Redebor sbadigliò. Era notte fonda, e la pila di esami dei suoi apprendisti non accennava a diminuire, mentre le sue energie andavano via via diminuendo. Quella mattina dei contadini del Delta avevano chiesto il suo aiuto per uccidere un' idra che minacciava il loro villaggio, e durante la battaglia lo stregone si era accorto che si stava indebolendo: si stancava più in fretta, e non reggeva più i colpi nemici come una volta. "Sto facendo troppo vecchio per queste cose" pensò, mentre prendeva la sua pipa e si sedeva sulla poltrona, per trascorrere il resto della notte in compagnia di un libro. Ripensò a ciò che aveva sentito negli ultimi giorni, cioè che degli Sha'ar si stavano avvicinando ai confini di Rickert, quindi, decise di leggere qualcosa su di loro. Cercando, rimase stupito da un libro in particolare, che non ricordava di possedere: era un trattato sull'occultismo della loro razza, ma Redebor era sicuro che quelle lucertole non conoscessero altro che le loro banali rune. Si sedette a leggere, di rituali ed evocazioni, sacrifici e distruzioni, e la notte passò. Presto giunse l'alba, e Redebor decise che i compiti dei suoi studenti avrebbero aspettato, ora voleva saperne di più. Andò subito da Vraglord, stregone supemo dell'accademia di Vorodor, per chiedere una settimana per poter condurre delle sue ricerche personali, nella sua casa al limitare del regno di Rickert, terra della magia. Ottenuto il permesso, recuperò dalla sua stanza un po' di provviste per il viaggio, il suo bastone, qualche Seme del Fuoco, e dei pugnali, quindi uscì sulla torre. Lì evocò il suo Kirim, una bestia volante che i pochi stregoni che riuscivano a controllare usavano come mezzo di trasporto. Redebor vi montò, e si diresse all'estremo nord. Mentre era in volo, il vento fra i capelli gli riportò alla mente un piccolo, pallido ricordo della sua giovinezza, in cui viaggiava da un angolo all'altro delle quattro terre, in un'avventura dopo l'altra, collezionando vittorie su vittorie, ognuna testimoniata da un resto della belva che aveva sconfitto. I Kirim erano molto veloci, e in poche ore raggiunse la sua casa. Rispedita la creatura nel suo mondo, Redebor entrò. Lasciò a terra le sue cose, e con un gesto della mano accese un fuoco. Tuttavia, le fiamme gli sembravano più fiacche; un'altra cosa da aggiungere alla lista delle stranezze. Svuotato lo zaino, lo stregone si stese un attimo a riposare. In quel momento, il terreno tremò, mentre un gigante del ghiaccio si dirigeva verso oa sua casa. Redebor imprecò, mentre usciva, e iniziò a ripetere, sottovoce, delle antiche piromanzie. Scagliò una enorme sfera di fuoco, luminosa come il sole, contro il gigante, che accusò in pieno il colpo e cadde. Mentre scagliava fiamme contro il gigante, non si accorse di un altro che l'aveva aggirato, e venne colpito in pieno dalla sua mazza di ghiaccio. Lo stregone cadde a terra, scagliato via dall'impatto, e perse i sensi.