Capitolo decimo

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P.O.V. Vic

«Ci vediamo domani?»

«Alle nove in spiaggia. Ciao, Kell.»

Il ragazzo mi lasciò un lieve bacio sulla guancia, poi se ne andò in direzione di casa sua. Una volta chiusa la porta, mi ci lasciai scivolare contro con un sorriso ebete, in perfetta sintonia con il mio umore. Avevo trascorso ogni singola mattina di quella settimana insieme a Kellin e, anche se all'inizio ero scettico, potevo dirmi solo felice di essermi fidato. Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo al periodo in cui mi ero sentito veramente vivo, quando avevo realmente conosciuto quel ragazzo.

Cancellandomi dal volto quel sorriso idiota, mi alzai e mossi qualche passo verso il soggiorno, fermandomi non appena vidi Jaime con la testa fra le mani. Il ragazzo mi aveva cercato ogni giorno più e più volte con messaggi e chiamate, ma non avevo avuto il coraggio di rispondergli. Fra me e Kell non era mai successo nulla, tuttavia non potevo fare a meno di sentirmi colpevole; era come se stessi tradendo il mio ragazzo, in un certo senso. Per quanto io ci avessi provato, non riuscivo a non sentire solo amicizia verso Jaime; così come non potevo impedirmi di essere ancora attratto da Kellin.

Mi schiarii la gola imbarazzato, cosa che fece alzare di scatto il capo del ragazzo davanti a me. Il suo sguardo ferito incontrò il mio, facendomi sentire più in colpa che mai; stavo facendo del male al mio migliore amico.

«Vic... tutto bene?»

«Sì, tranquillo.»

La sua voce, incrinata dalla delusione, mi scavò un solco nel cervello, imprimendovisi indelebilmente. Probabilmente mi aveva sentito parlare con Kellin poco fa, di certo non potevo continuare a mentirgli.

«Sicuro?»

«Ho detto di sì.»

Cercando di prendere tempo, mi diressi in cucina, dove mi versai un bicchiere d'acqua. Non avevo veramente sete, solo un grande bisogno di dirigere la mia attenzione verso qualcosa che non fosse il suo tono preoccupato.

«Vic, parlami. Ti ho sentito prima con quel ragazzo, ho bisogno che tu mi dica la verità.»

Gettai nel lavello il bicchiere ancora pieno, pensando a qualcosa di sensato da dire. Non potevo dirgli direttamente che ero ancora attratto da quell'idiota di Kellin Quinn, ma non potevo nemmeno inventarmi una qualche scusa.

La mia risposta fu prontamente fermata dall'ingresso di risolini e rumori di baci, che servirono solo a introdurre Mike avvinghiato a una ragazza bionda. I due se ne andarono verso la stanza di mio fratello senza degnarci di uno sguardo, cosa che ci fece decidere di uscire dalla casa. Non ci tenevo a sentire la vita sessuale del mio fratellino, no grazie.

Jaime si chiuse la porta alle spalle, poi mi raggiunse sul marciapiede, dove lo stavo aspettando, seduto a terra. Non potevo continuare a mentire o ritardare, meritava di sapere la verità.

«Quando, un mese fa, ti ho detto che ci avrei provato, che volevo lasciarmi Kell... Kellin alle spalle, lo pensavo davvero. Ho fatto di tutto per togliermelo dalla testa... e ci ero riuscito. Domenica notte non riuscivo a dormire, così ho deciso di rispondere al messaggio che mi aveva inviato e... beh, da cosa nasce cosa e ci siamo ritrovati a parlare; mi ha chiesto un incontro che, stupidamente, gli ho concesso. Non voglio addolcirti la pillola, quindi dirò le cose come stanno: dal primo istante in cui i miei occhi hanno incontrato i suoi, ho capito di non averlo mai realmente dimenticato.»

Presi un respiro profondo, cercando le parole adatte per continuare. Il mio attimo di riflessione mi portò a posare gli occhi su Jaime, cosa che desideravo realmente non aver fatto. Il suo sguardo era fisso davanti a lui, ma si capiva che non stava guardando qualcosa in particolare; un'espressione vuota gli campeggiava sul volto.

My love for you was bulletproof, but you're the one who shot me. || KELLIC AU ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora