Capitolo 34

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                 BEATRICE
Ero seduta sul divano, con la nonna di Luca che stava tra noi due. Quella donna aveva una parlantina infinita: non smetteva più di parlare. E a me veniva da ridere. Luca se ne stava in silenzio, perché, quando aveva provato a dire a sua nonna per ben quattro volte che noi due non stavamo insieme, era stato zittito per bene e si era preso una bella sgridata che mi aveva fatto sbellicare dalle risate. Sua nonna era un tipino troppo divertente.
-Allora, cosa studi, Beatrice? – mi chiese, dopo aver riso ad una battuta che aveva fatto lei stessa su delle scarpe leopardate.
-Scienze umane, come suo nipote. Sono in classe con lui.- le risposi con un sorriso educato. Mi divertivo a vedere Luca sottomesso dalla nonna.
-Oh, allora fallo rigare dritto, quel povero ragazzo accecato dal desiderio. – sua nonna gli lanciò un'occhiata di rimprovero e lui spalancò la bocca.
-Cosa?!
-Mi hai capito bene, signorino. – disse seria, poi si rivolse a me con un sorriso. –Senza offesa, mia cara.
-Non si preoccupi, signora, la penso come lei. – dovetti reprimere un'altra risata.
-Oh, continua a darmi del lei perché mi fa sentire importante, però chiamami Mafalda.
-Certo, Mafalda.
-Allora, cosa stavate facendo, prima che arrivassi? Vi ho interrotto?
-Uh, no, stavamo guardando un film. – risposi rossa in viso. E suo nipote mi stava abbracciando teneramente. Questo ha interrotto, avrei voluto aggiungere.
-Bene, allora finirete di vederlo un'altra volta. – rispose con un gesto della mano – ora ho voglia di parlare un po' con voi.
-E se noi avessimo voluto vedere la fine del film? – intervenne seccato, Luca.
Lei si girò verso di lui e, senza nemmeno che aprisse bocca, Luca tornò a fissarsi le mani in silenzio.
Questa volta non riuscii a non ridere.
-Scusami cara, ti sembrerò troppo severa, ma devo adottare questi modi con lui, perché non mi diventi come suo padre: alla vostra età era un ragazzo indomabile! – sorrise.
-Ah, lei non è la nonna materna?
-No, è la madre di mio padre. – rispose Luca, continuando a fissarsi le mani.
-L'ha chiesto a me, Luchino, non essere maleducato. – lo riprese, ma questa volta dolcemente ed io risi per il nomignolo.  –Sono la madre di suo padre. – mi ripeté lei.
Annuii e fui tentata di chiedere qualcosa su suo padre, ma non volevo risultare un'impicciona al primo incontro. Non che fosse importante fare una buona impressione con lei, perché non sarebbe diventata la mia consuocera, eh.
-Allora, ti ha già regalato l'anello? – chiese, con disinvoltura.
Spalancai gli occhi. –Eh?
-Luca! – strillò, nel panico. – Perché non le hai ancora regalato un anello?! È importante!
-Nonna, ma che stai dicendo?! – Luca spalancò le braccia.
-Siete fidanzati, un anello è categoricamente necessario!
-Ma non siamo fidanzati!
-Beh, allora cosa aspetti a chiederglielo?
Lui sospirò esasperato e si coprì la faccia con le mani.
-Ma cazzo... chi te l'ha detto?!
-Non dire parolacce! – lo riprese sua nonna. –Me l'ha detto Clementina! – rispose entusiasta – mi ha telefonato appena vi ha incontrato per strada. Era così contenta! Ne avevamo discusso ed era venuto fuori che tu non avresti mai incontrato la ragazza bella e gentile che ti meriti!-
Mi scappò un'altra risatina.
-Perché tu e le tue amiche parlate di me e della mia vita sentimentale?!
-Perché sei mio nipote! – poi mi guardò – Beatrice, i tuoi nonni non abitano qui, vero?
-No, - avrei voluto aggiungere "per fortuna", viste le circostanze-  i genitori di mia madre sono entrambi morti e quelli di mio padre vivono in Abruzzo.
-Oh, beh, probabilmente verranno al matrimonio, quindi non c'è niente di cui preoccuparsi. – liquidò la cosa con un gesto e io quasi mi strozzai.
Mafalda era estremamente convinta che Luca mi dovesse regalare un anello di fidanzamento e che presto ci saremmo sposati. Wow.
-Oddio, nonna, ti prego... – Luca si tirò i capelli.
-Quando le donne parlano, gli uomini devono stare in silenzio, caro, non te lo ripeterò più. – lo rimproverò per l'ennesima volta.
Quella donna mi piaceva sempre di più. –Infatti, Luca, porta rispetto. – aggiunsi io.
-Mafalda, mi dispiace deluderla, ma credo che lei abbia capito male...
-Cosa mi stai dicendo? – si portò una mano sul petto, preoccupata.
-No, niente, solamente, ha frainteso il rapporto che c'è tra me e suo nipote...-
Lei si avvicinò di più a me, dando le spalle a Luca, e disse a bassa voce: -Tesoro, non ti preoccupare, Luca è un po' lento, colpa della timidezza, poverino, ma presto te lo chiederà! – appoggiò una mano sulla mia e annuì, convinta.
Io la guardai scettica, cercando di farle capire che non solo non ci saremo fidanzati ufficialmente, ma che non stavamo neanche insieme.
-Mafalda... – venni interrotta ancora.
-Beatrice, stai tranquilla. Sapendo della sua timidezza, mi aspettavo che non te l'avesse ancora chiesto. Sai, anche il mio defunto marito aveva impiegato molto tempo a chiedermelo ed io soffrivo, pensando che non avesse alcun interesse verso di me, ma poi mi ha confessato che si vergognava a chiedermelo per paura di un rifiuto. –poi le scappò una risatina. – non capiva che ero innamorata pazza di lui. I maschi, a volte, sono così ingenui! -
Io risi con lei, ma stavo comunque cercando di farle capire che il suo caso non era analogo.
-Signora... – tentai di nuovo.
-Per questo... – si alzò e prese la sua borsa. Io lanciai un'occhiata preoccupata a Luca, che invece ribolliva di rancore. All'inizio era divertente, ma non volevo che la nonna ci rimanesse troppo male, pensando che le cose tra noi erano serie.
Mafalda frugò nella sua borsa. -...Ci ho pensato io.-
Entusiasta, tirò fuori dalla sua pochette una scatolina blu.
Cazzo.
-Nonna... – Luca si raddrizzò sul divano.
-Luca, non fare il timido, adesso, su.- gli porse la scatolina.
Mafalda doveva aver visto la mia faccia perplessa, perché mi disse: -Oh, non temere, Beatrice, anch'io ero molto agitata quando Arturo me l'ha chiesto.- ridacchiò.
-Credo che lei abbia... – cercai di dire, ma lei mi interruppe per la quarta volta.
-Devo andare in bagno. – tentai, prima che lei potesse interrompermi di nuovo.
Mi alzai in fretta e salii le scale andando nel bagno della camera di Luca, perché nell'altro non c'ero nemmeno mai entrata.
Chiusi la porta e aspettai che Luca venisse. Sapevo che sarebbe venuto.
-Porca puttana. – entrò imprecando, dopo sette minuti.
-Tua nonna è simpatica e tutto, ma è un po' insistente... – esordii.
-un po'? – quasi strillò.
Mi appoggiai al lavandino e gli feci segno di abbassare la voce.
-Ha comprato un anello prima di venire qui! Ma sarà normare?! – mostrò la scatolina che aveva ancora tra le mani.
-Se n'è andata?
Lui sospirò e mi venne incontro. –No. Le ho urlato contro e lei si è incazzata, poi me ne sono andato prima che mi tirasse degli schiaffi.-
Ridacchiai. –Mi piace il modo in cui si rivolge a te.
Lui mi fulminò con un'occhiata. –Non ti azzardare a rivolgerti anche tu a me così.
-Luchino, quando le donne parlano, gli uomini devono stare in silenzio. – scimmiottai il tono di sua nonna e lui ridacchiò, avvicinandosi ancora un po'.
-La smetti? Sono già abbastanza incazzato.
-Guarda che è solo colpa tua.- risposi calma.
-Colpa mia?
-Sei tu che non le hai detto in partenza che non stavamo insieme.
-Io?- spalancò la bocca- "Piacere, Beatrice" – mi imitò.
-Era per essere educata. –alzai gli occhi al cielo.
-E poi io ci ho provato! Hai visto come mi ha zittito in fretta?-
Mi scappò da ridere. –Sì, ho visto.-
Lui non era per niente divertito, però.
Lo presi per i fianchi, avvicinandolo ancora un po' di più a me.
Luca sospirò e si rilassò all'istante. –Non era proprio così che avevo intenzione di passare il pomeriggio.
-Avevi intenzione di fare sesso? – corrugai la fronte.
-No, semplicemente di passarlo in pace.
-Con me? – dopotutto avevo pensato così, siccome era venuto fino a casa mia a prendermi, perché io mi rifiutavo.
Mi fissò negli occhi ma non rispose. Meglio, non sapevo se mi sarebbe piaciuta o meno la risposta. Capendo di averlo messo in imbarazzo, gli presi la scatolina che aveva tra le mani e concentrai la mia attenzione su di lei.
Quando la aprii, per poco non mi strozzai. –Ma quanto cazzo è costato? – esclamai.
Era un anello d'oro bianco, con un piccolo – ma neanche tanto piccolo – diamante azzurro – wow, il mio colore preferito – a forma di cuore. Era il classico anello di fidanzamento, però era stupendo.
-Tende a spendere dei soldi per cose futili...- commentò Luca, fissandolo indifferente. I ragazzi non capiscono niente di anelli e di quanto sia prezioso il loro valore.
-Beh, non capisco perché ci tiene così tanto...
-Perché è fissata. Povero Tommy... – ridacchiò e io lo seguii.
-Beh, spero che trovi una ragazza con cui fare sul serio presto, così non dovrà sottoporsi al nostro imbarazzo.
-Sta iniziando ad assillarlo già da adesso...
Scoppiai a ridere. –Ma ha cinque anni!
-Quasi sei. È un passo importante andare alle elementari, si trovano delle fantastiche bambine – imitò la voce della nonna.
Risi ancora e lo feci appoggiare a me. Lui non esitò e mi schiacciò contro il lavandino.
-Beh, io ho avuto il mio primo ragazzo in seconda elementare.-
Luca mi fissò. –Sul serio? Hai avuto anche un ragazzo?!-
Spalancai la bocca, offesa. –ne ho avuto anche uno in quinta elementare, non sono una suora!
-Ah, perché alle elementari devi aver fatto molto... scommetto che il primo bacio l'hai dato a quel tipo del mare di quest'estate.
-Come sai di quel tipo?
-Il primo giorno di scuola l'hai detto a Martina... – disse, con un cenno del capo.
Arrossii. –Il mio primo bacio non l'ho dato a lui.-
Sorrise malizioso. –L'hai dato in seconda elementare? Non mi superi: io il mio l'ho dato all'ultimo anno della scuola materna!
-No, l'ho dato a Gabriel in seconda media. –confessai, imbarazzata.
Il suo sorriso si spense. Divenne serio all'improvviso e si staccò da me.
-La nonna si starà chiedendo che fine abbiamo fatto.- disse, prendendomi la scatolina dalla mano e andando verso la porta.
Restai immobile un secondo, prima di seguirlo, perplessa. Gli dava dei problemi che avessi dato il mio primo bacio al suo migliore amico? Era stato in seconda media, non valeva!
-Oh, ce l'avete fatta! – ci riprese la nonna, in piedi, di fianco al divano.
-Beatrice deve andare via. –disse freddo, a sua nonna.
Ah, sì?
-Ehm, già. – risposi, scettica. Ma che gli era preso?
-Oh, cara, tornerò presto, così ci rivedremo. Magari la prossima volta porto pure una bella torta per merenda! – venne ad abbracciarmi.
-Certo, non vedo l'ora, Mafalda! – ricambiai l'abbraccio, sinceramente.
Per fortuna, non accennò all'anello e al fidanzamento.
Mi voltai verso Luca, che se ne stava in silenzio, pensieroso con la testa bassa.
-Ci vediamo domani, Luca. – lo salutai, sperando che mi guardasse.
-Si, ciao. – rispose, e non mi guardò.
Restai a fissarlo, cercando di reprimere il fastidio che stava ammontando dentro di me e mi indirizzai da sola alla porta.
-Non la saluti con un bacio? – intervenne la nonna.
-No, nessun bacio. – rispose alzando la voce esasperato, andando in cucina.
Aprii la porta e la richiusi dietro di me.
Non scherzavo quando dicevo che era bipolare.

****
Ce l'ho fatta! anche questo non è il massimo, ma aggiornerò anche domani.

Prima di salutarvi, volevo proporvi di fare un minuto di silenzio per ciò che è successo ieri sera a Parigi. Studiando Scienze umane, sono molto sensibile a questi argomenti e probabilmente lo saranno anche tutte le lettrici che le studiano come me, ma ovviamente anche gli altri.
Gli uomini non hanno il diritto di togliere la vita ad altri uomini, perchè non è il loro compito. Probabilmente ci sono spaccature ben più profonde di quelle che noi conosciamo dietro a questi attentati, oltre ai motivi religiosi e in parte economici. Siamo all'oscuro del vero motivo, ma anche se fosse stato fatto loro un torto grandissimo, non avrebbero comunque alcun diritto di fare ciò che hanno fatto. Sono molte più di centocinquanta persone innocenti.
Dopo le due guerre mondiali si era promesso che non si sarebbe più ricaduti nell'errore di fare la guerra, ma a giudicare da questi episodi, probabilmente siamo già in guerra.
Propongo un minuto di silenzio, perchè quelle persone innocenti se lo meritano e, anche se molti di voi non saranno d'accordo, anche gli attentatori meritano il nostro perdono, perchè sono accecati dal fanatismo e non sanno quello che fanno.
#PrayforHumans

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