"Marco. Marco svegliati ti prego." gli dissi con la voce rotta dal pianto.
Lui era lì davanti a me, svenuto, gli avevo controllato il polso ed era regolare, ma non si svegliava.
Gli ero inginocchiato di fianco quando sentii qualcuno inginocchiarsi accanto a me."Michael! Respira ancora?" sentii Andy chiedermi con tono preoccupato.
"Sì." risposi duramente continuando a piangere.
"Dobbiamo portarlo in ospedale." disse.A quel punto non ci vidi più dalla rabbia, e in mezzo alle urla di tutta la gente presente mi scagliai contro Andy.
"Dobbiamo? Oh no, tu non farai proprio niente. È tutta colpa tua. Sei stato tu a portarlo qui. Lo porterò io in ospedale. Se proverai ad avvicinarti ancora a lui giuro che ti uccido. Devi stargli alla larga. Adesso aiutami a portarlo fuori e poi sparisci dalle nostre vite. Intesi?" gli urlai in faccia, tarattenendomi a stento dal prenderlo a pugni.Mi girai di nuovo verso Marco, la ragazza di Andy gli stava pulendo il viso dal sangue, ma lui era ancora inerme. Allontanai la ragazza e presi in braccio Marco e constatai che respirasse ancora.
"Aiutami a farmi spazio tra la gente." dissi freddamente ad Andy che annuì e mi aiutò a uscire da quel posto.
Arrivai il più in fretta possibile alla macchina e sistemai Marco sui sedili posteriori, chiusi la portiera e mi girai verso il ragazzo che mi aveva aiutato fin lì.
"Sparisci. Per sempre." gli sussurrai a pochi centimetri dal viso.
"Io non... Non volevo... Micheal non sapevo..." balbettò cercando di scusarsi.
"Vaffanculo." dissi spingendolo via, poi salii in macchina e mi diressi verso l'ospedale più vicino.***
Ero in ospedale ormai da più di un'ora aspettando notizie dai dottori.
Quando eravamo arrivati Marco ancora non si era svegliato così lo avevano portato subito in sala operatoria.
"Sei tu Micheal?" sentii dire dalla voce di un uomo e alzai lo sguardo trovandomi davanti uno dei dottori che avevano portato via Marco: un uomo sulla trentina, non troppo alto ma slanciato, con i capelli castani molto corti e gli occhi dello stesso colore dei capelli.
"Sì, sono io." risposi alzandomi in piedi.
"Il tuo amico era messo male." iniziò a dire "tolte tutte le ferite superficiali ha anche un taglio abbastanza profondo sulla tempia destra, da cui è uscito molto sangue e ha preso una bella botta in testa, per quello ha perso i sensi per un tempo così prolungato. Per non parlare del braccio slogato. Per fortuna lo hai portato qua in fretta e siamo riusciti a intervenire subito, se non gli avessimo ricucito subito la ferita sarebbe finito in coma." mi spiegò tranquillamente l'uomo "ma ora sta bene, sta dormendo."Tirai un sospiro di sollievo e mi lasciai cadere sulla sedia passandomi le mani sul viso.
Tutto d'un tratto la proccupazione, l'ansia e l'adrenalina che avevo in corpo mi abbandonarono e sentii un'enorme stanchezza avvolgermi.
Per un'istante avevo creduto di perdere la persona che amavo.Il dottore si sedette accanto a me e mi diede una leggera pacca sulle spalle.
"Tutto bene ragazzo?" mi chiese.
"Sì, ora sì, grazie." risposi accennandogli un sorriso.
"Gli hai salvato la vita. Se non lo avessi portato qui subito non ti so dire cosa sarebbe potuto succedere, sai un taglio così profondo alla testa..." si fermò per un istante, poi si girò e mi guardò negli occhi "ma dimmi, com'è successo?"
"È stato un incidente." risposi cercando di essere il più convincente possibile.
"Un incidente, certo." disse poco convinto, ma non fece altre domande.
"Posso vederlo?" chiesi speranzoso.
"Come ti ho detto sta dormendo, ma va bene. Vieni, ti accompagno nella sua stanza." rispose alzandosi e facendomi strada tra i corridoi dell'ospedale.Arrivammo davanti alla stanza e l'uomo aprì la porta, per poi farsi di lato e farmi passare.
"Se si svegliasse non deve parlare troppo, mi raccomando" mi disse a bassa voce, poi si voltò e chiudendo la porta mi lasciò solo.
Mi guardai intorno: la stanza era piccola, le pareti erano tinte di un azzurrino che in un'altra situazione avrei apprezzato, ma in quel momento mi suscitava solo tristezza.