Un interessante vicino di casa.

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Mio fratello Louis ed io avevamo appena finito di mangiare e adesso, mentre lui usciva per andare a lavorare, io pulivo i piatti.
Ero stata molto indaffarata: avevo preparato la mia camera, sistemato qualcosa in soggiorno, cucinato e adesso stavo anche pulendo.
Ero annoiata, stanca, avevo bisogno di riposare.
Quando finii di lavare i piatti, salii nella mia nuova camera e mi buttai sul letto. Chiusi gli occhi, cercando di addormentarmi, ma un rumore proveniente da fuori me li fece riaprire. Proveniva dalla finestra di fronte alla mia e riuscii a vedere cosa succedeva anche rimandando sdraiata.
Zayn era tornato a casa.
Lui non poteva vedermi, perché le mie tende socchiuse glielo impedivano. Ma io rimasi a guardarlo.
Gettò il suo zaino per terra e si tolse la giacca; poi si sfilò il maglione, mostrandomi il suo bellissimo corpo tatuato. Si buttò sul letto, sembrava sfinito.
Chiuse gli occhi, sembrava che si stesse addormentando. Perciò lentamente mi alzai e mi avvicinai alla finestra, sedendomi sulle ginocchia sul divanetto che avevo sistemato sotto. Mi appoggiai alla spalliera e l'osservai: scrutavo ogni centimetro del suo corpo, i muscoli delle sue braccia, la scatenata fantasia dei suoi tatuaggi, la perfezione del suo petto scolpito. Poi passai ad ammirargli il viso, le linee perfette delle sue labbra e la barba che pareva disegnata.
Presi il cellulare e lo chiamai. Lui prese il telefono e mi rispose: «Pronto?»
«Hey»
Lo vidi sorridere. «Ciao. Come mai mi hai chiamato?»
«Volevo sentirti.» ammise e lui sorrise di nuovo.
Si mise seduto sul letto. «Com'è la casa nuova?»
«Bellissima. Dalla mia camera c'è una vista mozzafiato.» sorrisi io.
«Sono contento. I vicini come sono?»
Trattenni una risata. «Molto... Interessanti.»
Lo vidi accigliarsi. «Oh, bene (?)»
«Com'è andata a scuola?» gli chiesi.
«Bene»
«Sicuro?»
«È stato un po' noioso.»
«Perché non c'ero io, immagino» dissi e lo vidi sorridere.
«Sono distrutto» disse, buttandosi di nuovo sul materasso.
«Lo vedo» risposi.
Inizialmente corrugò la fronte, poi ridacchiò. «Come fai a vederlo, scusa?»
«Perché non apri la finestra?» gli chiesi. Mi alzai e mi spogliai andando verso l'armadio.
«Quale finestra? Ora cosa c'entra?» rideva, era confuso. «Mi stai prendendo per il culo?»
Posai il maglione nell'armadio. «No, apri la finestra di fronte al tuo letto»
«Ma perché?»
«Fallo!»
«Okay, mi sto alzando» disse. «Ma non capisco perché dovrei farlo, posso solo vedere la finestra della mia vicina, che tra l'altro è sempre chiusa»
Mi tolsi i jeans, dovevo trovare qualcosa di più carino da mettere. "Per quale cazzo di motivo non ci avevo pensato prima?!"
«Aspetta» disse. «Stavolta è aperta»
Dovevo sbrigarmi. Posai i jeans e iniziai a frugare nell'armadio, quando sentii un fortissimo botto alle mie spalle e sobbalzai.
Zayn era sdraiato sul mio pavimento. Mi guardò. «Che ci fai tu qui?»
«Potrei farti la stessa domanda» ridacchiai.
Lui si mise in piedi e mi ricordai di essere in biancheria intima - color bordeaux, per esattezza.
«Abiti qui?» mi chiese, mentre lentamente un sorriso prendeva forma sul suo volto.
Sorrisi, un po' in imbarazzo. «Sorpresa»
Lui ridacchiò e venne verso di me. Si appoggiò all'anta dell'armadio. La sua voce si fece un sussurro. «Devo fingere di pensare che sia una coincidenza o dovevo capirlo che ti sei spogliata per me?»
Mi misi a ridere, ma allo stesso tempo quella frase aveva fatto impazzire i miei ormoni. «Coglione» gli risposi, cercando in fretta qualcosa da indossare. Lui però doveva allontanarsi da me. «Siediti sul divanetto»
«Hai ragione, da lì posso guardarti meglio il culo» scherzò allontanandosi.
Io la presi a ridere. «Vaffanculo» gli dissi ma cazzo se ero nervosa adesso.
Attraverso lo specchio del l'armadio vidi che si sedeva, ma non scherzava, mi guardava davvero il culo.
Io feci finta di niente, era la cosa migliore per evitare qualche figuraccia.
«C'è qualche problema?» mi chiese.
«Non so cosa indossare» risposi, continuando a cercare.
Lui fece spallucce. «Per me puoi anche rimanere così»
Mi voltai a guardarlo. «Perché oggi sei così... Così?»
«Perché tu ti sei già divertita a spiarmi nella mia stanza, quindi ora tocca a me. Pensa se mi fossi levato i boxer»
Mi vennero i brividi. Mi voltai verso l'armadio per continuare a cercare. «Se ti fossi levato i boxer, in questo momento forse sarei io nella tua camera.» scherzai. Scherzare nei momenti di imbarazzo mi aiutava sempre.
Lo sentii alzarsi e poi lo sentii dietro di me. «Mi piace quando fai la cattiva ragazza» sussurrò. Poi la sua mano sfiorò la mia e io strinsi i pugni, urlando mentalmente al mio cuore di rallentare.
«Zayn?»
«Si, piccola?» la sua voce roca sfiorava la mia nuca.
Sospirai. «Ho voglia di fare una cosa, molto, molto sbagliata.» sussurrai.
«Sesso?»
Anche qui ci voleva lo scherzo per sdrammatizzare. Mi voltai verso di lui. «Non credo che sia il momento giusto. Preferisco farti aspettare piuttosto che renderti la vita così facile.»
Lui rise, il che peggiorò le cose.
Mi voltai di scatto verso l'armadio.
«Che ti prende?» mi chiese.
Scossi la testa. «Niente.»
«È come se stessi cercando di scappare da me»
«Non è da te che sto cercando di scappare ma dal lato istintivo di me stessa.»
«E il lato istintivo cosa dice?»
«Il lato istintivo viene gestito dai miei sentimenti. Quindi immagina»
«Una volta una ragazza mi ha detto di non rinchiudere i miei sentimenti in una gabbia.» Mi fece voltare. Lui era sempre più vicino a me. «Che ci sta succedendo?»
«Non lo so» sussurrai. «Ma qualunque cosa sia è piacevole»
I nostri corpi aderirono uno all'altro, e io poggiai la testa sul suo petto, mentre le sue mani mi tenevano alla base della mia schiena.
«Ho paura» pensai ad alta voce.
«Di cosa?»
«Di far qualcosa di sbagliato»
«Non esistono cose sbagliate. Sei tu a decidere cos'è giusto e cosa no.»
«Forse potrebbe essere sbagliato per te» risposi.
Lui mi guardò negli occhi. «Io credo che le uniche cose sbagliate al momento sarebbero che tu mi mandassi via, che mi odiassi e che mi dessi uno schiaffo al posto di un...» non finì la frase.
Ci guardammo entrambi, poi ci avvicinammo l'uno all'altro finché le nostre labbra non si toccarono. Mi sollevai sulle punte e ci baciammo, vogliosamente. Avevamo aspettato così tanto per questo momento e adesso che era arrivato volevo solo che fosse bello.
Mi sollevò dalle natiche e io circondai la sua vita con le gambe, mi poggiò sulla cassettiera dell'armadio.
«Sono una stupida» sussurrai.
«Sssh» rispose, premendo con più forza le labbra sulle mie.
Mi prese di nuovo in braccio, portandomi sul letto, che rendeva tutto più serio.
«Aiuto» sussurrai.
Lui mi guardò negli occhi e rise. «È troppo?»
«Forse è troppo tutto assieme.» sorrisi.
Lui si mise seduto. «D'accordo, scusa»
«Non devi scusarti.» dissi. Mi alzai in piedi e mi incamminai verso l'armadio. «Ti dispiace se sto in tuta?»
«Certo che no» rise. «Non capisco perché hai perso tutto questo tempo davanti a quel cassetto»
"Volevo essere bella per te"
Indossai un morbido pantalone di tuta nero, una canottiera bianca e una felpa grigia.
«Vado a prendermi una felpa» disse e uscì dalla finestra, e tornò cinque secondi dopo già vestito.
«Queste finestre sono la cosa più utile del mondo» ridacchiai.
«Già» sorrise. «Ma sai cosa significa questo?»
«Cosa?»
«Che adesso dormiremo insieme ogni notte»
Sorrisi. «Non ci avevo pensato»
Lui iniziò a sembrare pensieroso.
«Che c'è?» gli chiesi.
«Ti dispiace rimanere sola per qualche ora?» mi chiese.
«Oh, no. Tra un po' vado da Lauren, in realtà» spiegai.
«Bene» si alzò in piedi. «Ti va di venire a cena da me, stasera?»
Rimasi sorpresa. «Oh, okay. Troverò una scusa da dire a mio fratello» risposi. In realtà Louis era facile da prendere per il culo, dovevo solo distogliere l'attenzione dalla mia agitazione.
«Puoi dirgli che rimani da Lauren» mi consigliò; in effetti era una buona idea.
«Perfetto. Allora ci vediamo dopo»
«Ciao» lo salutai e lui uscì dalla finestra.
Io mi misi le scarpe, presi la borsa e uscii di casa. Avevo bisogno di parlare un po' con Lauren Jauregui.

Obsession » z.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora