Il sangue di Orissia

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Mi svegliai in una stanza molto ben ornata, il soffitto rappresentava un cielo stellato, dalle finestre sulla mia destra entrava una luce piuttosto debole, doveva essere il tramonto.
Mi voltai e vidi un uomo con una camicia verde, era un medico. Mi guardò e mi augurò una buona serata. La sua mente mi disse che era un buon segno il fatto che fossi sveglio, ma..... due giorni?
Il medico premette un pulsante sul suo bracciale e subito si attivò un sistema di proiezione olografica. Era una registrazione di Merus: aveva lasciato un messaggio per me.
"Ti devo cinque favori per aver salvato la figlia di mia sorella, cosa dovrei darti per aver salvato me? Caros Vandor ora tutta Orissia prega affinché sia benedetto il giorno della tua nascita. Ma c'è anche chi lo maledice. Questioni di cui ora so di poterti parlare quando tornerai a Chetrala domani stesso. In questo momento ti trovi a Burcania, la città più vicina al luogo della caccia, il loro è un ottimo ospedale e sapevo che sarebbero stati in grado di aiutarti e lo hanno fatto appena in tempo. Mai visto nessuno abbattere un Paraetorium con tanta abilità e forza, sono sbalordito..... e non lo dico mai. Caros Vandor tu sei un guerriero e hai il coraggio di uno shazo, che vuol dire re, ma forse non ne hai la spietatezza. Non sempre è un bene. Ad ogni modo parleremo di molto quando tornerai. I tuoi amici sono nella tua città e la mia pupilla Sibilla si è recata a Burcania per assisterti in nome dei Lyriani. Riposati Caros Vandor, al tuo ritorno banchetteremo insieme."
Appena il messaggio fu concluso il medico uscì dalla stanza con un inchino.
Non feci in tempo a chiedergli qualcosa che subito Sibilla entrò nella stanza. Era meravigliosa come sempre. Aveva uno sguardo molto severo, forse ci spiavano ancora.
"I medici hanno detto: colonna vertebrale spezzata, braccio destro rotto, come le gambe, trauma cranico, gravissime lesioni al fegato, rene destro perduto, sembra che tu sia stato morto per un minuto prima che i medici ti risvegliassero. In pratica hanno dovuto clonarti mezzo corpo per ricostruirti da capo" disse Sibilla dirigendosi alla finestra e guardando il panorama per poi chiudere la saracinesca.
"Sono certo che....."
"Sappi che siamo soli- disse- non ci spia nessuno, possiamo parlare liberamente."
Mi alzai, ero in grado di muovermi. Sono testimone del fatto che gli Orissiani possedevano i migliori medici dell'Ecumene.
"Sibilla- le dissi- dobbiamo parlare."
Si girò di scatto e mi diede un pugno fortissimo allo stomaco. Non esisteva nessun altro in grado di prendermi di sorpresa.
"Maledetto- disse dandomi dei pugni sulla schiena- maledetto..... potevi farti ammazzare...... POTEVI FARTI AMMAZZARE! SEI STATO MORTO PER DUE MINUTI! DUE MINUTI! TI RENDI CONTO MALEDETTO? MORTO! MORTO!"
Mi rialzai afferrandole le mani, aveva le lacrime agli occhi e anche io. Ci abbracciammo.
"È passato- dissi- è passato."
Ci stringemmo per circa un minuto, il suo respiro si stava facendo più regolare.
"Non osare farlo mai più...." disse.
"Non darò mai più la caccia ad un Paraetorium. Ma non posso promettere che non correrò altri pericoli" risposi.
"Ho sentito quando succedeva- disse- mi ha fatto male..... è stato orribile."
"Ti prometto che starò più attento. Ma ora calmati..... stai tranquilla, va tutto bene..... credimi.... va tutto bene!" lo stavo dicendo a tutti e due, non solo a lei.
"Ti prego..... non metterti di nuovo nei guai. Ma cosa sta succedendo nella mia famiglia?"
"Qualcuno ha cercato di uccidere Merus. Ha nascosto nel suo veicolo un emettitore di ultrasuoni che ha attirato il Paraetorium, dopo aver sabotato il suo comunicatore...."
"Così i Diecimila non potevano intervenire" concluse Sibilla.
"E il responsabile non era a bordo della nave, altrimenti avrei letto la sua mente e avrei saputo come fermarlo" commentai mentre mi sedevo sul letto.
"Mio zio teme che qualcuno stia cercando di ucciderlo dall'interno della famiglia, ma che sia una questione ben più grave di una congiura per il trono. Forse l'esistenza stessa del Gran Reame è in pericolo."
Era molto seria e preoccupata e in effetti lo ero anch'io.
"Immagino ci siano molte cose di cui sia necessario parlare" dissi.
"Octopon..... forse la mia patria e la mia famiglia rischiano la loro stessa esistenza. Ho bisogno del tuo aiuto e anche Merus, l'Unico lo protegga, te lo chiede."
Si era seduta accanto a me e mi guardava con uno sguardo di sincera angoscia.
"Ti ricordi quella sera, dagli Arastasus?" le chiesi.
"Non credo che la scorderò mai" rispose con un leggero sorriso.
"Ammisi una cosa con Leriano quella sera: chiunque ti minacci o ti manchi di rispetto dovrà sempre vedersela con me", ricevetti un bacio per questo.
"Ma intendo proprio tutti- dissi ancora- soprattuto lui!" avevo scandito bene.
Sibilla mi guardò con uno sguardo rattristato.
"Dovremo parlare anche di questo" mi disse.
Mirus, Leriano ed Ergesius entrarono poco dopo, ebbero una reazione molto simile a quella di Sibilla: felicissimi di vedermi vivo ma anche imbestialiti per il pericolo in cui mi ero messo. A dire il vero Ergesius era galvanizzato; la cronaca che stava scrivendo era sempre più ricca. Mi mostrarono il filmato dei mezzi aerei che riproducevano la mia impresa. Devo dire che già allora ero una leggenda in tutta la Via Lattea.
Tremai all'idea che mia madre avesse visto il filmato, le scrissi un messaggio per rassicurarla, anche se ci aveva già pensato Sibilla. Scrissi anche a mio nonno, Sileus mi rispose che ero diventato motivo di ulteriore invidia da parte delle più altolocate famiglie roviane, ma che aveva intenzione di dichiarare guerra a Orissia se Merus mi avesse esposto a pericoli simili.
Il giorno dopo prendemmo uno degli aerei messi a disposizione dal Vasilus, fui felice di rivedere Chetrala, una visione che trovai piuttosto riposante.
Sibilla e io ci godemmo ogni istante di felicità intimità possibile finché non fummo di nuovo sotto il controllo dei servi di Merus. Quando atterrammo fummo nuovamente circondati dai servitori in tunica nera del Surif. Quei cloni eunuchi erano davvero inquietanti, ma a quanto pareva erano fedeli almeno quanto i legionari.
Appena ci fummo incamminati nel corridoio davanti alla piattaforma di atterraggio cinque uomini dei Diecimila si pararono davanti a noi.
"Il Coimperatore Caros è richiesto nell'armeria superiore" disse uno di loro senza alabarda con i simboli del capitano.
"Voi andate a riposare, ci vediamo più tardi" dissi.
"Lo credo- disse Sibilla- anche perché c'è il banchetto della caccia. Il Vasilus, l'Unico lo renda forte e longevo, ti vuole alla sua destra."
Andai con quelle guardie verso una scalinata laterale, le navate erano ornate di ologrammi che riproducevano scene di guerra in cui i Lyriani sconfiggevano gli eserciti di interi mondi. Ad un certo punto mi cadde l'occhio su un ologramma che raffigurava un Vasilus che, seduto in trono sulla plancia di una grande nave, riceveva tre uomini, dei capi di stato, che si inginocchiavano davanti a lui e gli porgevano le mani in segno di resa; era una registrazione, veniva ripetuta costantemente al centro di una sala in modo che chiunque passasse in essa si trovasse alle spalle dei capi sottomessi e ai piedi del trono su cui sedeva il Vasilus, una scritta posta sopra di lui recitava: "L'Unico, eterno e glorioso, benedica il Vasilus Eurebus Lyriano, Re dei Re di Orissia, che nel dodicesimo anno del suo regno vinse e piegò i Sommi Decani della Confederazione Ilbenese. Nessuno dimentichi la sua vittoria e la sua gloria."
Gli Orissiani hanno sempre avuto gusto per la monumentale, come i Roviani tra l'altro.
Passammo nell'ologramma e arrivammo in una grande stanza con diverse bacheche, tavoli e vetrine dov'erano custodite diverse armi, fucili di vario tipo, armi bianche, armature e vessilli di guerra e caccia. Tre globi di energia ruotavano intorno ad una colonna che illuminava la stanza. Era una collezione enorme e davvero splendida.
Vidi Sarinus Lyriano maneggiare un fucile lec ornato splendidamente con simboli del fuoco, me lo puntò contro.
"L'ultima volta che quest'arma ha sparato è stato duemila anni fa, fu usata dal mio avo Tarus Lyriano. Conosci la sua storia, Caros Vandor?" chiese.
Non la conoscevo prima di leggere la sua mente in quel momento.
"Fratello del Vasilus Gaulus, dopo che il fratello morì in guerra assistette impotente all'ascesa dei tre usurpatori che governarono Orissia per trent'anni. Un periodo oscuro che si concluse quando Tarus, trovando appoggio negli shazi, uccise i tre usurpatori e lasciò un trono solido a suo figlio, Eurebus, il cui monumento ho visto venendo da te, Sarinus Lyriano."
Era sorpreso, bene! Che sapesse di avere davanti qualcuno che non si sarebbe fatto sorprendere.
"Questo è il fucile con cui Tarus Lyriano uccise gli usurpatori, uno per uno. Il primo lo colpì mentre mangiava, seduto sul trono del Re dei Re di Orissia, stava lì, in un luogo sacro a bere e a mangiare dopo aver ridotto alla fame interi mondi e aver sfrattato due miliardi di persone da un pianeta agricolo per farsi costruire su di esso palazzi, piscine e altri lussi per sé e i suoi congiunti. Tarus lo colpì dopo averlo fatto scendere dal trono, senza sparargli, vedi queste crepe sull'impugnatura?"
Osservai, alcuni segni avevano intaccato la base degli ornamenti.
"Perché non poteva sparare al cospetto del trono dei suoi avi. Secondo me invece è perché, sparandogli, lo avrebbe ucciso troppo in fretta. Il secondo usurpatore dormiva con tre sgualdrine nella stanza da letto del Vasilus, dopo aver cacciato fuori quelle ragazze Tarus schiacciò il collo dell'usurpatore con lo stesso fucile. Qui, vicino al grilletto, puoi vedere un'altra crepa, lasciata da quel maledetto che si ribellava al suo destino."
Non era molto evidente, ma quel segno era lì a testimoniare la storia del principe.
"Il mio antenato Tarus andò infine a dare la caccia al terzo usurpatore nel giardino del Surif, quello era il peggiore di tutti: un genocida. Aveva fatto massacrare un'intera popolazione, gli Arcsari, ancora oggi ne esistono molto pochi. Non si sa perché, ma li odiava. Tarus gli sparò dritto al cuore, l'unico colpo mai sparato da quest'arma. Così lui, che si credeva il più grande di tutti, non lasciò nessun segno."
Sarinus mi porse il fucile, lo presi, lo saggiai, lo puntai. Somigliava ad un moschetto dei legionari, ma più piccolo ed elegante.
"Questo cimelio è prezioso per noi- continuò Sarinus- io e mio padre lo maneggiamo costantemente per ricordare che i nemici dei Lyriani sono presenti ovunque e sempre, ma il loro destino è sempre uno solo."
La mente di Sarinus mi diceva che non si fidava di me, ma che mi considerava comunque un possibile alleato..... no..... strumento da usare per sventare una minaccia al suo trono.
"Principe Sarinus- dissi- io ti assicuro che sono un amico di Orissia."
"Eppure sei l'erede di Rovia" ribatté il principe del fuoco.
"Io forse sarò Imperatore così come tu un giorno sarai Re dei Re di Orissia e questo mi fa comprendere pienamente la tua posizione."
"Qualcuno cerca di uccidere mio padre e di destabilizzare i confini delle nostre satrapie da mesi ormai. Se non fosse stato per te alcuni giorni fa avrebbero raggiunto il loro scopo...."
"Che non è il trono dei Lyriani, ma la sua scomparsa: qualcuno vuole distruggere tutto questo invece che prenderselo- dissi io- forse la stessa gente che alcuni mesi fa ha ucciso mio padre per far incolpare Sibilla e scatenare una guerra tra i nostri mondi."
Sarinus ebbe un picco emotivo ad un certo punto della frase ma mantenne un certo contegno.
"Gli attentati sono iniziati dopo quella vicenda, quando fu annunciato che il vostro Imperatore aveva liberato la principessa della seta e fatto cadere le accuse contro di lei. Molti credono che sia una forza straniera che mina l'attuale ordine della Via Lattea. Credo che questa sia una minaccia che ci riguarda entrambi...."
"E che non possiamo risolvere da soli principe Sarinus."
Lui mi guardò con uno sguardo diffidente e io lo ricambiai con la stessa espressione, ma ero così avvantaggiato rispetto a lui.
"Tutto questo non può renderci amici.... Coimperatore."
"No, ci rende alleati..... principe del fuoco."
Detto questo ci dirigemmo ad un ascensore che ci avrebbe condotti al piano degli alloggi.
L'ascensore era diviso in due stanze da una porta a vetri, io e Sarinus entrammo nella sezione esterna che ci apriva ad una vista spettacolare sui giardini interni del Surif. La porta si chiuse, le cinque guardie erano poste nella sezione più interna, ci vedevano ma non potevano sentirci.
"Principe Sarinus- dissi- il tuo illustrissimo padre sa di questa nostra conversazione e di ciò che mi hai detto?"
"Te lo dirà lui stesso" disse Sarinus.
La sua mente mi disse tutto quello che la bocca taceva.
"Chiunque sia stato..... sappi che ha minacciato molto anche Sibilla oltre che tuo padre" gli dissi.
La mente di Sarinus si accese con una ferocia che giudicai terribile, ma non inferiore alla mia.
"Come ho detto- disse lui mantenendo la calma- mio padre ti dirà qualcosa e forse ti chiederà aiuto."
Saremmo stati alleati, ma mai e poi mai amici. Sarinus Lyriano non è mai stato mio amico.
Dopo pochi minuti arrivammo a destinazione, Sarinus mi salutò e si allontanò seguito dalle sue guardie, io, d'altro canto, andai alla mia stanza, non troppo lontana dall'ascensore. Durante la camminata incontrai uno dei servitori, uno dei cloni eunuchi, che mi salutò con un inchino e mi porse un piccolo oggetto circolare tenuto su un vassoio.
"Da parte della principessa della seta, illustrissimo" disse per poi filare via senza dire un'altra parola. Credo che i ringraziamenti li offendessero, erano tipi davvero curiosi.
Quel disco era un proiettore olografico biometrico, conteneva un messaggio che poteva essere aperto solo dopo il mio tocco. Era un messaggio di Sibilla, solo lei poteva avere il mio DNA.
Entrai nella mia stanza, chiusi anche le finestre e mi misi al centro del salotto. Aprii i guanti e toccai il centro di quel disco metallico grande come una moneta. Presi come una scossa, un leggero impulso neuroelettrico che mi portò alla mente alcuni pensieri che Sibilla aveva registrato per me, mentre il disco apriva delle ali meccaniche e iniziava a volare circondandosi dell'ologramma della principessa che mi salutava e mi dava istruzioni sul banchetto di quella sera e su come indossare gli abiti richiesti che erano stati messi sul mio letto.
Il vero messaggio nascosto in quella scossa era un saluto molto più affettuoso, ma era come quando leggevo una mente, non come parlare, ma era meglio di niente.
Mi trasmetteva la sua gratitudine per aver salvato suo zio, mi ripeteva che la rattristava molto il fatto di non poter stare tanto insieme ma che non poteva sapere che reazione avrebbe avuto Merus se ci avesse scoperti. Sentii che aveva paura e che doveva parlarmi presto. L'ultima parte del messaggio diceva che mi amava e che le mancava.
Fu difficile mantenermi fermo e saldo mentre quel inutile ologramma procedeva a raccomandare informazioni che Sibilla mi aveva già raccontato mesi prima.
Mi scese una lacrima, ma non di dolore.
Non era esattamente un abito, era più un manto che avrei potuto portare anche sopra la mia toga, un ornamento richiesto per un ospite di riguardo. Il mantello era azzurro all'esterno e d'oro all'interno, sinceramente credo che mi stesse malissimo. Lo indossai con gli abiti blu che Sileus mi aveva donato tempo prima.
Mirus e Leriano erano piuttosto divertiti a vedermi conciato in quella maniera, Ergesius non faceva commenti; era davvero rispettoso, anche con il pensiero.
L'ascensore ci condusse verso il piano in cui il banchetto era stato allestito: era un vero e proprio piazzale, simile al Padiglione dei Meli, senza ruscelli, circondato da un grosso muro ornato di sculture, murali e riproduzioni olografiche che rappresentavano le azioni dei Lyriani in varie occasioni, venivano rappresentati tutti i popoli del Gran Reame, tutte le genti che si inginocchiavano davanti al Vasilus. Al centro del cortile c'era una fontana costruita con la forma della Fiamma di Orissia. Devo dire che rimasi meravigliato dalla grandiosità di quel luogo. Le tavolate erano collocate intorno alla fontana e lungo i quattro viali di quel cortile. Aveva le stesse dimensioni e misure della sala del trono, ma quello era il luogo in cui gli shazi si riunivano intorno al Vasilus per celebrare i festeggiamenti più tradizionali o eccezionali, come il consumo di un Paraetorium abbattuto durante una caccia rituale.
Quella sera non erano possibili assenze: ogni singolo shazo vivente era presente, e tremavo all'idea di doverli conoscere tutti.
Gli eunuchi con le vesti nere si avvicinarono a noi, fecero un inchino e, senza dire una parola, ci condussero verso l'area destinata a noi, eravamo proprio insieme e alla famiglia reale, o almeno il nucleo principale.
Merus era in piedi con un abito bianco e la sua corona di piastre. La sua mente mi diceva che era davvero ben preparato ad affrontare una serata importante e complessa, molto più di quello che sembrava. Era circondato da diverse donne: sua moglie, la regina Olira, con un abito verde smeraldo, tre fanciulle, una con un abito rosa chiaro, una color azzurro e infine una con l'abito grigio. Sibilla era accanto a loro con l'abito d'oro e il serpente sul braccio, meravigliosa come la prima volta che l'avevo vista. Il sommo sacerdote Gerus fece un cenno di saluto mentre salivo sul soppalco.
"Caros Vandor- disse Merus- benvenuto. Siamo tutti orgogliosi della tua presenza, la serata è in tuo onore."
"Eccellentissimo sovrano, la tua ospitalità mi commuove" dissi stringendogli la mano.
Il sovrano mi accompagnò in cima al piccolo soppalco dove era sistemato il tavolo dei Lyriani.
Mentre salivo sul soppalco gli eunuchi indicarono ai miei compagni alcune sezioni dei tavoli circostanti. Mi fecero un cenno e mi augurarono una buona serata. Non mi fece piacere, ma lo sapevamo: su Orissia c'era un rigido codice sociale da rispettare, sia per i locali che per gli stranieri.
Merus passò a presentarmi i presenti: le sue figlie, alcuni figli avuti da altre concubine che si erano guadagnati dei meriti sufficienti per stare al cospetto del padre.
Conobbi Lurea, principessa delle rose, la primogenita di Merus e di Olira, una fanciulla piuttosto alta, con i capelli sciolti lungo la schiena, segno del fatto che era sposata, il marito era uno shazo di alto rango militare, un vero imbecille stando alle mie percezioni, non era lì in quel momento, sarebbe giunto su Orissia tre giorni dopo. La principessa delle rose era una giovane donna davvero bellissima, con i capelli e gli occhi degli stessi colori del padre, ma il suo carattere era molto simile a quello della madre: raffinata e decisa, fiera del suo ruolo e forse superba.
Dopo di lei Merus mi presentò Arcilla, principessa dell'acqua e Pirella, principessa del sale. Arcilla era nata lo stesso giorno di Sarinus ed era sua gemella, infatti aveva il suo stesso sguardo glaciale e la sua mente mi diceva che non era mia amica. La più giovane figlia della regina, Pirella, era più giovane di me e Sibilla ed era l'unica delle sue sorelle con i capelli ancora raccolti, era curiosa: non aveva mai visto dei Roviani prima di allora, trovava buffo il nostro modo di vestire.
C'erano altri giovani, fanciulli e fanciulle, tutti vestiti di azzurro e bianco, tutti molto giovani con capelli biondi o rossi. Erano i figli e le figlie di Merus nati da altre concubine. Al tavolo dei Lyriani però solo pochi di loro avevano il permesso di sedersi, ma era un privilegio che il Vasilus riservava a tutti loro ciclicamente.
"Sediamo dunque alla tavola- disse Merus- e dividiamo ciò che la tua destrezza ci ha donato Caros Vandor."
Merus si sedette e uno dei servitori alzò una mano dando il segnale che ora tutti avevano il permesso di fare altrettanto mentre le portate iniziavano a comparire teletrasportate sui tavoli in grandi bagliori bianchi.
"Come ho detto, Caros Vandor, tu hai ucciso il Paraetorium, perciò ora siedi alla mia destra" disse il Vasilus.
"Ma.... eccellentissimo Merus..... quello è il trono del Re dei Re di Orissia..... il tuo trono" dissi sorpreso dalle parole e dalla mente di Merus.
"Ho fatto voto che chi avesse ucciso il Paraetorium sedesse alla mia destra, così sarà, ma mio figlio deve essere obbligatoriamente seduto alla destra del trono, così io siedo alla tua sinistra. Questa è la mia parola" disse Merus per cui il discorso era chiuso.
Devo dire che non mi trovavo in una posizione facile; l'onore di sedere sul trono del Vasilus era motivo di grandissima invidia e molti dei figli di Merus la stavano già provando. Gerus era leggermente preoccupato per le manovre di suo fratello che non comprendeva a pieno, la regina Oliria sapeva cosa voleva fare suo marito e lo appoggiava.
Il piano di Merus era molto contorto, ben più di quello che si poteva immaginare. Sibilla mi lanciava delle occhiate preoccupate, tuttavia, come me, sapeva che Merus non mi metteva in pericolo.
Mi sedetti sul trono, fondamentalmente era un seggio posto al centro del tavolo, ornato splendidamente, con un cuscino rosso. Niente di più di una bella sedia di fatto, ma interi popoli si erano scannati a vicenda per quel sedile e per chi era riuscito a sedervici. Era comodo e si vedeva bene tutto il cortile e ogni volto che puntava verso di me, con menti perplesse, sorprese e alcune irate.
Ognuno rimaneva praticamente per i fatti propri a discutere affari, ordini o recitare una parte in quel grande circo. Malgrado la diversità culturale era davvero identico ad un ricevimento roviano, anche se lì erano tutti seduti e aspettavano i segnali di Merus per fare qualsiasi cosa.
Ogni posto aveva una scodella piena di acqua fatta apposta per le abluzioni da fare prima dei pasti. Mi tolsi i guanti molto prudentemente e iniziai a lavarmi le mani come richiesto dal rito e come Sibilla mi aveva insegnato una sera di molto tempo prima.
Per gli Orissiani era un'azione più che naturale e lo facevano come un momento di condivisione ben più importante della stessa cena.
Era stato attivato un altoparlante: un piccolo raggio laser passava davanti alla bocca di Merus e leggeva le sue labbra riproducendo voce e parole del Vasilus.
"Benedetto ed eterno è l'Unico, poiché è il solo divino, il solo creatore e distruttore, il solo onnisciente e l'immensamente buono. Lo benediciamo perché ci ha benedetti con la vita e il cibo che abbiamo sulle nostre tavole. L'Unico lo benediciamo per ogni bene che ci dona, come un padre che dona ciò che ha ai suoi figli" disse Merus.
"Perché l'Unico è il padre amorevole di tutti" dicemmo insieme tutti noi.
A quel punto tutti poterono mangiare la carne del Paraetorium preparata secondo tutte le ricette ammesse nel mondo di Orissia.
La carne di quel animale è davvero deliziosa, specie per me che l'avevo abbattuto. Nessuno ne mangia più; l'ho reso illegale ormai, mi sono sempre sentito in colpa per aver ucciso quella creatura anche se, quella sera, compresi perché era stato necessario.
Perdonami Lettor ma se assaggi di questa incredibile creatura dopo il mio decreto, sono dieci anni di lavori e servizio civile obbligatorio e non retribuito oppure sette di prigione. Lo dovevo a quel Paraetorium.
"Ora possiamo mangiare- disse Merus- e credo che lo abbiamo davvero meritato."
Ero davvero imbarazzato nel vedermi su quel trono al centro di tutto, tutti a fissarmi e a valutarmi. Nel Padiglione dei Meli non mi ero mai sentito così osservato.
Notai i rubinetti che spuntavano su tutti i posti: ogni commensale aveva il suo rubinetto, quello sul posto di Merus era stato chiuso e sigillato. Uno dei servi pose una bella caraffa in pietra bianca e verde. Merus mi guardò pensando che non sapessi ciò che la sua mente mi aveva già spiegato.
"Oltre alla fontana centrale ci sono altre dodici piccole fontane quaggiù, in questo cortile. Tutte le fontane sono collegate ai rubinetti nei tavoli e da essi sgorga l'acqua più pura che tu possa bere in tutti i mondi tranne forse Terra. La fontana sotto questo tavolo è la più sacra, il Cuore di Orissia. Ne hai mai sentito parlare Caros Vandor?"
"Sì, eccellentissimo Merus- gli dissi- anche se so che non la posso vedere.... potrò raccontare di averla avuta davanti."
"Io mi sono lavato completamente nelle acque che sgorgano dal Cuore di Orissia il giorno in cui il mio eccelso padre, il Vasilus Orus, fu richiamato oltre la soglia della morte. Quando un uomo diventa Re dei Re di Orissia viene purificato nelle acque del Cuore di Orissia, posto al centro esatto della rete di canali che da qui vanno in tutto il pianeta. Solo i Lyriani possono bere l'acqua di questa fontana. Spero che tu non ti offenda; se tu fossi stato seduto su un altro tavolo avresti bevuto l'acqua come tutti. Ma di questa fontana solo i Lyriani possono bere" disse Merus.
"Tu non hai questo diritto- disse la principessa Arcilla- non sei un membro della nostra famiglia e su Orissia, uno come te, Caros Vandor, non potrebbe nemmeno entrare in questa città."
Era ostile, proprio come Sarinus, ma meno prudente.
"Uno come me?" chiesi facendo finta di non capire.
"Un meticcio" disse Sarinus dopo essersi versato un bicchiere di quella regale acqua.
Nessuno mi aveva mai fatto pesare o perlomeno notare quel fatto.
"Sì- dissi io versandomi un bicchiere- capisco. Padre Roviano e madre Orissiana. Non ho mai saputo molto della famiglia di mia madre."
Merus si prese un bicchiere di vino e fece un sospiro.
"I Murani- disse il Vasilus- una famiglia davvero potente e rispettata ai suoi tempi."
"Traditori ed estinti" disse Arcilla.
"Figlia- disse la regina- parla con rispetto."
"Di chi madre? Di una stirpe....."
"Di eroi- disse Sibilla con un tono forte- di saggi e leali shazi che hanno servito i nostri antenati per secoli salvando il Gran Reame più volte da veri nemici."
Ero sorpreso che Sibilla non me ne avesse parlato, credo che lo abbia capito dal mio sguardo.
"Grandi onori passati, prima che la loro ultima figlia fuggisse il suo dovere per diventare la donna di uno straniero" commentò la principessa.
"Figlie" ammonì Merus. Arcilla abbassò lo sguardo intimorita.
"Uno straniero?- disse Sibilla facendo capire che era diventata molto più spavalda del passato, almeno secondo i sui parenti- ho avuto il privilegio di conoscere Licario Vandor.... e ti assicuro sorella che era un uomo di grande onore.... degno figlio e padre di grandi sovrani....."
"Sibilla....." disse Merus.
"Il sangue dei Valeriani scorre puro nelle vene di Caros Vandor perché è figlio dei due grandi mondi nati dalle tribù di quel popolo....."
"Sibilla....."
"Ha tutto il diritto di sedere in questa tavola e meriterebbe anche di assaporare dal Cuore di Orissia."
"SI...billa!" disse Merus lanciando un'occhiata e un pensiero che mi fece pensare a Sileus in preda alla collera.
Sibilla abbassò lo sguardo.
Merus mi guardò e rifletté facendomi percepire qualcosa che mi sorprese.
"Se Caros Vandor lo desidera gli parlerò di questo.... ma in un'altra occasione" disse Merus.
"Ne sarei molto grato...... eccellentissimo Merus" dissi bevendo un altro sorso di acqua. Il grande sovrano non sapeva che la sua mente era il libro che stavo leggendo avidamente tra un boccone e l'altro. Ormai non facevo più caso ai servitori che passavano lungo tutte le tavolate ad osservare e annotare chissà cosa. O meglio io lo sapevo cosa, ma tu lo scoprirai più avanti Lettor.
"È vero che le donne di Rovia indossano raramente la gonna?" chiese la giovane principessa Pirella. Era poco più di una bambina in realtà, la madre le lanciò uno sguardo di ammonimento, ma una bella curiosità non era fastidiosa, in effetti mi fece scappare un sorriso.
"Ci sono molte mode su Rovia- dissi io- non abbiamo una vera e propria moda: ciascuno ha il suo modo di essere. Però indossiamo la nostra toga per simboleggiare il nostro rango o il ruolo da noi assunto nella nostra società."
"Sì questo me lo raccontano sempre gli ambasciatori e i mercanti di Rovia- disse Merus- anche Sibilla mi ha spiegato tutto questo. Lo capisco, anche qui ci sono diversi modi di vedere e vestire. Quando un popolo entra a far parte del Gran Reame esso mantiene e la sua forma e i suoi colori. Avvolte persino io non riconosco coloro che mi circondano."
"È vero che siete serviti da demoni chiamati...... legenari?" chiese ancora Pirella.
"Legionari sorella. Si dice legionari" disse Sibilla con un sorriso divertito e affettuoso. Mi aveva raccontato di Pirella, la sua cugina preferita, la sua sorellina più amata. Sibilla mi aveva avvertito che era molto curiosa.
"Loro non sono demoni altezza- dissi io- sono uomini, di carne e sangue come tutti noi."
"Si dice che siano sempre chiusi in un'armatura e che nessuno abbia mai visto il loro volto. È vero?" chiese ancora la principessa.
"Io non ne ho mai visto uno in effetti, indossano sempre i loro elmi che rendono impossibile vedere i loro occhi e i loro lineamenti...."
"Dicono che non hanno un'anima" disse Pirella che ormai induceva il riso alla sua famiglia tranne che in Merus e Sarinus.
Io mi ricordai di quella sera sulla Iupotor in cui i legionari vetusti mi avevano mostrato la santità della tenebra, ricordai il mio primo dialogo con il Magister Legionibus.
"Questa è una vera e propria menzogna- dissi con decisione e un tono basso- io ho visto l'anima dei legionari.... ti assicuro principessa.... ti assicuro che è un'anima forte, saggia e con una saggezza infinita. Non sono solo soldati, sono una famiglia unita e forte che difende i propri fratelli e hanno davvero molto da insegnare."
"Dei soldati avrebbero da insegnare qualcosa? A cosa servono se non ad uccidere?" chiese la principessa Lurea.
"Essi sono anche ingegneri, architetti, soccorritori, medici, mercanti, diplomatici, alcuni di loro diventano addirittura sacerdoti e agiscono sempre per difendere chi è più debole di loro. Il fatto che ubbidiscano a Rovia è dovuto al fatto che ci abitano dai suoi albori" non mi ero reso conto di quanto rispettassi i legionari.
"Chiunque comandi una simile potenza.... conquisterebbe la Galassia senza difficoltà" disse il sacerdote Gerus.
"A dire il vero con i legionari non è così semplice- dissi io- sono fedeli a chi comanda Rovia, ma giudicano gli ordini che ricevono e agiscono secondo i loro disegni e spesso non sono comprensibili neanche per chi li comanda."
"Come i disegni dei Re, Caros Vandor. Gradisci la carne?" chiese Merus.
"Molto eccellentissimo.... davvero forte questo sapore, il condimento è particolare" dissi continuando a bere acqua per dissetarmi. Il Vasilus fece un leggero sorriso, senza sapere che avevo percepito il suo piano per la serata. Merus Lyriano era un uomo dei suoi tempi, non c'è che dire.
"Prima che mia figlia ti faccia altre domande, Caros Vandor, te ne voglio porre una io" disse Sarinus.
Di nuovo mi faceva gelare il sangue nelle vene, ma non potevo non stare al gioco.
"Ti ascolto con attenzione" dissi io.
Sibilla aveva già assunto uno sguardo molto preoccupato, in effetti era tutta la sera che stava al gioco come me. Era l'unica che non potevo capire, l'unica con cui volessi davvero parlare, mi doveva delle spiegazioni.
"Come punite i traditori su Rovia?" chiese il principe del fuoco.
Non volevo rispondere, ero terrorizzato da quei pensieri. Merus notò qualcosa in me, mi ricomposi e risposi con apparente naturalezza.
"Chi commette tradimento- iniziai- è sempre dalla parte del torto. Chi tradisce il proprio coniuge perde tutto il suo patrimonio e metà dei suoi beni, chi tradisce la sua famiglia perde la sua eredità...."
"E chi tradisce il vostro re?" chiese Sarinus.
"Imperatore prego..... il titolo è Imperatore, non ci sono re su Rovia. Comunque chi compie un atto di tradimento contro l'Imperator e l'Imperium è esiliato dal mondo capitale vita natural durante, alla galera, ovvero un'astronave prigione o su un mondo carcere...... ai lavori forzati a vita" risposi.
"Non vengono messi a morte?" chiese il principe sorpreso.
"Durante la Repubblica la pena di morte esisteva proprio come nel Gran Reame. Sileus ha deciso e  fatto accettare molto tempo fa che l'Impero fosse guerriero.... ma non carnefice. L'Imperatore non voleva rischiare che un innocente fosse condannato per sbaglio" decisi di dare quella provocazione al Re dei Re di Orissia. Non potevo mandare giù tutto maledizione. Sarinus si stava agitando, ma io di più.
Quei due Lyriani mi stavano prendendo in giro e io non lo sopportavo più.
"La giustizia roviana è dunque imperfetta?" chiese Sarinus.
"Gli uomini sono imperfetti, principe. Un innocente può essere liberato dalla prigionia, ma non indietro dalla morte" gli dissi fissandolo dal alto trono.
"La giustizia del Re dei Re di Orissia è perfetta.... come ogni cosa in questa nazione" disse Sarinus  pieno di rabbia.
In quel momento diversi shazi vennero condotti accanto al tavolo dei sovrani, erano circa una dozzina degli uomini più potenti del Gran Reame.
Merus si alzò in piedi e alzò un calice d'acqua.
"Miei onorevoli sovrani- disse Merus- siete stati scelti per un incontro speciale. Ricevete quest'acqua, questa porzione del sangue di Orissia, che berrete con me ad onore del Gran Reame e del nostro ospite, il Coimperatore Caros Vandor. Versate!"
Gli eunuchi con tuniche nere distribuirono agli shazi dei calici mentre altri di loro si aggiravano con delle caraffe di pietra bianca piene di quella preziosissima acqua presa da un'altra delle numerose fontane del cortile.
Terrore e panico arrivavano da molti di quegli uomini.
"Grande Vasilus, l'Unico ti dia lunga vita e fortuna, perché concedi proprio a noi tale onore?" chiese uno degli shazi.
"Mi riferiscono che non avete bevuto acqua questa sera- disse il sovrano- risparmiando il prezioso sangue di Orissia avete reso un grande onore ad Orissia..... perciò ora Orissia onorerà voi! Bevete con me e con la mia famiglia."
In quel momento riconobbi il capitano Chibronte che entrava nel cortile alle spalle degli shazi allineati davanti ai Lyriani, accompagnato da un plotone dei Diecimila con le loro alabarde armate di fucili lec.
"Grande Vasilus, l'Unico ti dia lunga vita e vittoria, berremo con gioia dopo di te e i tuoi amati e nobilissimi parenti" disse un altro shazo la cui mente era in subbuglio.
"Berrò dopo di voi, nobili shazi. Bevete.... altrimenti mi offenderete."
Qualcuno degli shazi pensò ad un inganno, che il sovrano aveva capito qualcosa e tracannò il calice in onore del Vasilus.
Ad un cenno di Merus i soldati nelle pesanti armature dorate afferrarono gli shazi che non bevevano; li avrebbero costretti a bere con la forza.
"PIETÀ! GRANDE SOVRANO PIETÀ!" gridò uno degli shazi più giovani.
"Zitto idiota! ZITTO E BEVI!" un altro shazo aveva perso il controllo.
"Shazo Ben-Gumar- disse il Vasilus al giovane shazo- perché non vuoi bere l'acqua del mio palazzo?"
"È...... è avvelenata!" disse quel Ben-Gumar.
Merus bevve il calice ricevendo una sensazione di freschezza e soddisfazione.
"No! Il capitano Chibronte, membro della mia fedele guardia, ha fermato l'avvelenatore poco prima che ponesse quella fastidiosa capsula nella conduttura sotterranea. Ma tu, Ben-Gumar, come facevi a sapere che l'acqua doveva essere avvelenata? E perché non hai avvertito il tuo Vasilus?"
Non risposero, non dissero una sola parola; si erano resi conto che erano finiti ormai.
Alcuni piangevano, altri erano in collera, altri ancora rassegnati.
Merus avvicinò la sua coppa al tavolo, i Diecimila attivarono le loro armi e le puntarono contro le teste degli shazi.
Merus colpì forte il tavolo con la coppa. Una dozzina di spari. Dodici traditori a terra.
"Chibronte di Betelia- disse Merus ad alta voce- cammina su coloro che hai sconfitto e avvicinati."
Chibronte stava provando qualcosa di fortissimo: era pieno di emozioni perché vedeva davanti a sé il premio di una vita di lealtà e fatica.
Merus riempi di nuovo la sua coppa di acqua del Cuore di Orissia mentre Chibronte si prostrava sotto i gradini. Merus passò dietro al trono mentre tutti i suoi parenti si alzavano in piedi, anche io, rimanendo in disparte però. Sibilla teneva lo sguardo basso mentre tutti gli altri Lyriani mostravano grande soddisfazione.
"Ti benedico con quest'acqua sacra e pura- disse Merus versando l'acqua sul capo di Chibronte- che purifica tutte le impurità e le imperfezioni del passato. Dal nulla sei nato e io, Merus, Re dei Re di Orissia, che elevo chi voglio e precipito chi voglio, ti elevo oltre sopra i corpi degli indegni che hai abbattuto. Sei nato schiavo e oggi dico che sei Re e i figli di quei traditori che sono nati Re, da oggi sono schiavi."
I soldati dei Diecimila iniziarono a battere ritmicamente le alabarde al suolo. Uno degli eunuchi si avvicinò a Merus, prese la sua coppa e gli diede il grande scettro. Merus lo alzò e lo stese sul capo di Chibronte.
"Chibronte di Betelia, da ora sei il mio ministro della guerra e ti elevo. Per la mia autorità di Vasilus, Re dei Re di Orissia, e per volontà dell'Unico, potente e grandioso, io ti elevo al rango di Re- lo scettro toccò la testa di Chibronte che, per qualche momento, sentì il Canto della Creazione- shazo del Gran Reame."
Sarebbe stato uno spettacolo per me se non avessi avuto sotto gli occhi i dodici condannati.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora