi stringe come una morsa. Ogni passo che faccio sembra più pesante del precedente, il mio cuore batte all'impazzata e il respiro è affannato. Il volto di Liam, che vedo in lontananza, è serio e preoccupato, come se stesse aspettando una risposta che non sa se arriverà. Non riesco a fare a meno di notare il suo sguardo impaziente, ma allo stesso tempo vulnerabile.

"Ivy, credevo non venissi..." mi dice, accennando un sorriso che, in un attimo, fa crollare tutte le mie insicurezze. Quel sorriso mi colpisce dritto al cuore. Come posso avere paura di lui, quando è stato l'unica persona che mi è stata accanto quando non riuscivo a fidarmi nemmeno di mia madre? È stato il mio primo amico, il mio primo bacio, e tutto quello che avevamo sembra ora sospeso, come una promessa che non so se posso ancora mantenere. Ma in quel sorriso, riesco a vedere qualcosa che non riesco a ignorare: una sincerità che mi fa vacillare. Nonostante tutto, sento che potrebbe farmi del male? È la domanda che mi tormenta, ma come posso fare a meno di credere che non lo farebbe?

Eppure, nonostante la paura che mi assaliva, un piccolo angolo del mio cuore mi diceva che non mi avrebbe mai fatto del male. "Non mi avrebbe mai ferita," Da una parte, desideravo fidarmi di lui, quella fiducia che sembrava così naturale un tempo, ma dall'altra parte, la paura di sbagliare, di cadere di nuovo, mi paralizzava. E poi c'era Haru.

"Liam, sarò onesta con te..." inizio, cercando di guardarlo negli occhi senza farmi sopraffare dall'emozione. "Il tuo atteggiamento mi ha completamente terrorizzata... Ho bisogno di tempo per capire se posso fidarmi veramente di te. Spero che tu capisca..."

Lui mi guarda, il volto in un'espressione che potrebbe sembrare triste, ma che in realtà è piena di comprensione. "Ma certo, Ivy, ti capisco..." risponde con una dolcezza che mi fa sentire al sicuro per un attimo. "Spero però che non si rovini ciò che abbiamo costruito."

A quelle parole, sento il mio cuore stringersi. In fondo, non voglio perdere ciò che avevamo, anche se mi sembra che ogni passo che faccio mi porti lontano da quel passato.

Per un istante, mi ritrovo a pensare alla mia vita, a quanto sia stata sempre caotica, imprevedibile. Haru è il caos definitivo, il mio caos personale, quello che sconvolge ogni certezza, ogni parte di me che pensavo di conoscere. Non posso negare che Haru sia diventato il punto di rottura, il confine tra il prima e il dopo, tra ciò che ero e ciò che sto diventando. Il suo arrivo ha spazzato via tutto, ma forse... forse è proprio quel caos che mi fa sentire viva, anche se mi fa tremare il cuore in ogni istante.

ora il mio cuore è diviso, in pezzi che non so più come ricomporre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 07 ⏰

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