Capitolo II - Michele

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Capitolo 2

Non riuscivo a crederci, me ne stavo lì, in piedi, immobile nel mio atrio con quella piccola tra le braccia.

Quando ero umano avevo desiderato avere dei figli, e durante i primi anni passati dalla trasformazione, più di una volta avevo rimpianto la sciagura dei vampiri di non poterne avere, ma poi quei sentimenti erano svaniti, le emozioni si erano estinte, il nostro unico piacere era uccidere, placare la nostra sete e fare sesso.

Per un attimo mi lasciai andare, godendomi le sensazioni che mi dava quella creatura. Chiusi gli occhi e assaporai nuovamente l'ansia, mista a preoccupazione e irritazione. Guardai di nuovo la bambina che avevo tra le mani, era così piccola che sarei riuscito a tenerla con una sola mano, volendo, ma avevo paura di farla cadere.

Paura? Avevo davvero paura di far del male alla piccola?

Piccola! Dio santo, mi ero completamente fritto il cervello?

Ringhiai piano verso quel faccino dormiente quasi fosse colpa sua se stavo diventando un vampiro da strapazzo, ma lei non fece una piega. Continuò a dormire beata, come se si trovasse nell'ambiente più accogliente del mondo.

Certo, tra le mani di un vampiro... Quale posto più indicato per un esserino che aveva il sangue più dolce di tutti? Eppure anche in quel momento, pensando a quanto doveva essere dolce il suo sangue, la smania di sete non mi aveva nemmeno sfiorato.

A quanto pare le tre leggende avevano studiato la cosa nei dettagli.

Bene, le Furie avevano espresso la loro volontà, nessuno era nella posizione di opporsi loro, perciò meglio non rimuginare oltre e mettersi all'opera.

Prima di tutto dovevo contattare i miei fratelli, Raffaele sarebbe arrivato nel giro di mezz'ora e, se avevo fortuna, Gabriel era ancora in città.

Fortunatamente andando via avevano portato con sé anche l'orrida creatura che avevo affrontato, ma i resti del corpo che avevo strappato erano ancora lì.

Mi diressi verso la mia camera a grandi passi, entrai senza preoccuparmi di chiudere la porta a chiave, ero solo, i domestici sarebbero arrivati solo dopo due giorni, perciò per prima cosa afferrai il cellulare con la mano libera e mandai un sms a entrambi i componenti della mia famiglia.

"Da me. Subito."

Lasciai il cellulare sul mobile accanto alla porta e mi guardai intorno.

I neonati di solito avevano tutto un mobilio e un guardaroba della loro misura, riportai alla mente l'immagine di una camera per lattanti, probabilmente vecchia di secoli, ma non credevo le cose fossero cambiate molto. O almeno lo speravo. Mi serviva un giaciglio prima di tutto.

Ovviamente non c'era nulla che fosse adatto a fare da culla alla neonata, così spostai le coperte e la adagiai al centro del letto, ricoprendola con quelle, la guardai per accertarmi che non si svegliasse e proprio in quel momento sentii il rumore della vibrazione avvisarmi dell'arrivo di un sms.

"Ok"

Ovviamente aveva risposto solo Raffaele, Gabriel non si sarebbe mai preoccupato di farmi sapere se stava arrivando o meno. Probabilmente mi stava mandando al diavolo proprio in quel momento visto che lo avevo disturbato appena sveglio.

Sette minuti dopo sentii una macchina entrare in garage. Nel frattempo mi ero dato una ripulita e le ferite erano già completamente guarite.

Mi avviai verso al porta per andare incontro al più giovane dei miei fratelli lanciando un'ultima occhiata alla creatura che dormiva beata al centro del mio letto.

"La Croce della Vita" - Valentina MarconeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora