48 - Aurora

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Dopo esserci accordati per bene e dopo aver preso le nostre decisioni grazie all'aiuto di Simon, raggiungemmo le nostre auto diretti verso la sua vecchia abitazione.

Io, Agàte e Simon salimmo sulla mia Netty. Antonello, Arabella e Alejandro presero l'auto di Agàte, quanto ad Adriano, era rimasto, controvoglia, a tenere la situazione sotto controllo in casa, per fare compagnia a Cristina e proteggerla da eventuali visite spiacevoli.

La povera ragazza dal canto suo sembrava essere piuttosto spaesata. Da ignara e povera umana non capiva per quale motivo tutti quanti avessimo lasciato la casa di gran fretta, compreso anche il suo ragazzo. Sperai almeno che non nutrisse gelosia nei miei confronti.

"Gabriele, devi prendere l'auto e far finta di andare da solo", lo istruì Simon.

Il mio protetto annuì, era bianco in viso e i suoi occhi erano cerchiati da ombre scure. Sembrava a dir poco sconvolto.

"Tranquillo Gabry ci siamo qui noi!", lo incoraggiai stringendolo in un abbraccio prima che salissi in auto.

Partimmo e lasciatoci il cancello di casa mia alle spalle iniziai ad essere presa da un inspiegabile angoscia.

Chissà cosa faceva in quel momento Andrea, non l'avevo più visto né sentito da quel pomeriggio, eppure ero tanto dispiaciuta per il modo in cui l'avevo trattato.

Proseguimmo in silenzio senza che nessuno in auto dicesse una parola. Agàte era al posto di guida, io in quello del passeggero e Simon dietro di noi. Lo sentivo giocherellare con un ciuffo dei miei capelli e sembrava essere un po' nervoso anche lui.

Ripensai alla proposta che aveva appena fatto ad Agàte e che lei poco prima aveva accettato. Poteva essere veramente possibile che io diventassi umana? Una normale, ignara, comune mortale?

Non riuscivo nemmeno a immaginare una vita con Simon al mio fianco, magari con dei bambini, avere una famiglia normale...

I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Simon.

"Siamo arrivati", annunciò. "Accostiamo qui, è meglio se rimaniamo lontani".

Agàte ubbidì, stranamente senza lamentarsi.

"E adesso che si fa?", chiesi.

"Qualcuno dovrà andare a sorvegliare da vicino la situazione", asserì Agàte concentrata fissando Simon.

"Non è il caso che vada lui...", intervenni, "potrebbero riconoscerlo. Vado io".

La mia insegnante mi fissò con incredulità. Parve voler obbiettare ma poi accettò la mia proposta.

All'istante mi tramutai in una colomba sotto lo sguardo carezzevole di Simon.

Lo guardai per un attimo storcendo la mia piccola testa, poi Agàte abbassò il finestrino per permettermi di volare e così mi fermai sul cofano dell'auto di Gabriele per dargli il via libera.

Lui comprese. Capì che era arrivato il suo momento e mentre scendeva per suonare il campanello io andai a poggiarmi sul davanzale della finestra illuminata e guardai all'interno indisturbata. In quello stesso momento uno scoiattolo bianco mi affiancò.

Ero sicura che fosse Arabella, quell'esile scoiattolino aveva molto di somigliante alla precedente ragazza magra e snella con i suoi lunghissimi capelli biondi.

Appena dietro di noi, nascosti tra i cespugli del giardino scorsi le fauci di una tigre bianca e la lunga coda sbatacchiante di un grosso e imponente gatto del medesimo colore. Capii che doveva trattarsi di Antonello e Alejandro.

Guardian - il fascino del proibitoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz