Ultimi giorni- Parte 2

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<< E' stata una giornata stupenda. >> dice Ruben asciugandosi i capelli con un asciugamano.

Siamo tornati da poco dalla spiaggia. Ruben si è fatto una doccia veloce subito dopo di me e adesso siamo entrambi in accappatoio nella nostra camera da letto.

Ha ragione, è stata davvero una giornata stupenda, anche se io non riesco a sentirmi felice. E come dovrei esserlo? Stamattina ho scoperto la data esatta della mia morte atroce, e arriverà molto presto. Mi rimane solo una settimana. Ci sono cose che desidero fare, ma adesso non ne ho più il tempo.

Non l'ho detto ancora a Ruben, non ne ho il coraggio. È così felice adesso, non voglio rovinargli la sua giornata perfetta. Forse glielo dirò domani, o forse non parlerò affatto. Perchè dovrebbe sapere che questi giorni che sta passando con me sono gli ultimi? Perchè non nasconderglielo? Sarebbero strazianti i nostri ultimi giorni se lui sapesse, io adesso voglio solo normalità.

<< Dobbiamo essere in mensa tra cinque minuti. >> dice Ruben abbracciandomi da dietro << Credi che ci perdoneranno se facciamo un po' di ritardo? >>

In questo momento è impossibile non sorridere. Sento il suo fiato irregolare sul mio collo. Sto tremando.

<< Non possiamo perderci in chiacchere, dobbiamo andare in mensa. >> dico girandomi verso di lui.

<< Ma io non volevo che ci perdessimo in chiacchere, volevo che ci perdessimo in altro. >>

Ha un sorriso furbetto. Adoro quando fa così. Osservo ogni centimetro del suo viso: capelli biondi bagnati portati all'indietro, occhi marroni pieni di luce, naso perfetto, labbra rossissime.

Voglio che ogni dettaglio del suo viso mi rimanga impresso nella mente. Voglio ricordare tutto.

Appoggio dolcemente le mie labbra sulle sue per poi staccarmi quasi subito.

<< Non mi piace fare tardi. >> dico sorridendogli.

Finisco di vestirmi e Ruben fa lo stesso. Quando mi sto mettendo le scarpe lui è già pronto. Mi guarda dalla soglia della stanza e dice: << E' tutto okay? Oggi sei strana. >>

<< Sto bene. >> rispondo senza guardarlo.

<< Sai anche tu che non è vero. Negli ultimi giorni nei tuoi occhi vedevo il dolore per la perdita di tua madre, mentre adesso vedo... rassegnazione. >>

<< Mi sono rassegnata al fatto che è morta. >>

<< Non mentirmi. >> dice con voce più dura << Ho capito, anche se non voglio nemmeno pensarci.>>

Lo guardo negli occhi e dico: << Allora non pensarci! >>

<< Ma come posso non farlo? >>

Adesso abbiamo alzato entrambi la voce e non so nemmeno il motivo. Forse nemmeno io voglio dirlo ad alta voce.

Respiro profondamente e dico: << Te ne parlerò quando sarà il momento. >>

<< Ma... >>

<< Non è il momento. Adesso andiamo. >>

Usciamo dall'appartamento senza nemmeno guardarci. Non abbiamo litigato, anche se aveva tutta l'aria di un litigio.

A metà strada per arrivare in mensa mi stringe la mano. Lo guardo. Ha capito, me lo sento. Le parole sono inutili a questo punto.

Appena arriviamo in mensa vedo che la sala è quasi piena e che il nostro tavolo è già pieno, manchiamo solo noi due.

La ragazza alataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora