Capitolo 28

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"Che cosa ci fai qui?" gli chiesi sottovoce per non far capire ai miei che se avessi potuto lo avrei strozzato con le mie mani.
"Sono passato a trovarti..." disse ammiccando
Sì certo.
"Che cosa vuoi Federico?" gli chiesi per tagliar corto
Mi sedetti sul tavolino di fronte al divano, spazientita.
"Allora? Ti fermi a pranzo Fede?"
Fede?
"Ehm...no grazie signora non vorrei disturbare" rispose educatamente a mia madre, ignorando la mia domanda.
Mi lasciai sfuggire un 'menomale' e fu l'errore più grosso della mia vita
Federico mi sentì, si voltò nella mia direzione e mi sorrise sghembo.
Capii cosa frullava in quella mente contorta e tentai di dissuaderlo dalle sue intenzioni con una smorfia di dolore ma, come sempre non mi diede retta
"A dir la verità oggi sarei da solo a mangiare quindi...sempre se non infastidisco..."
Sì infastidisci molto.
La tua sola presenza mi manda fuori di testa.
In tutti i sensi.
Avrei voluto urlarglielo, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu fulminarlo con lo sguardo non appena si alzò e andò verso la cucina.
Lo seguii supplicando con la mente mia madre di mandarlo via ma ovviamente non aveva ancora imparato a leggermi nel pensiero perché rispose "Oh no, nessun disturbo tranquillo" gli sorrise sincera e ci sedemmo a tavola.
Cercai di mettermi il più distante da lui ma mio padre mi chiese "perché non vi sedete vicini?"
Sospettava qualcosa, lo leggevo nei suoi occhi.
Mi misi a malincuore vicino a lui e quando lo vidi sorridere sotto i baffi gli diedi un'impercettibile scappellotto che però gli fece male
Fui io a ridere stavolta.
"Allora...come è andata oggi a scuola?" la solita domanda
Stavo per rispondere ma quell'impertinente mi precedette
"Molto bene signora..."
"Ti prego chiamami Mary, signora mi sa tanto di vecchio"
"D'accordo, Mary"
Si voltò a guardare mio padre che gli disse a tono "Oh, a me chiamami pure signore" e tornò a mangiare
Grazie papà.
Scoppiai a ridere nel sentire quella risposta, la faccia sbalordita di mia madre e quella apparentemente delusa di Federico aumentavano la mia risata ogni secondo di più e avrei continuato a lungo se non fosse suonato il campanello all'improvviso.
"Vado io!" quasi gridai alzandomi di scatto. Andai alla porta ma quello che vidi mi lasciò totalmente di sasso.
"G-Gabriel cosa ci fai qui?" sentii la pressione salire e scendere velocemente al solo pensiero che quei due si trovassero di nuovo faccia a faccia e per di più davanti ai miei genitori.
"Chi è tesoro?"
"Sono io Mary" disse Gabe superandoli e dirigendosi in sala.
Ma era la giornata 'ignoriamo tutti Camilla'?
Sospirai e lo seguii aspettandomi chissà quale reazione del mio amico davanti a Federico.
Salutò i miei che lo invitarono a sedersi a tavola
Si mise davanti a me e iniziò a fissare Federico.
La tensione si tagliava con il coltello, ma non sembrava sorpreso nel vederlo lì.
Per tutto il pranzo stetti zitta, con la testa fissa sul mio piatto, limitandomi ad ascoltare la conversazione che iniziò subito tra tutti e quattro.
Era strano, sembrava che fossimo ad un pranzo con i parenti, quando si parla del più e del meno senza alcun imbarazzo e per ironia della sorte, io mi sentivo l'infiltrata, l'estranea.
Una domanda attirò la mia attenzione "e da quanto siete fidanzati?"
Era quello che temevo. Fissai Gabriel e Federico nella speranza che capissero la situazione e reggessero il gioco.
Federico sembrava compiaciuto ed eccitato a quell'idea; al contrario Gabe mi parve sorpreso ma non incredulo come mi aspettavo
"Da due settimane" rispose prontamente Federico
Lo guardai, sorpresa che non avesse riso e negato tutto, facendomi passare per una stupida.
"C'è qualcosa che non va amore?" mi domandò il 'mio fidanzato' con tono dolce e gentile
Amore?
"Ehm no, no niente" sorrisi.
Non sapevo perché ma quella situazione mi piaceva, eppure io odiavo Federico.
Il pranzo durò a lungo, troppo a lungo e per tutto il tempo avevo ascoltato la conversazione tra i miei e Federico; Gabriel, come me, ascoltava in silenzio e ogni tanto guardava il ragazzo di fronte a lui con un'espressione difficile da decifrare, una via di mezzo tra l'indecisione e l'accorto, come se fosse lui a dover fingere di essere fidanzato con me e dover rispondere attentamente a tutte le domande. Manovrava il gioco e Federico seguiva le indicazioni con lo sguardo.
Quello che faceva Gabriel lo faceva anche lui, come fossero una persona sola.
Da quando quei due si sopportavano?
"Ok, io vado" mi alzai da tavola, spazientita da quell'assurda situazione.
"Dove vai?" mi fulminò mia madre
"Dalla Ludo, ti avevo detto che sarei andata da lei a dormire"
"Si ma sono appena le quattro"
Le quattro? Quanto eravamo rimasti a tavola?
"Si ma..."
"Devo andare anch'io" mi salvò Federico
"Anch'io, dobbiamo tornare a scuola per la ehm...punizione" continuò Gabriel
Si alzarono in sincrono.
"Ok ragazzi, andate. Spero di riavervi presto a pranzo tutti insieme" propose mio padre, credo ironicamente.
O almeno spero.

Uscimmo tutti e tre di casa e mi diressi verso la fermata dell'autobus.
"Dove vai?" domandò Federico
"Da Ludovica, sei sordo per caso?" chiesi, troppo acidamente
"Ti accompagno io" mi propose
"No, devi andare a scuola" risposi ma dentro di me morivo dalla voglia di saltare di nuovo in sella alla sua moto
"Non mi diranno niente per 5 minuti di ritardo" continuò
Gabriel intanto ci osservava e, come prima a pranzo, sembrava scegliere lui le parole di Federico
"Andiamo bion...Cami, stiamo solo perdendo tempo a discutere" mi disse, ma non nel suo solito modo arrogante, più che altro quasi supplichevole
"Ehm, d'accordo. Tanto oramai ho già perso l'autobus" risposi
Salutai Gabe con un bacio sulla guancia, mentre Federico gli lanciò un rapido sguardo per poi voltarsi.
Ma che cosa stava succedendo?

Arrivammo alla sua moto, naturalmente parcheggiata sulle strisce. Il solito.
"Simpatici i tuoi" iniziò a dire ma mi limitai a infilarmi il casco e ad annuire. Non volevo parlarci, mi ero ripromessa che non l'avrei più fatto.
Ma qualcosa mi spingeva a fare l'esatto opposto di quello che il mio cervello comandava.
"Da che parte abita?"
"Chi?" domandai distratta
"Come chi? Ludovica" sorrise dolce e il suoi occhi mi fecero dimenticare tutto
"Cami?" mi schioccò le dita davanti al viso e allora mi risvegliai
"Ehm, vicino a scuola, nel palazzo davanti" mentii.
"Ok, tieniti forte" partimmo a tutta velocità, ma non volli aggrapparmi alla sua schiena, non volevo ricascarci. Eppure quel momento mi fece tornare in mente il nostro bacio, quella giornata iniziata malissimo ma finita meravigliosamente.
"Se vuoi ti puoi attaccare alla mia schiena, così non rischi di cadere" mi disse Federico, senza alcuna malizia.
"Ehm, no, no è uguale"risposi
"Come vuoi" sorrise ma subito dopo sgommò e impennò. Lanciai un grido acutissimo e per non cadere dovetti aggrapparmi alla sua schiena, subito dopo avergli tirato uno schiaffo. Iniziò a ridere, contagiandomi.
Il suo profumo mi avvolse e desiderai rimanere lì per sempre.
"Arrivati" mi disse e a malincuore scesi dalla moto
"Ti ringrazio" gli restituii il casco e i nostri visi si ritrovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro.
No, non ci sarei ricaduta.
Mi scostai violentemente, facendolo sobbalzare
"Vai o farai tardi" mi voltai e mi diressi quasi correndo verso il portone più vicino.
Bussai al primo campanello e per fortuna qualcuno mi aprì.
Aspettai nascosta che se ne andasse e poi chiamai la mia amica
«pronto?»
«Ludo, sono io. Farò tardi».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 26, 2016 ⏰

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