A Emil dava fastidio che fumassi con loro. Diceva che ero troppo piccola per questo genere di cose, che dovevo pensare a giocare e studiare perché il fumo faceva male, e poi lo vedevo fumare anche più di me. Era un controsenso, non capivo perché lo facesse. Anche a Lily dava fastidio. Quando lo ha scoperto per poco non mi ha presa a schiaffi. Mi ha tirato i capelli, ha iniziato a dire che non dovevo, che se continuavo mi avrebbe uccisa lei prima del fumo. Non ha continuato solo perchè Emil è arrivato e l'ha portata via.
Non volevo smettere peró, quindi dopo quell'episodio ho iniziato a fumare di nascosto, non dovevo farmi vedere nè da Lily e nè dalla signora Vogt. Mi appoggiavano tutti, non era così male. Fumavo fuori, quando accompagnavo gli altri e comprare le sigarette. Non so da dove prendessero i soldi, credo li rubassero ai passanti, alla signora Vogt, o alle volte rubavano solamente le sigarette. Dopo un po' sembrava che se ne fosse fatta una ragione, ma lo vedevo dal suo sguardo che in un modo o nell'altro voleva farmela pagare. Provavo a non pensarci peró, continuavo come se niente fosse, proseguivo con la mia vita, avevo anche iniziato ad uscire dall'orfanotrofio. Aaron aveva ragione, non era così male fuori, non faceva paura. Mi obbligavano a mettere il cappello e a nascondere le mie orecchie, era raro vedere un elfo in giro e non potevano rischiare portandosi una ragazza con le orecchie a punta dietro. Avevo imparato in fretta, dopo le prime volte portavo sempre un cappello o una felpa con il cappuccio con me. Mi sentivo a disagio quando la gente mi fissava, così potevo semplicemente sparire.
Fuori dall'orfanotrofio era... normale. All'inizio non parlavo molto. C'erano troppi suoni, troppi rumori, non riuscivo a tenerli fuori, chiunque avrebbe capito che non ero un'umana. Mi sono abituata pian piano, e nel farlo ho iniziato a fumare di più. Mi distendeva i nervi, riuscivo a tenere i suoni superflui fuori più facilmente, ho anche imparato a concentrarmi solo su quelli interessanti. Gli altri non mi dicevano niente, hanno visto quanto stavo male i primi tempi, finché stavo bene non gli importava quante sigarette fumavo.
Oggi siamo usciti in sei, abbiamo preso tre pacchi di sigarette e ci siamo fermati fuori più tempo del previsto. Io e Weber siamo i più piccoli qui in mezzo, abbiamo 12 anni - beh, io li faró alla fine dell'anno in teoria - ma agli altri non sembra che dia fastidio, dicono che se da una parte è rischioso se manchiamo in molti, dall'altra è troppo divertente.
"C'è puzza di bruciato"
Lo dico e basta, guardandomi intorno confusa. Gli altri non la sentono, mi guardano confusa. È un odore diverso dal fumo di sigaretta, non è buono, posso quasi sentirlo mentre mi brucia in gola. Anche gli altri si fanno seri. Si fidano dei miei sensi piú di quanto non faccia io stessa.
"Torniamo a casa"
È Emil a parlare. Non parla molto, tutti dicono che il 'capo' tra di noi è Aaron, ma non é vero. Lui parla, parla tanto, non sa tenere la bocca chiusa ma nessuno ascolta quello che dice. Invece, Emil parla poco ma quando lo fa lo stiamo tutti a sentire. Non so quello che sta succedendo, con ogni probabilità non lo sanno nemmeno loro, ma qui è così. Ci preoccupiamo anche per la più piccola variazione di quello che ci sta intorno perché non possiamo sapere a cosa è dovuta.
"Emil..." mi avvicino a lui, ultimamente sono cresciuta, ora non sono più una bambina, ma resto sempre più bassa di lui. Gli tiro appena la maglia, aspetto che il suo sguardo si posi su di me "viene da lì. La strada che facciamo sempre per tornare"
Noto i suoi lineamenti irrigidirsi, stringe forte i pugni e prova a rimanere calmo. All'inizio non dice niente, ma lancia degli sguardi preoccupati agli altri, spera che non abbiano sentito.
"Se c'è un incendio lo vedremo prima" tutto qui. Si limita a dirmi questa frase quasi priva di senso, poi mi prende per mano e si mette in testa agli altri, affrettando il passo.Non passa molto tempo prima che vediamo il fumo. È forte, brucia agli occhi, li fa lacrimare. Weber dice che forse è perché i miei sono chiari, gli occhi chiari sono più sensibili di quelli scuri, Uter invece insiste che è perché sono un elfo ed ho i sensi più sensibili rispetto a loro. Aaron invece dice che entrambe le ipotesi sono giuste, ma se mi faccio visitare da un medico ne abbiamo la certezza. Non capisco se scherzi o meno, ma no, non ho intenzione di farmi studiare da uno sconosciuto.
"Merda!" Adelrune per poco non strilla, fermandosi di botto "è l'orfanotrofio"
Rimaniamo tutti lì impalati per un paio di secondi, non sapendo bene cosa fare.
"No" è Uter a parlare. Ci guarda tutti confuso "non puó essere" è una falsa speranza e lo sa anche lui, ma è semplicemente... impossibile. È la nostra casa, l'unico luogo dove possiamo andare. A nessuno importerebbe di un gruppo di ragazzini senza casa.
Emil e Adelrune ci lasciano indietro, accelerano il passo, vogliono esserne sicuri, vedere dove sono gli altri.
"Dobbiamo andare anche noi"
Continuo ad insistere con Aaron, che invece sembra essere irremovibile. Noi siamo i più piccoli, dobbiamo restare qui e lui ci porterá via nel caso Emil e Adelrune non tornassero indietro. È terrorizzato. Prova a non darlo a vedere ma è più rigido del solito. Siamo solo bambini, e la verità è che lui non sa dove portarci. Non ne ha la più pallida idea, ma proverà a farsi venire in mente qualcosa. Lo fa sempre. Non l'ho mai visto mostrare un solo segno di debolezza da quando lo conosco, ma ora gli viene difficile.
Emil e Adelrune tornano una ventina di minuti dopo, sono spaventati, confusi. Ci lanciano sguardi preoccupati, stanno trattenendo entrambi le lacrime.
"È distrutto. Tutto. Completamente distrutto"
Dopo averlo detto, Adelrune scoppia a piangere, stringendosi ad Aaron. Resto per un po' impalata a fissare tutti gli altri. Sembra un incubo. Riesco quasi ad immaginare di svegliarmi nel mio letto, sudata e spaventata e veder spuntare la faccia di Lily che mi chiede cosa c'è che non va. Ma non succede. Continuo a restare lì, la scena non va via, nonostante i miei sforzi.
"Lily..."
Lo dico con un filo di voce, lancio una sguardo ad Emil, voglio una conferma. Voglio vederla spuntare dietro di lui, sporca di fumo e con i capelli bruciacchiati che corre ad abbracciarmi. Sento gli occhi pizzicare, Emil mi sta fissando, cerca di pesare le parole, ma non ci riesce. Non riesce nemmeno a parlare. Le lacrime iniziano a scendere, prima lentamente, poi si fanno sempre più copiose, me ne rendo conto solo quando sto praticamente singhiozzando. Emil si avvicina a me e mi prende in braccio. Mi accarezza i capelli, lascia che mi aggrappi a lui, che nasconda la testa nell'incavo della sua spalla. Mi dice qualcosa, forse prova a consolarmi, forse parla con gli altri, non lo so. L'unica cosa che riesco a sentire è il battito accelerato del mio cuore. Provo a concentrarmi su di esso, provo a calmarmi, e forse ci riesco, o probabilmente le lacrime si placano solo perché mi addormento
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Diario di una Borderline
Fantasy"Sono completamente senza una storia. Come si dice da noi, ho vissuto per me stessa, cioè completamente sola..." Nala, un elfo. Appartiene ad un GDR, ma c'è tanto da dire su di lei... quindi eccola, la sua storia.