38.Epilogo: Due anni dopo ...

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Era una giornata grigia a Tokyo, come non capitava da un po'; in piedi, nel suo ufficio, situato in uno dei grattacieli più alti della città, Isabella guardava fuori dalla grande vetrata, mentre con la mano si massaggiava la nuca, nel tentativo di dare sollievo ai muscoli contratti. Forse Riley aveva ragione, era troppo stressata persino per i suoi standard ... Un leggero bussare la strappò ai suoi pensieri "Mi scusi, Ms Giovini, il signor Aoyama vorrebbe vederla" la informò Akiko sulla soglia. "Sembra piuttosto arrabbiato ..." si permise di aggiungere.

"Hiroshi non doveva andare da lui questa mattina?" le chiese.

"Credo che sia proprio questo il problema ..." si strinse nelle spalle la giovane segretaria.

"Fallo passare ..." le ordinò, massaggiandosi le tempie: aveva due ore per risolvere quel pasticcio ed evitare che quel volo partisse senza di lei.

"Hai la minima idea di quanti soldi ci poteva costare questa tua bravata?" sbottò Isabella.

"Io pensavo che..." tentò di difendersi il povero Hiroshi.

"Tu non devi pensare!" lo interruppe perentoriamente, non se ne faceva niente delle sue giustificazioni. "Se ti chiedo di portarmi firmato un progetto su cui abbiamo lavorato per mesi come dei pazzi, tu devi fare solo quello!" Hiroshi abbassò il capo "Sparisci ..." lo invitò bruscamente e lui non se lo fece ripetere due volte.

"Ms Giovini?"

"Che c'è!" esclamò esasperata.

Akiko si ritrasse leggermente. "Volevo solo avvisarla che la macchina per l'aeroporto é ancora giù che l'aspetta"

Isabella controllò l'orologio: se si sbrigava faceva ancora in tempo ... "Ho appuntamenti per domani?"

"No, li ho riprogrammati da giorni" la informò la giovane orientale.

"Bene" commentò: era ovvio che non aveva più scuse. "Mi assenterò solo per un giorno" le ricordò "Non voglio trovare casini al mio ritorno ..."

"Non si preoccupi ..." cercò di tranquillizzarla. "... e faccia buon viaggio" le augurò con un timido sorriso.

Isabella annuì distratta, era già sulla porta, quando si ricordò: "Ah, Akiko ... Stai facendo un ottimo lavoro" la rassicurò: era la sesta segretaria in poco più di due anni, un po' di gentilezza non avrebbe guastato.

"Grazie" balbettò la giovane sorpresa, ma l'altra aveva già imboccato la via per gli ascensori; mentre le porte si chiudevano davanti a lei, Isabella riuscì a sentirlo, il sospiro di sollievo dei suoi subalterni ed un sorriso colpevole le colorò le labbra.

Uno scampanellio accompagnò la riapertura delle porte mentre una voce femminile annunciava: "Quindicesimo piano". Isabella fu subito pervasa da un senso di familiarità: nulla sembrava essere mutato in quel posto. S'incamminò lungo il corridoio, buttò un occhio nell'open-space, ma Brooke e Julian erano troppo impegnati in quello che sembrava un vivace scambio di opinioni per accorgersi di lei che passò oltre. I nomi, incisi sulle targhette della fila di porte alla sua destra, non avevano subito variazioni, eccetto uno, fu lì che si fermò, sulla soglia della quarta porta; sorrise, vedendo Emma impegnata a sfogliare una rivista "Battiamo la fiacca?" chiese divertita, incrociando le braccia al petto.

Em alzò gli occhi sorpresa "Per l'amor del cielo!" esclamò, portandosi una mano sul cuore. "Mi vuoi far prendere un colpo!" la rimproverò. "Che ci fai qui?" le chiese, uscendo da dietro la scrivania.

"Ero nei paraggi!" si strinse nelle spalle Isabella, andandole incontro per abbracciarla. "Come state?" posò la mano sul suo pancino di cinque mesi.

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