Until we're parted by death

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Dean se n'era andato da poco più di un paio d'ore, e Cas sedeva sul bordo del letto sfatto, teso e contratto come se fosse pronto a scattare per i cento metri da un momento all'altro, cercando disperatamente di controllare il movimento convulso che la sua gamba iniziava a fare, di sua volontà, non appena smetteva di camminare avanti e indietro per la stanza. Era la prima volta che aveva a che fare con uno spasmo muscolare involontario dovuto al nervosismo. Un tic, come lo chiamavano gli umani. Ed era terribilmente fastidioso non avere il controllo di una parte del proprio corpo, soprattutto per qualcuno che per millenni non solo aveva avuto piena consapevolezza e controllo di ogni singola parte di sé, ma soprattutto a cui era stato insegnato a considerare un involucro di carne solo come un mezzo inferiore per entrare in contatto con il mondo degli umani.

Il punto era proprio questo: ora non si trattava più di entrare in contatto, ora c'era dentro fino al collo. Questo corpo, ogni giorno che passava, ed in particolar modo da quando aveva scoperto quanto poteva essere piacevole, era sempre meno uno strumento, e sempre più l'immagine che la sua mente aveva di se stesso. Stava dimenticando quale fosse l'aspetto della sua vera forma, probabilmente perché quella non era più, e non sarebbe stata mai più la sua vera forma. Ma la cosa più strana, era che ogni giorno sentiva un po' meno il senso di vuoto e perdita per quello che aveva avuto in Paradiso, e si godeva un po' di più i piccoli piaceri e dolori quotidiani che erano stati per lui un autentico mistero, quando ancora non era altro che un'onda multidimensionale di intento celeste. Era quasi giunto alla conclusione che se gli angeli non provavano emozioni era solo perché non le avevano mai provate prima: essere parte del tutto privava di gran parte del piacere di gustare le cose belle, poiché quelle cose non erano altro che un'altra parte di te.

Essere umano aveva iniziato a piacergli, e aveva iniziato a piacergli un sacco da quando poteva avere ogni volta che voleva un passatempo di nome Dean.

Ed ecco che quel nome riportava quel fastidioso movimento alla gamba. Tutto ciò era molto bello, tutte le sue elucubrazioni su come avesse preso gusto ad essere umano, e ancora di più ad essere l'umano di Dean Winchester, ma il vero problema, il motivo per cui sedeva sulla punta estrema del materasso come se tutto il resto fosse cosparso di puntine, era Dean Winchester, e il fatto che non fosse lì con lui a continuare il discorso che avevano iniziato qualche ora prima, ma in una scuola elementare dell'Iowa a cercare di non farsi ammazzare mentre provava a salvare il culo di Bobby. Aveva una terribile sensazione a proposito di tutta quella faccenda. Una volta, questa brutta sensazione gli avrebbe suggerito cosa c'era che non andava, ora, nella sua fragile anima umana, non era altro che l'eco lontana di un sesto senso che non possedeva più, o forse solamente il sintomo di una pazzia incipiente, esattamente come quella maledetta gamba che non ne voleva sapere di stare ferma.

Rigidamente, provò a stendersi, come gli aveva consigliato, se non ordinato, di fare Dean centinaia di volte in quei pochi giorni, quando dopo aver scorso l'ennesimo libro senza risultato gli diventava insopportabile il suo continuo, irrequieto muoversi per la panic room. Stenditi e rilassati, gli diceva. Solo che in quelle occasioni Dean era con lui, sdraiato di fianco a lui il più delle volte, e rilassarsi era stato più semplice perché, malgrado tutto, per il momento erano al sicuro e insieme.

Questa volta, la sua schiena non ne voleva sapere di rilassarsi, e Cas rimase coricato con le braccia rigidamente allungate lungo il corpo, a fissare ipnotizzato le pale della ventola che giravano placide appena sopra il marchio del pentacolo, con la sensazione che il materasso fosse veramente cosparso di puntine, o forse di carboni ardenti.

Poi, improvvisamente, un rumore raggiunse il suo orecchio, e Cas scattò nuovamente a sedere, facendosi immobile e tendendo l'orecchio. Avrebbe potuto essere qualche topo, o qualche ragazzino che giocava nel cortile pieno di rottami, o addirittura solo la sua immaginazione, ma poco dopo il rumore si ripeté e Cas fu sicuro che qualcuno fosse entrato in casa. Non aveva un orologio, Dean aveva provato a fargliene portare uno ma se c'era una cosa a cui proprio non riusciva ad abituarsi erano le convenzioni con cui gli uomini misuravano il tempo. Per chi era sempre stato in grado di vedere e percepire sulla propria pelle lo scorrere del tempo, guardare delle lancette che ticchettavano sembrava un modo estremamente stupido per ingabbiare un'entità tanto immensa e sfuggente. Non aveva un orologio, ma era sicuro che fosse troppo presto perché i passi che sentiva fossero quelli di Dean. E poi, chiunque fosse era solo, mentre Dean non sarebbe mai tornato indietro senza Bobby.

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